27 Luglio 2024
Words

Gli appunti segreti di Bin Laden

Da ormai cinque anni sul sito del DNI (Director of National Intelligence) è pubblica una selezione di materiali estratti dalla biblioteca di Bin Laden in seguito alla sua eliminazione (2 maggio 2011). I documenti rilasciati sono in totale 470mila e partono, nell’ordine di esposizione online, con 49 atti di ‘cancelleria’ – lettere, missive, report – e un altro blocco di 113 testi anch’essi a tema ideologico e mediatico. Meritano qualche attenzione due considerazioni sul Maghreb e specialmente sull’Algeria con una nota sulle presenze marocchine (con precisione: tra 18 e 22 arrivi per il jihad algerino, oltre a 4 rimasti nel deserto per unirsi a rivolte saheliane). Mentre invece in una delle più vecchie tranche rese disponibili (2015) attira l’attenzione un brogliaccio di due cartelle sull’economia tedesca che si aggancia all’estremo occidente arabo. Bin Laden aveva annotato (traduzione mia, AB):

“La Germania è considerata il più grande esportatore mondiale. Nel 2008, essa ha esportato merci per un valore di 955 miliardi di euro (al 1° gennaio 2008 il tasso di cambio era di 1 euro a 1,5 dollari USA, 955 euro pari a circa 1385 dollari USA). Il 40% della sua economia e un terzo della sua occupazione è collegata all’esportazione. La divisione automotive è considerata la più importante e rappresenta la maggior parte delle esportazioni (17% nel 2008). La Germania è considerata il motore economico dell’Europa. Essa ha sofferto per le crisi economiche quando le sue vendite all’estero sono regredite e gli esperti di economia dicono che regredirà quest’anno con una percentuale del 15%. La speranza che il mercato arabo compensi il calo delle vendite in alcuni mercati importanti, quindi, la fa concentrare su alcuni Paesi che intendono investire grandi somme, come ad esempio: l’Algeria, dove ha deciso di investire 150 miliardi di dollari fino al 2014; l’Arabia Saudita dove intende investire 100 miliardi di dollari; oltre alla Libia; e si aspira anche all’Iraq e in particolare alla zona nord, con Erbril.
Nella sua ultima visita in Iraq, ha detto l’ex ministro dell’economia tedesco, le condizioni di sicurezza sono migliorate in tutto il Paese, e non solo nel nord, e così ha voluto incoraggiare l’investitore tedesco. Il Qatar, ad esempio, importa prodotti tedeschi più del Marocco nonostante la sua popolazione sia pari solo al 5% della popolazione del Marocco. Boicottare l’automobile tedesca importa in primo luogo un danno per il settore automobilistico e con esso anche di altre aziende, come la BASF, la più grande azienda chimica del mondo, oltre all’industria siderurgica, entrambi settori importanti in Germania. Il boicottaggio dell’automotive tedesca comporterà la perdita di posti di lavoro, la carenza di entrate fiscali per il governo e altri danni, e questa è l’intenzione del rosario: le aziende sono interconnesse il loro destino alla fine del viaggio è soltanto una speranza da effetto domino. Nel caso ci fosse una richiesta di boicottaggio della merce tedesca, è meglio avere un sostituto della loro tecnologia, e questo potrebbe essere giapponese o sudcoreano. Primo: il Giappone ha una tecnologia per coprire i bisogni di quanti vogliono fare a meno delle merci tedesche. Secondo: esso sta attraversando una crisi distruttiva e feroce, questo potrebbe essere un chiaro messaggio per quel Paese se fosse in grado di coglierlo. Ma il mio è solo un suggerimento perché non so nulla del Giappone”.

A contorno di queste considerazioni globaliste, troviamo anche una lettera al popolo arabo sul cambiamento climatico. Sul sito del DNI, poi, sono state accorpate alla voce ‘Documenti governativi U.S. pubblicamente disponibili’ ben 75 articoli. Si va da un manualetto per marines con istruzioni per combattere la guerriglia, risalente al 1990, fino ai report di servizio ricerca per il Congresso americano del 2007, passando per i vari elaborati dell’Agenzia atomica internazionale contro la proliferazione nucleare rispettivamente in Siria e in Iran. A segno di quanto la lettura di una mente nemica sia il più delle volte un’attività di passaggio attraverso lo specchio e di ricomposizione linguistica, osserviamo che Bin Laden conservava anche un articolo del luglio 2008 edito dalla Naval Postgraduate School sulla rivista Strategic insight su al-Qaeda in Turchia e l’internazionalizzazione del jihadismo uzbeko.
In un altro ripiano della biblioteca ricomposta dal DNI, troviamo 39 voci di ‘libri in inglese’ tra i quali spiccano per ampiezza enciclopedica una storia della presenza araba in Spagna e un volume stampato a Oxford di Townshend (non Townshed, come sul sito) sulle guerre in Inghilterra. Non manca l’ermetismo con il libro per la decifrazione dei simboli di Manly Hall, stampato a San Francisco nel 1928 col titolo altisonante Gli insegnamenti segreti di tutte le età. Troviamo quindi un tomo scritto dal giornalista Michael Ruppert, il quale fa opera di divinazione e raccoglie retroscena per argomentare la fine degli USA con la conclusione dell’età del petrolio (Crossing the Rubicon). La maggior parte di questi volumi è a disposizione del lettore online in formato pdf direttamente sul sito della CIA.
In un altro contenitore virtuale, questo di 35 unità, sono stati poi inseriti i testi estremisti. Colpisce ma non troppo vedere che una pubblicazione della rivista Khalifah abbia per titolo il conio di Huntington: The inevitability of clash of civilization che nell’edizione inglese reperibile online dedica ben 3 pagine su 60 al tema del as-sira’ a ul-fikri o ‘battaglia intellettuale tra civiltà’. Ancora più interessante la scatola successiva dell’archivio, con ben 19 pezzi sulla Francia di cui uno, che stando al sito del DNI non è di chiara origine (che non si legga bene il titolo?) tematizza la disuguaglianza salariale in quel Paese. Colpisce che solo 2 articoli di questa scatola riguardino il nucleare e lo smaltimento delle sue scorie: per il resto sono letture ad ampio raggio (e recentissime, vedi per esempio l’articolo per il National Bureau of Economic Congress del 2010 di Douglas Irwin del Darmouth College, New Hampshire, dal titolo Did France cause the Great depression?).

Altra scatola: 33 elementi catalogati come ‘media’, tra i quali però si ritrova un saggio e per giunta di un italiano, Giuseppe-Joseph Gagliano (che non mi risulta sia stato tradotto in inglese anche se il sito del DNI traslittera il titolo in inglese: An Introduction to Unconventional Warfare del 2007 con la collana degli Studi strategico-politici della New Press). Per finire abbiamo la scatola con 11 testi religiosi – chiaramente con i riferimenti sunniti di Bin Laden come Sahih Muslim – un’altra con 40 articoli di approfondimento geopolitico, una con 30 libri di programmi informatici, quindi una miscellanea – 13 elementi tra mappe e annunci del bizzarro Intelligence summit di John Loftus – e una che il sito del DNI collega, più che a Bin Laden, al suo entourage – dove si va dai libri d’arte e di calligrafia araba fino ai videogiochi Delta Force Extreme II, passando per un manuale anti-suicidio e, più interessante, un’antologia (‘published work sample’ sintetizza il DNI) di un linguista arabo, tale Fayeq S. Oweiss che avrebbe lavorato per Google tra 2011 e 2018 stando a quanto tuttora dichiara la sua pagina Linkedin.

Al netto delle curiosità e delle bizzarrie, enfatizzate dalla natura necessariamente frammentaria dell’esposizione del DNI, tutti questi documenti non fanno che confermare due vecchie verità che circolano sulle biblioteche, o librerie private a seconda di come si preferisce chiamarle.
La prima è che non necessariamente i testi raccolti sono quelli che il proprietario leggeva, o usava, più spesso. Valga come esempio luminoso, sul piano intellettuale, l’esperienza di Spinoza: la sua biblioteca per come ci è arrivata catalogata riporta libri che fondamentalmente con la sua esperienza di scrittura e riflessione hanno molto poco a che vedere.
La seconda considerazione è anche quella più lieve. A un ospite che gli chiedeva visitando casa se veramente il saggio avesse letto tutti quei libri, il proprietario rispondeva onestamente “no, molti di più”.

Riferimenti

La pagina del DNI dedicata al tema
https://www.dni.gov/index.php/features/bin-laden-s-bookshelf

Per il Maghreb
Marco Giaconi, La crisi in Algeria e il modello delle ‘primavere arabe’, in “Africana” 2019, pp.101-104
https://web.archive.org/web/20110107212429/http://www.wikileaks.ch/cable/2007/12/07ALGIERS1806.html

Per il jihadismo uzbeko
http://edocs.nps.edu/npspubs/institutional/newsletters/strategic%20insight/2008/steinbergJul08.pdf

Una pubblicazione estremista
http://www.khilafah.com/images/images/PDF/Books/clashcivi.pdf

Una pubblicazione ermetica
https://www.nber.org/system/files/working_papers/w16350/w16350.pdf

Per la Francia e la Grande Depressione
https://eh.net/eha/wp-content/uploads/2013/11/Irwin.pdf

Sul linguista Oweis
https://www.bloomberg.com/news/articles/2015-05-20/google-linguist-s-works-found-on-bin-laden-compound-reading-list
https://www.linkedin.com/in/fayeqoweis

Sulla biblioteca di Spinoza
https://www.quodlibet.it/libro/9788886570688