20 Aprile 2024
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Brexit, il Regno Unito se ne va

Il Fatto Quotidiano: “Johnson usa il grimaldello della Brexit per prendere il posto di Cameron”, scrive da Londra Caterina Soffici parlando di “pugnalata alle spalle”. Il sindaco di Londra farà campagna contro il premier e per l’uscita dall’Ue. Johnson -scrive Soffici- è molto popolare tra i conservatori e i sondaggi (che al momento danno i pro e i contro la permanenza della Gran Bretagna nella Ue pari al 41%) hanno calcolato che il sindaco può essere davvero l’ago della bilancia, spostando il 15% dei consensi. Adesso la strada di Cameron si fa sempre più in salita, dopo che già 6 membri del suo governo (5 ministri e un sottosegretario) si sono schierati per la Brexit. Se davvero la Brexit dovesse vincere, le dimissioni di Cameron sono una mossa quasi scontata. E Johnson, il cui mandato di sindaco di Londra scade a maggio, pone la sua candidatura a succedere a Cameron. I due leader conservatori si conoscono da una vita, compagni di scuola a Eton, il prestigioso liceo dell’alta società britannica.

Su La Stampa: “Johnson contro Cameron, ‘Regno Unito fuori dalla Ue’”, “Il sindaco conservatore di Londra si schiera a favore delle Brexit, ‘Rischiamo di perdere sovranità’. Ignorato l’appello del premier”. Alessandra Rizzo, da Londra, riferisce che Johnson ha elogiato Cameron per il negoziato con l’Europa, ma ha spiegato: “Nessuno può realisticamente affermare che si tratti di una riforma fondamentale dell’Ue o del nostro rapporto con l’Ue”. Ha definito “tormentata” la sua decisione. 51 anni, ciclista appassionato. È una vera e propria celebrity: chi lo incontra lo chiama per nome e gli chiede un selfie. Nato a New York da famiglia privilegiata e cosmopolita, è stato giornalista, ha scritto libri e biografie, da ultimo quella su Churchill, suo eroe politico. Eletto sindaco di Londra per due volte, è molto conteso per la sua capacità di pescare voti al di là delle simpatie politiche.

Sul Corriere della Sera: “Brexit, il tradimento di Boris, ‘Con me per lasciare l’Europa’”, “Il sindaco della capitale in campo contro Cameron. Tories in ordine sparso”, scrive Fabio Cavalera. Il sindaco ha compiuto il grande passo, scrive Cavalera: vuole più garanzie a difesa della sovranità e del Parlamento nazionale. Dice: “L’Unione europea si sta sottraendo al giusto controllo democratico”. E’ sempre stato un convinto assertore delle porte aperte agli immigrati, all’Europa e al mondo. Ma ora spinge perché Londra se ne vada per un’altra strada, l’accordo con l’Ue non gli piace e alcuni suggeriscono che la sua “sterzata” sia dovuta all’intenzione di creare grattacapi a Cameron, indebolendolo per poi prenderne il posto.
Sulla stessa pagina, intervista all’imprenditore Flavio Briatore, che ha vissuto a Londra per 17 anni: “Londra città globale ma fa storia a sé. Vinceranno i no-Ue”.

Su La Repubblica: “Brexit, lotta nei Tories, Johnsono sfida Cameron, ‘Dico no all’Europa’”, “Il sindaco di Londra: ‘Troppi lacci nell’Ue’. Il premier: ‘Se andiamo via conteremo meno’”. E racconta “il personaggio” Enrico Franceschini: “L’ultima battaglia di Boris, il campione dei tabloid. Dopo la capitale ora vuole Downing Street”.
A pagina 7 il commento dello storico Niall Ferguson: “La tentazione di Enrico VIII, perché per noi britannici restare un’isola è impossibile”, “Londra può scegliere che forma dare al suo vincolo con il resto dell’Unione ma di certo non può separarsi e basta. Si aprirebbe un futuro di instabilità”. Alle pagine seguenti, l’economista Mariana Mazzucato, che insegna all’università del Sussex, dice, parlando della situazione di crisi europea: “’Mancano gli investimenti, crescita troppo fragile. Se Londra esce sarà imitata”, “I governi europei sono incapaci di trovare una strategia che porti sviluppo e reddito. E la finanza resta debole”, “Dopo l’accordo strappato da Cameron ogni Paese potrà fare lo stesso: le decisioni saranno ancora più lente”.