27 Luglio 2024
Words

Addio a Marco Giaconi

Rideva. Anzi sogghignava col sorriso da schiaffi e l’occhio vispo che la sapeva lunga. Era capace di feroce ironia, ma amava che tra amici non ci fossero discussioni o screzi. Era una persona buona e affettuosa. Ed era generoso. Generoso materialmente e umanamente. Amava i taxi e i tassisti, con i quali azzardava sempre discorsi di politica.
Potevo essere ad Amman, a Gerusalemme o a Berlino, lui mi indicava sempre un ottimo ristorante dove andare a cena. Ogni volta che chiudeva la sua telefonata mi diceva, con voce lenta: divertiti!
Marco Giaconi aveva manie di grandezza ed era un maestoso egocentrico, ma la sua cultura era veramente sconfinata: poteva parlare con assoluta autorevolezza di Joni Mitchell e Wittgenstein, di Gheddafi e Dino Risi, della politica dell’ENI e di calcio. Normalista, ebbe con l’università della sua città e con alcuni suoi maestri un rapporto conflittuale e in parte doloroso. Laureato con una tesi su Peirce fu poi indottrinato all’Istituto di Fiesole. Mentre nel sacro fuoco dell’Università di Zurigo investì un quinquennio di ricerca. Riconobbe in Giovanni Sartori e in Francesco Cossiga due maestri di risorse storiche e di retroscena politici. Era nato a Pisa nel 1954, figlio di una nobildonna degli Alonzi e di un padre, sarto di rara maestria. Insofferente verso l’individualismo libertario e fautore dello stato forte aveva simpatie per la vecchia sinistra riformista della prima Repubblica e per una destra comunitarista, ma non era collocabile in nessuno schieramento politico. In fondo era un uomo libero e fuori dagli schemi.

Ha coltivato nel corso di alcuni decenni una competenza di analisi militare a strategica che faceva impallidire per la vastità di conoscenze che assemblava tramite i report degli uomini sul campo e attraverso le più svariate fonti delle varie intelligence internazionali: sapeva dove andare a cercare e inseriva nelle sue analisi sempre qualcosa in più degli altri, dando così il segno della sua erudizione, che serviva a ministri e al governo a capire le sfumature di un Paese o di una questione geopolitica.
Era stato direttore di ricerca del Centro Militare di Studi Strategici di Roma e attualmente era docente allo IASSP – Istituto di Alti Studi Strategici e Politici di Milano. Coltivava rapporti con ex-generali di gran carriera e con giovani studiosi che chiedevano di fare tesi specialistiche e di dottorato insieme a lui. Per anni ha scritto periodicamente sulla rivista Affari Esteri, al fianco di ministri e presidenti della Repubblica.

Aveva in uggia gli economisti e i “bravi” della finanza internazionale, poiché riteneva dovesse essere la politica a governare i processi mondiali. Fu il primo (qui su alleo.it) a smascherare certi affari di alcune ONG nel Mediterraneo (notizie e fatti poi accertati anche dalla magistratura italiana, e riconosciuti dalla Commissione europea). Riteneva che in tempi così incerti occorresse difendere comunque l’interesse nazionale, il sistema Italia, le imprese, anche e soprattutto attraverso la politica estera.

Quanto era invadente nelle sue telefonate quotidiane – non una, non due, almeno tre al giorno -, tanto era cauto di persona. Mi chiamava sempre alle 13:15, quando stavo per cominciare a pranzare. Se però pranzavo alle 14, lui chiamava alle 14: aveva la dote di indovinare rabdomanticamente il momento meno opportuno per chiamare. A cena mangiava poco, ma faceva onore all’alcol.
Era il re degli antipatici ed è per questo che andavamo perfettamente d’accordo.
Quando si animava parlando di qualche episodio di “politichetta italica” diceva dei politici in carica: “capiscono meno del cavallo del mio autista”. Era un vecchio snob.

Marco Giaconi ha scritto su questo magazine culturale per oltre un decennio. Era la cifra di alleo.it e con la sua scomparsa si perde il motore di questa nostra testata basata su tanti suoi approfondimenti.
alleo.it è stata la sua casa. Qui sopra ha scritto di tantissimi argomenti con un’assiduità, una dedizione e una fedeltà che commuovono. Potevi non essere d’accordo con certe sue conclusioni, ma le sue analisi erano sempre piene di spunti di riflessione.
Sono due giorni che rimando questo articolo perché non avrei mai voluto scriverlo. Un abbraccio caro Marco, divertiti.

[Invito tutti coloro che lo hanno conosciuto e che hanno un ricordo di Marco a scriverci qui: alleo@alleo.it]