Ucraina, in relazione alla storia polacca recente
Cosa si potrà proporre al popolo ucraino, una volta che il conflitto sarà concluso in senso positivo per l’Occidente?
Qui si apre una serie di questioni legate per analogia al processo storico polacco, passato nell’arco di quarant’anni dal post-comunismo a un governo attuale che propone l’aborto e sradica la cultura nazionale cattolica. https://europeanconservative.com/articles/news/polish-pm-punishes-his-own-mps-after-abortion-bill-fails/
L’agio materiale certamente serve al fiorire della società e della cultura, ma da solo non sarà sufficiente a far vivere e prosperare il nuovo regime ucraino. Oggi la Polonia sta disfacendo quanto realizzato anni fa da Duda e la secolarizzazione di quella società galoppa pericolosamente verso il nulla. Purtroppo sono lontani i tempi di Papa Giovanni Paolo II che seppe distruggere il regime comunista col messaggio di fede e senza usare le armi.
Nel visitare la Polonia nel 1979, Sua Santità sferrò (senza usare missili) un colpo mortale al regime comunista e all’impero sovietico. Non sappiamo se il Papa intendesse ottenere questo risultato politico più o meno direttamente o se pensasse a ciò che stava facendo in termini politici. Eppure i leader comunisti tremarono e usarono tutto il loro potere per dimostrare che il garbo ispirato del Papa non alterava la loro capacità di distribuire i beni della società, di promuovere, degradare e punire. Gli apparatchik polacchi speravano che il Papa, rispettando le regole del regime e senza fomentare rivolte, avrebbe indicato al popolo la via del rispetto dell’autorità.
I leader avevano tutto ciò che serviva per vincere la lotta politica. Ma subentrò il potere morbido e il Papa trascese la politica in quello scontro. Il politologo americano Joseph Nye definisce “soft power” la capacità di indirizzare il corso degli eventi alternando incentivi e disincentivi, un misto di attrazione e repulsione.
Oggi in Ucraina si prospettano da parte dell’Occidente una serie di messaggi positivi legati allo sradicamento della corruzione diffusa insieme ad altri valori dubbi (la bandiera arcobaleno…) impiegati come stendardo da chi esporta la democrazia in Oriente.
ln confronto alla vicenda ucraina, in Polonia il Papa partiva con un enorme vantaggio e lo sfruttò al massimo: era a capo dell’unica istituzione che rappresentava l’opposto dello stile di vita comunista che il popolo polacco odiava. Era un polacco, ma fuori dalla portata del regime; identificandosi con lui, i polacchi poterono liberarsi dai compromessi che avevano dovuto accettare vivendo sotto il comunismo. Ma se il Papa avesse esercitato duramente il potere, il regime sovietico polacco sarebbe affogato nel sangue. Il Papa portò semplicemente il popolo polacco ad abbandonare i suoi governanti affermando la reciproca solidarietà. I comunisti riuscirono a resistere come despoti ancora per un decennio. Ma come leader politici erano finiti. Il regime sovietico crollò nel 1989 e in quell’anno il soft power di chi protestava in piazza Tienanmen non conseguì i risultati sperati dagli studenti in rivolta. Il soft power a volte funziona e altre no. Dipende dal contesto.
Ma veniamo più direttamente al futuro dell’Ucraina. Nel 2004 l’opposizione riuscì laddove la rivolta soft cinese aveva fallito. Agli spettatori televisivi di tutto il mondo, la vista di mezzo milione di ucraini che bloccavano gli edifici governativi nella piazza centrale di Kiev per protestare contro un’elezione fraudolenta (sostenuta dalla Russia) parve il trionfo del puro soft power sulla politica.
Ma i segnali erano inequivocabili: la vittoria politica dell’opposizione comportò ben più che una serie di dimostrazioni spontanee con i giovani nelle strade. Le truppe ucraine non si mossero contro i manifestanti pro-democrazia. Tutti potevano intuire il perché di un simile comportamento: anche gli alti funzionari governativi ucraini avevano lasciato intendere alla folla che stavano dalla parte del popolo e della legalità.
L’invasione popolare, poi celebrata come Euromaidan, era stata organizzata con largo anticipo. Vi fu anche l’aiuto degli attivisti finanziati (indirettamente e parzialmente) dal governo statunitense tramite il National Endowment for Democracy. Il testo di riferimento è Angelo Codevilla, Political Warfare.
La svolta dell’Ucraina ad ovest nel 2004 è stata quindi il risultato di una serie di manovre puramente politiche che hanno dato forza alle preferenze “morbide” del popolo ucraino.
Considerato che la Polonia partiva da una situazione di rinascita democratica a forte base cattolica meno di quarant’anni fa e che oggi si compiace di essere un cinico avamposto militarizzato e pro-aborto, è facile immaginare che all’Ucraina post Zelensky servirà un lasso di tempo di gran lunga minore per obliterare le sue radici religiose e civili.
Il politologo americano John Mearsheimer ha scritto che le responsabilità della guerra attuale sono individuabili storicamente in modo preciso. Egli scrive: “William Burns, che ora è a capo della CIA, fu ambasciatore a Mosca ai tempi del vertice NATO di Bucarest dell’aprile 2008. In quella circostanza egli scrisse un promemoria al segretario di Stato Condoleezza Rice in cui descriveva il pensiero russo sull’inclusione dell’Ucraina nell’alleanza atlantica. ‘L’ingresso dell’Ucraina nella NATO è la più netta linea rossa per l’élite russa (e non solo per Putin). In più di due anni e mezzo di conversazioni che ho avuto con i principali attori russi, dai tirapiedi negli oscuri anditi del Cremlino ai più severi critici liberali di Putin, devo ancora trovare un solo individuo che consideri l’Ucraina nella NATO come qualcosa di diverso da una sfida diretta agli interessi russi… la NATO sarebbe vista… come una sfida strategica. La Russia di oggi risponderà. Le relazioni russo-ucraine entreranno in un periodo di profondo congelamento… si creerà un terreno fertile per l’ingerenza russa in Crimea e nell’Ucraina orientale'”. https://open.substack.com/pub/mearsheimer/p/who-caused-the-ukraine-war?utm_source=share&utm_medium=android&r=2knmae
Nella sua disamina il politologo Mearsheimer ricorda quel che spesso si dimentica non solo in Europa, dove la sapienza strategica è ai minimi, ma pure negli Stati Uniti. Negli anni di Clinton analisti e politici di lungo corso avevano espresso il loro diniego davanti all’espansione dell’alleanza. Tra i firmatari illustri: G. Kennan (democratico), teorico del “contenimento” dell’espansione russa agli inizi della Guerra Fredda, poi il Segretario alla Difesa di Clinton, W. Perry, e il capo del suo staff, Generale J. Shalikashvili. Tra gli altri firmatari: R. Gates (direttore CIA negli anni Ottanta) e R. McNamara (alto funzionario del Pentagono negli anni del Vietnam) oltre a intellettuali di elevata caratura come Richard Pipes, esperto di storia russa e già coordinatore del Team B della CIA. Questi, nonostante negli anni dell’amministrazione Reagan avesse detto chiaramente che i russi non si attenevano agli accordi sulla limitazione degli armamenti, firmò contro l’espansione dell’alleanza. Tale documento su https://www.armscontrol.org/act/1997-06/arms-control-today/opposition-nato-expansion
Però, oggi serve a poco dire “vi avevo avvisato”. Ora dopo due anni e mezzo di conflitto è necessario capire che l’Ucraina è spaccata in due pur all’interno della linea dei confini segnata a est da Stalin e Kruscev. Costoro, lasciando volutamente nell’est ucraino la popolazione russa, avevano predisposto una “pillola avvelenata”. La frattura religiosa e culturale non sarà ricomponibile. Siccome è poco chiaro come si svolgerà la lotta politica in futuro, sarebbe opportuno non ostentare le bandiere arcobaleno come si fece fuori dalle ambasciate americane in Afghanistan. E come si fa oggi in Ungheria…
Essa bandiera è il soft power che veicola oggi l’esportazione della democrazia e dei diritti umani verso Stati terzi. Certo questo è il male minore da preferirsi all’ateismo panrusso di Putin, ma si deve constatare che il vacuo mare magnum della globalizzazione indistinta tende a non considerare che, in certe aree del mondo, è ancora forte le specificità dei popoli, la loro religione e il loro carattere nazionale, ed è difficile che siano pronti a mollare in nome di un’idea “ricevuta” da altrove.
[la mappa è aggiornata al 4 settembre 2024 – fonte ISW-ISPI]