All posts by Roberto Veracini

Ho sempre pensato che Nicola Pineschi fosse un cantautore di grande talento, ma talmente autentico da risultare marginale nel panorama musicale attuale, sempre più appiattito e omologato nella logica del business e dell’artista finto, costruito a tavolino, secondo rigidi parametri aziendali, e lanciato in pasto al pubblico osannante come una vuota marionetta, eterodiretta. Funziona così, dicono. Ma non per tutti. Non per Nicola Pineschi, autore autentico fino all’osso, fino all’ultima goccia di sangue. E questa sua autenticità irrompe potente, trasgressiva, nella sua prima raccolta di poesie, “Aqvaraggia”. Qui Nicola PineschiRead More
“La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare” scrive Cees Nooteboom nel suo romanticissimo “Tumbas”, cercando – sulle tombe dei suoi scrittori – la loro essenza, che “resta invisibile”, perché “il lettore vede sulla tomba del suo poeta quel che non vede nessun altro”. Ci si potrebbe fermare qui, in questo viaggio incerto per luoghi oscuri e inaspettati, che caratterizza il mondo letterario di Nooteboom. Ma si va oltre, con Addio, in uno spazio senza tempo, dove è chiara solo laRead More

Posted On Giugno 23, 2020By Roberto VeraciniIn Culture Club

Mariolino Corso, ala sinistra

Mariolino Corso giocava la sua partita in un metro quadrato di campo e non correva. Da quell’avamposto scrutava l’orizzonte, cercando nell’aria il varco sottile, la crepa impercettibile nella postazione avversaria. La palla arrivava a lui come a un padrone naturale: coccolata, vezzeggiata, domata, sapeva ripartire quando lui voleva, infiltrarsi tra le schiere avversarie, offrirsi a piedi alieni, ancorché amici, per portare a compimento quell’insolita costruzione, recare il danno ambito, penetrare nella rete. Tuttavia la palla non sempre riusciva a separarsi da lui, perdeva di vista la mèta, naufragava nei meandriRead More

Posted On Aprile 28, 2020By Roberto VeraciniIn Sun

Giuseppe Conte, Non finirò di scrivere sul mare, Mondadori 2019

Non finirò di scrivere sul mare. Non finirò di cantare quello che c’è in lui di estatico quello che c’è in lui di abissale la sua vastità disumana senza pesantezza, senza un vero confine la sua aridità senza sete, senza spine le sue forme in perenne mutamento sottomesse alle nuvole, al vento e al cammino in cielo della luna. Non è solo il poema del mare quello che Giuseppe Yusuf Conte ha scritto con il suo ultimo libro di poesie, è anche il poema della vita sospesa, la vita perduta e ritrovata, perdizioneRead More
È un immagine cinematografica che ci appartiene quella che viene in mente leggendo “Un giorno che non c’era nessuno” di Nicola Berti. Un uomo solo che cammina, prende il treno, guarda la vita come si guarda una sconosciuta, si aggira invisibile nella città, tra le persone e le cose, che appaiono indistinte, un uomo–ponte che aspetta la piena (“Sono un ponte di questa città e aspetto la piena”), attento alle sfumature impercettibili della malinconia nel faticoso viaggio dell’esistenza. Un uomo che recita una parte, eppure vive davvero l’angoscia del suoRead More