24 Aprile 2024
Words

Groenlandia: ambiente o miniere?

Si sa, quando c’è da decidere tra una cosa fatta bene e lo sfruttamento di un bene, quasi sempre la seconda ha la meglio sulla prima. Ci sono più interessi in Groenlandia di quanti ve ne siano in tutto il Mediterraneo.
Non capita spesso che le elezioni in un’isola di 56mila abitanti catturino l’attenzione del mondo e abbiano delle implicazioni geopolitiche così evidenti: è il caso del voto nella remota Groenlandia.
Le elezioni di ieri sono uno snodo fondamentale per capire se in futuro l’economia del paese sarà dominata dall’industria mineraria o continuerà a ruotare intorno alla (sempre meno remunerativa) pesca. La posta in gioco è seria: centinaia di posti di lavoro e miliardi di dollari garantiti (molti dei quali from China) ma anche forti rischi ambientali. I risultati ci raccontano una vittoria del partito che si oppone allo sviluppo delle miniere, che non è detto riesca a formare un nuovo governo.

Il paese è da anni di fronte al dilemma: vale la pena mettere a rischio l’ambiente per i sogni d’indipendenza e di arricchimento?
Già, perché il bilancio statale dell’isola, formalmente autonoma dalla Danimarca, dipende per metà dai sussidi danesi (circa 500 milioni di €/anno). Mentre non lontano c’è la Norvegia, che quando ha scoperto il petrolio a fine anni Sessanta ha visto il proprio PIL pro capite raddoppiare in meno di 20 anni. Rimane da chiedersi: è davvero preferibile l’“indipendenza” dalla Danimarca per una nuova “dipendenza” da grandi gruppi minerari stranieri? E quanta libertà garantirebbe lo sfruttamento di risorse che potrebbero esaurirsi già nel giro di tre decenni?

Dietro al voto c’è anche una sfida geopolitica: non era del tutto una boutade quando nel 2019 Trump disse di voler acquistare l’isola, perché sotto lo spesso ghiaccio della Groenlandia ci sarebbe l’Eldorado delle terre rare, con riserve da capogiro. Agli Usa, affamati di terre rare – (per l’high tech) – che al 90% produce Pechino, fa gola.
Ma c’è di più: Pechino vorrebbe aprire una Via della Seta Artica, possibile grazie allo scioglimento dei ghiacci. Dimezzerebbe i tempi di navigazione dall’Asia all’Europa e potrebbe diventare una delle principali arterie marittime mondiali, portando la Groenlandia a una nuova centralità strategica.
Proprio mentre la rivalità tra USA e Cina aumenta, ecco un nuovo potenziale terreno di scontro, scivoloso come il ghiaccio…

[a cura di ISPI]