Massimiliano Allegri ci tiene a qualificare la sua origine livornese: “A scuola andavo male: volevo fare il preside, non lo studente. Da giovane mi piaceva molto cazzeggiare, a Livorno siamo così. E mi piace ancora: non si può vivere solo di lavoro. Quando sento gente che dice che bisognerebbe lavorare 24 ore al giorno penso: poi ti si fonde il cervello, ti scoppia la testa e non hai ottenuto un bel niente”.
Credo si debba partire da qui, per capire cosa abbia fatto questo anarchico livornese, alla fine della finale di Coppa Italia che ha vinto con la Juventus per la quindicesima volta del club e per la sua quinta volta.
Non è follia, ma incoscienza. L’incoscienza che ti fa mettere i piedi su uno scoglio irto, pieno di alghe scivolose pur di tuffarti in mare. E nel caso della serata più folle della storia del calcio italiano, lo spirito anarchico di chi si sente libero di urlare in faccia alla casta arbitrale tutta la sopportazione di anni di attenzioni negative, libero di allontanare in malo modo la dirigenza che sa lo farà fuori di lì a poco (e che in realtà ha già deciso a inizio anno la sua sorte). E infine lo spirito ribelle di chi (come la maggioranza dei tifosi juventini intuisce) sa che ai piani alti del calcio nazionale la Juventus non è tenuta in considerazione e anzi, per qualcuno doveva essere punita per le azioni di Agnelli e della Superlega.
Max Allegri ha sopportato tutto, incamerando carbone ardente come una macchina a vapore. E mercoledì 15 maggio, allo stadio olimpico di Roma, dopo un arbitraggio che criticabile è dir poco da parte di Maresca e dopo una stagione a sopportare da solo il peso degli errori di tutti e le intemperanze dei tifosi, stanchi del brutto gioco, la locomotiva Allegri è partita a tutta velocità è ha fatto come la locomotiva della canzone di Francesco Guccini, ha sfondato il salotto buono della nobiltà del calcio, dell’ipocrisia mondana e italica del potere, di qualsiasi potere sotto cui si nascondono tutti coloro che rifiutano la semplicità. Non è un caso se il libro biografico-filosofico dell’allenatore più vincente d’Italia si intitoli E’ molto semplice.
C’è nel suo atteggiamento di quella serata che comunque lo ha visto vincere e raggiungere tutti gli obiettivi concordati a inizio anno con la società, il carattere del pirata. E ad Allegri si addice certamente la frase che De André volle in copertina del disco Le nuvole, attribuita al solitario pirata gentiluomo del diciottesimo secolo, Samuel Bellamy: “Io sono un principe libero e ho la stessa autorità di fare guerra al mondo intero, come chi ha cento navi in mare”
Purtroppo non è vero che tutto è semplice. Le situazioni sono sempre complesse, soprattutto fuori dal rettangolo di gioco del calcio. E così il pirata anarchico ha sbattuto il corto muso contro le convenzioni sociali, le ipocrisie diffuse, il marcio di certi “sportivi”. Del resto il suo ritorno alla Juve non è stata una grande intuizione. Il suo ciclo si era concluso già. Quella dirigenza juventina avrebbe dovuto tenersi Pirlo, oppure andare a cercare un nuovo allenatore. Così questi ultimi anni sono stati un patimento continuo, un lento sfaldarsi di autorevolezza. In questo si è consumata (causa ed effetto insieme) anche la indiretta battaglia familiare tra Andrea Agnelli e John Elkann.
Ma veniamo all’oggi. Attraverso le indiscrezioni fornite dalla pagina facebook di Juventino 100×100 proviamo a capire i retroscena della questione Juventus-Allegri.
Iniziano a emergere i primi dettagli di quella che è stata una giornata storica (17 maggio 2024 come il 17 maggio 2019, quando fu esonerato per la prima volta) che ha segnato il secondo addio di Massimiliano Allegri alla Juventus dopo 3 anni, 8 complessivi. Finisce in modo definitivo l’era Agnelli.
Un addio inevitabile quello del tecnico livornese, il club se non avesse fatto nulla avrebbe fatto la figura della società lassista che per più di 4 anni ci ha accompagnato nel post Marotta, le figure di Giuntoli e Scanavino sarebbero state svalutate (in primis davanti ai giocatori) con danni incalcolabili per i futuro nei rapporti interni e esterni. I due dirigenti – destinatari della plateale sceneggiata di Allegri di mercoledì durante la premiazione di Coppa Italia – avrebbero perso credibilità non per loro colpa.
Il club invece ha voluto difendere i propri dirigenti e il progetto di rilancio a loro legato, ha mandato un segnale forte (finalmente) dopo una catena di errori e di orrori gestionali ai quali abbiamo assistito dal 2018 in poi, che hanno trasformato la Juventus, dall’avere l’immagine di una società perfetta a un club allo sbando (basta leggere le intercettazioni telefoniche di alcuni vecchi dirigenti per rendersene conto).
Finalmente il club ha messo il punto, ha riportato la disciplina in casa Juve nei confronti degli elementi risultati fuori controllo. Ferrero e Scanavino hanno costruito un muro intorno a Giuntoli che ora dovrà cercare di lavorare sereno senza la pressione di una parte della società a lui avversa e che era legata alla precedente gestione. Fino ad ora, Giuntoli e Calvo sono stati messi nell’angolino per non infastidire chi si sentiva di dover comandare ancora. Può una società funzionare in questo modo? Si doveva arrivare a questo punto e il passaggio di consegne doveva arrivare a fine stagione, ma Allegri ha voluto – in qualche modo – con i suoi comportamenti anticipare i tempi.
Dal Comunicato molto freddo e duro della società avevamo capito che i dirigenti volevano intraprendere un certo percorso che era tutt’altro che amichevole dopo i fatti e i comportamenti a dir poco sopra le righe dell’allenatore post partita della finale di Coppa Italia.
CONSEGNATA LETTERA DI CONTESTAZIONE DISCIPLINRE
Salandin di Tuttosport, giornalista molto vicino a Max Allegri, svela che nel freddo colloquio di ieri avvenuto con l’amministratore delegato Maurizio Scanavino gli è stata consegnata una lettera di contestazione disciplinare. Potete leggere l’approfondimento (ben strutturato e esaustivo) stamani sull’edizione cartacea del quotidiano torinese.
IPOTESI DI LICENZIAMENTO DISCIPLINARE O TRATTATIVA?
Esistono vari tipi di licenziamento. Si andrà verso l’ipotesi di un licenziamento disciplinare? Per il giornalista di TS la società non notificherà un licenziamento per giusta causa ma è probabile, che in sede di trattativa, sarà fatto pesare il presunto danno d’immagine subito dalla Juventus, anche se non è così facile da provare però è abbastanza bizzarro e logico pensare che il teatrino dell’altra sera non agevoli la ricerca dello sponsor solo per fare un esempio, considerando che invece di parlare della bella vittoria, in tutto il Mondo sui social e sui tabloid (in particolare quelli inglesi) sono diventati popolari le immagini della sceneggiata di Allegri che caccia i suoi superiori (Giuntoli e Scanavino) dalla premiazione. Mai vista una scenata del genere nella storia del calcio non italiano ma mondiale.
IL DANNO D’IMMAGINE IN UN MOMENTO DELICATO
Più la notizia delle minacce a Vaciago (si è arrivati a un accordo amichevole che conviene molto a Allegri per come si sta mettendo la vicenda), l’aver sfasciato l’attrezzatura dell’agenzia La Presse. Tutti fatti che hanno gettato fango sull’immagine della Juventus, in un momento difficilissimo, prima con la shit storm della Superlega da parte di tutti i tifosi all’estero, poi i processi sportivi e ora quelli penali per via della precedente gestione sotto la Presidenza Agnelli, con il procedimento che dovrà tenersi a Roma dopo le indagini della Procura e che vede coinvolti tutti i vertici (Agnelli compreso) con accuse non leggere per gli amministratori di una società quotata in borsa.
E’ un momento difficile per l’immagine della Juventus e questo teatrino non è stato per nulla d’aiuto.
CONTENZIOSO LEGALE? ALLEGRI HA 5 GIORNI PER RISPONDERE
E’ difficile fare previsioni su come terminerà il rapporto tra Allegri e la Juventus ma ci sono i presupposti per un contenzioso legale (anche aspro) come avevamo previsto ieri. La situazione non è neanche così tranquilla: l’iter ora prevede che, entro il termine breve di 5 giorni lavorativi, i legali di Max dovranno presentare delle deduzioni difensive. In base anche alla linea difensiva di Allegri, la società deciderà il da farsi.
Ma la situazione è tutt’altro che serena e non è per nulla semplice prevederne gli esiti. Per Salandin questa contestazione disciplinare potrebbe costare diversi milioni a Max riguardo l’ultimo anno di contratto per danni d’immagine.
AGNELLI SANCISCE LA SPACCATURA CON IL CLUB?
Si va quindi allo scontro frontale e il tweet di Andrea Agnelli di ieri sera, in questo contesto di tensione e con il club che ha preso una direzione precisa , sancisce una ufficiale spaccatura all’interno della Proprietà su un tema molto caldo, considerando che giovedì scorso erano emersi rumors su tensioni all’interno della Famiglia per via di un dipendente (scelto dall’ex Presidente e pagato a peso d’oro con un contratto che ha pesato tanto sui bilanci della Juve, cosa mai successa prima per nessun allenatore) che, a Roma, ha dimostrato di non essere proprio così in controllo.
Non c’è stato nessun accordo tra le parti (Allegri e la Juventus) nonostante dei tentativi di mediazione e quel tweet è interpretato (da persone vicino alla Famiglia) come l’aver voluto andare palesemente contro la linea della Juventus e del club.
La speranza è Andrea (che è uno juventino vero) si riconcili con la Juventus e anche la vicenda Allegri possa risolversi in modo del tutto amichevole, per consentire al club stesso e all’allenatore di ripartire in modo sereno per nuovi traguardi, seppur da separati. Ma i presupposti emersi in queste ore non ci rendono ottimisti.