27 Luglio 2024
Movie

(VINTAGE) F. Ozon, Nella casa (Dans la maison), Francia 2013

Claude (Ernst Umhauer), un adolescente sicuro di sé e dotato di talento per lo studio sorprende il suo professore di letteratura francese, Germain, trasformando un semplice compito a casa su cosa fosse successo nel week-end, in un racconto a puntate (ogni consegna è chiusa da un intrigante à suivre…). Oggetto dello scritto, la cui morbosità Claude non fa niente per nascondere, è la famiglia medio-borghese e rozza di Rapha iunior, un suo compagno di classe, scelto non senza una punta di disprezzo per la sua apparente “normalità”. Nella sua casa Claude riesce a introdursi progressivamente aiutando l’amico nello studio della matematica. La madre di Rapha (una sfiorita Emanuelle Seigner) lo attrae, il profumo di lei, in particolare. Germain (Fabrice Luchini) condivide con la moglie (un’avvenente Kristin Scott Thomas) lo sviluppo della storia raccontatagli, al punto che essa diventa il principale oggetto delle loro conversazioni, che sono quelle di una coppia che ha poco d’altro da dirsi. Fra lo studente e il professore si crea anche un legame forte: il ragazzo tiene conto dei suggerimenti tecnici del docente, allo stesso tempo coinvolgendolo nella storia con una abilità spudorata e in qualche modo sinistra, che conduce l’intreccio sino al confine, mai peraltro superato, col thriller.

L’architettura del film di François Ozon (già autore di Amanti criminali, 1999; Otto donne e un mistero, 2002; Il tempo che resta, 2005) è molto articolata sul piano tematico, analizzando aspetti quali: la letteratura, il rapporto tra realtà e immaginazione applicato alla scrittura, la curiosità come motore della narrativa (elemento che fuoriesce nel modo più vistoso nella brutta scena conclusiva), la sociologia familiare, le frustrazioni della vita di coppia, le pulsioni e le fantasie sessuali nell’età dell’adolescenza, la critica del mondo pseudo-intellettuale. Persino troppa carne al fuoco. Al di là di alcuni elementi dell’intreccio non privi di suggestione e di una indubbia capacità di tener desta l’attenzione dello spettatore, nel complesso il film non merita un giudizio positivo, anzi, esso risulta per più versi banale e superficiale. Scomodare, come si è fatto su base formale, Hitchcock da un lato e Woody Allen dall’altro (Germain-Luchini si materializza talvolta come osservatore visibile-invisibile di ciò che sta pensando, quando Claude agisce o racconta di agire nella casa: ma la credibile leggerezza di Allen è lontana molte miglia) è francamente molto benevolo. Il voyeurismo torbido e, d’altro canto, le pudiche scene di seduzione che vedono protagonista Claude, sono costruite in modo poco convincente, quasi goffo. In modo analogo, la sceneggiatura non è sempre all’altezza e fa a tratti venire in mente (pur nella antinomia dello stile e delle ambientazioni, lontanissimo da quelle caserecce della cinematografia della provincia italiana) le iniziazioni sessuali di vecchi film che dettero notorietà a Salvatore Samperi o del cinema-trash degli anni ’70.

Il lavoro di Ozon riadatta un testo del drammaturgo spagnolo Juan Mayorga, Il ragazzo dell’ultimo banco. [RECENSIONE DEL 29.04.2013]

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.