Schlein: quanto è necessario
Dunque: occorre predisporre «quanto è necessario» per compiere una determinata operazione: «E’ tempo di prepararci a governare». Elly Schlein ha dichiarato durante il Forum Ambrosetti a Cernobbio che occorre predisporre «quanto è necessario» per andare al governo di questo Paese. In definitiva: un programma, degli uomini e delle donne. Certo, ci vorrebbe un’ideale (una volta si diceva un’ideologia), una visione delle cose e dello stato delle cose; un’analisi e una proposta; una diagnosi e una terapia, una prognosi e una cura; un’analisi e una sintesi.
Il «quanto è necessario» è fatto, dunque, di tante cose. Si sta sempre più realizzando, dal punto di vista della strategia politica, la realizzazione di un “campo largo” multitasking e onniavvolgente. Ma il punto di vista della strategia politica può portare alla formazione di una coalizione (nella quale si scioglierebbe il campo largo) che poi andrebbe alle urne contro la coalizione di centro-destra che in questi anni – che vanno da Cutro a Sangiuliano – ha amministrato (nella concretezza) ma non ha avuto una visione: si sono perse le tracce di quella egemonia gramsciana – citata peraltro anche dal neoministro Giuli – che avrebbe dovuto virare verso Tolkien, Ennio Flaiano e Prezzolini…
Per cui il «prepariamoci» della Schlein sembrerebbe voler dire: «Approntiamo un apparato», qualsiasi cosa possa voler dire, oggi, la parola “apparato”. Il campo largo darebbe un riscontro numerico (voti tuoi, voti miei, voti suoi sommati) e sulla base di questi numeri occorrerebbe far nascere una sovrastruttura che comprenda un apparato concettuale declinabile poi nel diritto, nella politica, nella società civile, nell’economia nello stile di vita degli italiani, eccetera.
Ma, nelle cose, si parte sempre dall’analisi. E la Schlein può fare affidamento sui dati di fatto (soprattutto economici) che non sono certamente favorevoli al governo Meloni. Sulla base dei fatti, come ci insegna il filosofo Hilary Putnam, si possono innestare dei valori (che recano sempre in sé, comunque sia, un elemento di soggettività). Per cui se è vero che l’analisi è sempre obiettiva, è anche vero che la prognosi (e la terapia) hanno a che fare con elementi imponderabili, insondabili, individuali e incerti. La proposta – racchiusa in questo apparato concettuale scaturente dal campo largo, sulla base dei numeri – dovrà poi convincere gli elettori. Si dovrà a quel punto vedere quanta parte di soggettività (che sempre è insista nel voto complessivo degli italiani) possa essere intercettata dalla “soggettività propria” della proposta del centro-sinistra. E quanta parte dei dati di fatto (specie in un mondo di fake news) riesca a far breccia nelle convinzioni di un elettorato che si sente sempre più alla periferia di un Impero che non capisce, rispetto al quale non si riconosce, e rispetto al quale sente di non poter avere voce in capitolo.