27 Aprile 2024
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I numeri dell’incidente ferroviario pugliese

Dal chilometro 44 al chilometro 56 intercorrono 12 chilometri per la precisione. In questi 12 chilometri si trovano le località di Andria e Corato in Puglia. In questi 12 chilometri 2 treni (l’ET1023 proveniente da Barletta e diretto a Bari e l’ET10,88 proveniente da Bari e diretto a Barletta) si sono scontrati alle 11,24 del 12 luglio 2016 a causa di un errore umano o di un fatto che poteva essere risolto a livello istituzionale, cioè politico.

Ma andiamo con ordine. 2 treni (l’ET 1023 e l’ET 1018) che hanno fra loro uno scarto numerico di 5 (1023-1018=5) si sono scontrati in uno spazio di 12 chilometri (e 12-5=7) e hanno causato, con il loro scontro, ben 27 vittime. Ma 27-7=20 e 20 è 2 con zero: cioè 2 sono i treni e uno zero è il capotreno che è stato il fattore umano scatenante di questa tragedia. Egli è uno zero perché si tratta di un elemento umano non prevedibile, in tutta questa vicenda, ma che nello stesso tempo (in quanto zero) è entrato in una vicenda di scambi, di andirivieni, di segnali emessi (o non emessi) da postazioni, da blocchi telefonici in quanto rappresentante del punto di incontro fra vicende e vicissitudini umane (o umanissime) e blocchi telefonici istituzionali o vicende di binari unici e di mancati lavori di potenziamento infrastrutturale.

Che cosa sia successo veramente in quella tragica mattina di luglio è ancora tutto da verificare e da rilevare. Che cosa effettivamente non sia successo è questione di numerologia (ecco il perché di tutti quei numeri all’inizio di quest’articolo). È questione di numerologia non perché si pensi a qualche forma magica di contaminazione fra reale e virtuale per cui le cose avvengono, come avrebbe voluto Pitagora di Samo, in virtù dell’influsso dei numeri sulle cose umane. Non per una forma di magia numerologica, naturalmente. Ma perché se prendiamo gli ultimi due numeri rimasti: il 2 e lo zero ci accorgiamo che 2 erano i treni e lo zero era il capotreno pugliese. Cioè ci sono due elementi da considerare in questa vicenda: uno umano e l’altro tecnologico, infrastrutturale, dovuto alla tecnica moderna. Infatti è vero che i due treni si sono scontrati ma è anche vero che c’è stato un uomo che ha causato lo schianto.

20 dunque era il nostro risultato finale: e 20 è la cifra del connubio fra tecnologia e uomo. Ma il frammezzo fra uomo e tecnologia è sempre la scienza. E la scienza è conoscenza. Io conosco qualcosa e grazie a questa conoscenza invento, progetto qualcosa. Dunque la tecnica è scatenata, progetta treni iperveloci o anche meno veloci. E l’uomo, d’altra parte, progetta anche la propria sete di conoscenza, che produce la scienza moderna. Insomma questa tragedia ha un punto di sutura che è quello nel quale la conoscenza va a diventare tecnica. La tecnica produce i treni (ET 1023 e ET 1018) mentre la sete di conoscenza dell’uomo produce la scienza da una parte e l’errore umano dall’altra. Infine errori umani e treni si incontrano nelle tragedie che sono frutto sia della tecnologia scatenata che della imperizia dell’uomo. Ma la sete di conoscenza ha braccia lunghe. E la tecnologia, del resto, non parla. Essa è inerte e risponde solo alle domande dell’uomo, esattamente come i computer.

Da una parte sta dunque la sete di conoscenza e dall’altra qualcosa che risponde alle esigenze dell’uomo. Ma numerologicamente parlando si ha che la prima di queste due tracce sia uno zero e la seconda un 2. Per cui conta di più la tecnologia. E siamo tutti dentro la stessa barca globalizzata dominata da comunicazione, tecnologia ed economia. Alla fine siamo dentro la stessa immarcescibile barca globalizzata che chiamiamo modernità liquida ma che potremmo anche chiamare modernità numerale.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.