19 Aprile 2024
Words

Trump: tra follie estere e impeachment

Trump produce gli scatti dell’animale che ferito a morte impazzisce e mena colpi rabbiosi e scomposti. Negli ultimi due giorni, per mano di Mike Pompeo, ha fatto infuriare la Cina per le dichiarazioni su Taiwan, l’ONU contro l’Iran e Cuba che (dopo le aperture di Obama) oggi pone tra gli stati canaglia che sostengono il terrorismo… Trump non dovrebbe scomparire solo dai social, ma proprio dal dibattito pubblico perché il suo virus è peggiore del Covid.

Per fortuna si procede con l’impeachment. “Incitamento all’insurrezione”, per aver istigato i propri sostenitori ad assaltare il Congresso contestando la certificazione della vittoria di Joe Biden: i dem hanno  presentato formalmente alla Camera l’unico articolo per l’impeachment di Donald Trump, il secondo dopo quello per l’Ucrainagate. Ma prima di metterlo ai voti fanno un ultimo tentativo con Mike Pence perché invochi il 25esimo emendamento per rimuovere il presidente. “Trump non dovrebbe essere in carica, punto”, ha tagliato corto in serata lo stesso Biden, mentre crescono gli allarmi dell’Fbi su nuove proteste nella capitale e in tutto il Paese in vista del giuramento del democratico, che nel frattempo ha completato la sua squadra scegliendo per la prima volta come capo della Cia un diplomatico di lungo corso come William Burns.

In un’altra giornata convulsa per la politica americana, i democratici hanno chiesto ai repubblicani il consenso di introdurre una mozione che spinge il vicepresidente a destituire immediatamente Trump, ma la loro opposizione ha indotto la speaker della Camera Nancy Pelosi a metterla ai voti domani in aula. Dopo la sua approvazione, Pence avrà 24 ore di tempo per rispondere. Il vicepresidente, che ha già preso le distanze da Trump e ha annunciato la sua partecipazione all’insediamento di Biden il 20 gennaio, ha fatto sapere che è disponibile a ricorrere al 25esimo emendamento solo nel caso il Commander in chief mostri ulteriori segni di instabilità. Ma per farlo ha bisogno anche della maggioranza del governo (otto ministri). Se poi il presidente si opponesse, alla Camera sarebbero necessari i due terzi dei voti per cacciarlo e non è detto che ci siano. Molti repubblicani preferirebbero una mozione di censura.

Se comunque Pence rispondesse picche, la Pelosi farebbe scattare subito la procedura di impeachment, con un voto atteso per metà settimana: la mozione è già stata firmata da 218 deputati dem, ossia la maggioranza semplice necessaria per approvare il provvedimento. Si fa largo poi l’ipotesi di inviare la trasmissione del capo di imputazione al Senato, e il relativo processo, dopo i primi 100 giorni dell’insediamento di Biden, per consentigli di incassare velocemente la conferma delle nomine di governo ed avviare la sua agenda. Un’opzione contestata da alcuni giuristi conservatori, per i quali si può ‘impicciare’ solo un presidente in carica. In ogni caso al Senato sarebbero necessari i due terzi dei voti: all’appello mancano 17 repubblicani e finora solo un paio hanno invitato Trump a dimettersi.

“La complicità dei repubblicani con Donald Trump mette in pericolo l’America”, ha denunciato Pelosi presentando l’articolo di impeachment che cita non solo il discorso incendiario del presidente ai suoi fan prima dell’assalto a Capitol Hill ma anche le sue false proclamazioni di vittoria e le pressioni in Georgia per ribaltare l’esito del voto in quello Stato. “Il presidente ha gravemente messo in pericolo gli Stati Uniti e le istituzioni”, recita il capo d’imputazione di quattro pagine.
“Ha minacciato l’integrità del sistema democratico e interferito con la pacifica transizione dei poteri. Ha quindi tradito la sua fiducia come presidente, con evidente danno al popolo americano”.

Silenziato dai social e tradito anche dal mondo del golf che ha annullato un torneo nel suo club in New Jersey, Trump ostenta un’agenda ‘normale’ che non sembra quella di un presidente a rischio rimozione: martedì vola in Texas per celebrare il suo muro al confine col Messico mentre alla Casa Bianca continua a dispensare Medaglie della libertà, la più alta onorificenza civile americana, ad amici, alleati e campioni sportivi. Ma resta altissimo il timore di proteste tra il 16 e il 20 gennaio in poi, in tutti i campidogli dei 50 Stati, da parte di organizzazioni di estrema destra come Boogaloo, stando all’allarme diramato dall’Fbi. Un gruppo armato intende andare a Washington domenica prossima e ha messo in guardia su una possibile rivolta nel caso il Congresso rimuovesse il presidente col 25/mo emendamento. La sindaca della capitale Muriel Bowser ha chiesto un rafforzamento della sicurezza ed entro fine settimana saranno dispiegati sino a 10 mila uomini della guardia nazionale, 15 mila invece il giorno del giuramento di Biden, quando Capitol Hill sarà come un fortino protetto anche da un’alta recinzione metallica.

 

[tratto da ANSA – di Claudio Salvalaggio]