27 Luglio 2024
Movie

Un padre, una figlia (Bacalaureat, Chr. Mungiu, ROM 2016)

Tra le vibrazioni e gli squilli di cellulari a cui nessuno risponde, una sorta di ossessivo e simbolico sottofondo sonoro, trascorrono le giornate ripetitive di un corpulento medico ospedaliero a Cluj, Romeo Aldea (Adrian Titieni), marito di una bibliotecaria depressa e nicotino-dipendente, e che ha come amante la giovane ex-insegnante di lingue di sua figlia Eliza (Lia Bugnar, bravissima), alle soglie della maturità. Lo sfondo è dunque la Romania contemporanea, quella dove le speranze del dopo Ceausescu e di coloro che erano andati via dal paese in quegli anni sembrano finite. Nulla è cambiato, sembra dirci lo sceneggiatore e regista Christian Mungiu (Palma d’Oro a Cannes 2007 con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni = 4 luni, 3 saptamani si 2 zile; fu aiuto in Train de vie, 1998). Questo tipo di prospettiva è politicamente pericolosa. Sicuramente le cose vanno meglio, ci vuol poco a capirlo. Ma date le altissime aspettative di rinascita che come è ovvio i cittadini nutrivano nello smantellamento del modello socialista reale la delusione è grande. E non pochi penseranno che in fondo si stava meglio prima… Pensiamo piuttosto alla profondità dei dissesti che quel tipo di regime autocratico, corrotto e illiberale ha prodotto nei decenni e andiamo avanti tornando al nostro film. Il tema delle corruzione pervasiva è del resto uno dei temi. Polizia, magistratura, ex-funzionari arricchiti, esprimono una continuità di vita pubblica per Mungiu. Ci avviciniamo qui al nucleo essenziale del suo lavoro, però, e che ne fa se non un “quasi capolavoro” (come lo ha definito Fofi), comunque un film di estremo interesse. Il premio ex-aequo come migliore regia a Cannes 2016 non è usurpato. E’ soprattutto il rapporto tra piano interiore e comportamenti quello che conta. La relazione tra un padre invadente e sua figlia (anche nel campo sentimentale), totalmente preso dalla necessità di proteggerla e dunque incapace di lasciarle spazi di libertà, che la accompagna ovunque, la riempie di attenzioni e raccomandazioni… Ma a tal punto scoraggiato dalla situazione del paese, e dalla mancanza di prospettive lavorative soddisfacenti per i più giovani, che il suo pensiero monomaniaco va al successo scolastico di Eliza per il suo “bacalaureat”: quello che sta per consentirle di recarsi a Cambridge per studiare psicologia grazie a una borsa di studio, purché raggiunga una certa media di voti. Ma il caso vuole che una mattina la ragazza si faccia scendere dall’auto paterna anziché dinanzi a scuola un po’ più lontano. Subirà un’aggressione, e un infortunio a un braccio, oltre a uno shock enorme. Questa situazione mette a repentaglio la sua partecipazione (o quantomeno la brillantezza del risultato) a quell’esame di maturità che tanto sta a cuore all’uomo (più che a ogni altro), e dal quale dipende la possibilità di ottenere a suo dire un futuro decoroso. Eliza è di suo molto brava ma deve dimostrarlo nell’occasione più importante della vita scolastica di ciascuno e senza la borsa di studio inglese è condannata a una vita grigia, simile a quella della madre bibliotecaria frustrata. Romeo è in fondo un uomo onesto, ma dinanzi a questo sviluppo degli eventi prende una decisione. Il suo codice morale così viene meno. Non si tratta di una contraddizione, ma piuttosto di una presa d’atto di un contesto, definitivamente disvelata dalla sua vicenda privata: le sue virtù private cedono il passo ai vizi pubblici. Anche la scoperta da parte di Eliza, e il modo in cui essa avviene, che suo padre è un adultero, rappresenta un momento essenziale dell’intreccio.

Atmosfere cupe, montaggio che oscilla tra squallidi interni, di appartamenti, ospedali, uffici di polizia, autovetture. Esterni fatti solo di caseggiati. Non un paesaggio arioso, non un raggio di sole. Il lieto fine è solo apparente: la fotografia del gruppo di classe, a fine anno, presa da Romeo (che cerca un modo per riacquistare una serenità che dipende soprattutto da quella di sua figlia, alla quale sembra ormai lasciare libertà di decisione su dove frequentare l’università) vede Eliza fare molta fatica a sorridere.

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.