25 Aprile 2024
Italic

I servizi culturali nel paese del “come se”

È passato piuttosto sotto traccia il fatto che molte amministrazioni locali stiano recependo proprio in questi giorni il cosiddetto decreto Colosseo, promulgato in tutta fretta a settembre in seguito alla chiusura per alcune ore del Colosseo a causa di un’assemblea sindacale. Il decreto – qualcuno lo ricorderà – include tra i servizi pubblici essenziali (come la sanità, l’istruzione, i trasporti…), l’apertura al pubblico di musei e luoghi della cultura. Bella la frase del ministro Franceschini, di commento al decreto: “Anche le biblioteche sono servizi pubblici essenziali”. Clap clap! Applausi a scena aperta! Chi, tra coloro che amano la cultura, potrebbe essere contrario? Peccato che la legge abbia di fatto come unico effetto quello di limitare il diritto di sciopero o di assemblea dei lavoratori dei musei, biblioteche, archivi, ecc. ovvero, i primi ad avere a cuore il funzionamento e, soprattutto, il congruo finanziamento di quegli stessi servizi. Ecco qua un altro talloncino che si incastra perfettamente nella costruzione della più vera identità di quest’Italia sgangherata: il paese del “come se”, il paese in cui ai fatti si sostituiscono le affermazioni dei fatti. Si dichiarano servizi essenziali i servizi culturali, ma ci si guarda bene dal finanziarli adeguatamente, quanto sarebbe necessario per garantirli veramente a un livello dignitoso, e allo stesso tempo si chiude la bocca a quei pochi che, dal di dentro, sanno a che livelli di indecenza vengono mantenuti. Le biblioteche restino pure senza libri e con strumenti tecnologici obsoleti. I musei restino aperti, anche senza mostre e con personale sottopagato, disorganizzati e male illuminati. L’importante è che tutto sia sempre aperto, sempre di più. Se possibile anche dopo cena. Ma a costo zero. Se uno stanzone è chiuso, del resto, è più difficile fingere che sia una biblioteca o un museo. Verrebbe però da chiedere: sono essenziali i servizi culturali o sono essenziali gli stanzoni?

Martino Baldi

Martino Baldi è nato nel 1970 a Pistoia. Già giornalista televisivo, organizzatore culturale e scrittore, suoi testi poetici, narrativi e di critica sono presenti e dispersi in volumi, riviste e antologie in Italia e all'estero. È caporedattore della rivista "The FLR - The Florentine Literary Review". Lavora come bibliotecario alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia, per cui ha ideato e organizza il festival letterario "L'anno che verrà - i libri che leggeremo".