Giorni fa l’americana Bloomberg Business Week ha anticipato un editoriale sul numero uscente intitolato “The EU Is Looking Like Europe’s Next Failed Empire”—pressapoco, “L’Ue ha sempre più la faccia del prossimo impero europeo fallito”. Oltre al titolo ad effetto, la nota propone anche i riferimenti d’obbligo all’Impero austro-ungarico. La Bloomberg è stata—finora—la più accanita sostenitrice delle tesi anti-Brexit tra le grandi testate economiche Usa. Alla vista però della diplomazia dei pesci in faccia alla Premier inglese la settimana scorsa a Salisburgo, pare cominci a porsi delle domande. Arriva tardi. Forbes
Read More La filosofia politica europea ama molto la definizione di “Stato” che parte dal presunto “monopolio della violenza fisica legittima” di Weber, anche se la parola “legittima” rende la definizione sostanzialmente circolare: è legittimato alla violenza chi ha la maggiore capacità di praticarla. Il concetto è comunque coerente con la tradizione continentale di Stati autocratici e altamente centralizzati. Spiega anche la forte resistenza europea al possesso privato delle armi da fuoco, nonché le obiezioni all’idea che possa esistere un “diritto” all’autodifesa da parte dei cittadini. Al di fuori della bolla culturale
Read More Ora che pare superata l’epoca dei tassi d’interesse negativi—quando si pagava la banca per custodire i soldi, anziché il più tradizionale uso contrario, con la banca che paga per averli—torna la campagna di molti Stati a favore della “cashless society”, l’abbandono dell’utilizzo dei contanti. Il vantaggio per i governi scannati è evidente. I soldi contanti sono difficilmente tracciabili e possono pertanto indurre in peccati, sia fiscali che morali. I soldi “fisici” si prestano all’evasione e agevolano i traffici criminali. Oltre ad allungarli brevi manu alle babysitter o agli spacciatori, sono
Read More È articolo di fede tra le mamme che i piccoli non debbano bere il caffè perché “blocca la crescita”. Malgrado manchi tuttora una base scientifica alla credenza, l’idea era molto radicata anche tra i gerarchi e i vertici del Nazismo: il buon Nazista infatti prendeva solo il decaf. L’associazione tra il partito e il decaffeinato era talmente forte che nel 1933 Ludwig Roselius, il padrone della principale casa produttrice—la Kaffee Handels Aktiengesellschaft, meglio noto come Kaffee HAG—trovò opportuno annunciare pubblicamente che “Chiunque beva HAG è importante per noi. L’affiliazione politica o
Read More Qualche tempo fa il Presidente americano Donald Trump ha offeso una serie di paesi africani e sudamericani chiamandoli shitholes—”buchi di merda”, per quanto la stampa italiana abbia preferito traduzioni leggermente più colte, legando il termine “dottamente” alle toilettes. L’episodio fa pendant con un’altra occasione quando l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, illustrando la superiorità culturale e religiosa dell’Occidente, ha candidamente spiegato che: “Non ci sono italiani che emigrano in Pakistan”. In entrambi i casi le persone serie hanno strillato come delle aquile—e la gente per strada e nei bar ha fatto spallucce,
Read More Il filosofo tedesco Theodor Adorno, esule negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra mondiale, chiamava il Paese scherzosamente gli “Statistici Uniti” per via dell’ossessiva raccolta, analisi e utilizzo dei dati numerici che lì si praticava—e si pratica tuttora. Il rito statistico americano si rinnova ciclicamente con un calendario decennale che ricorda quello sacrificale dei Maya per la serietà con cui viene preso. Mancano due anni al primo aprile del 2020, la data in cui lo US Census Bureau “scatterà” la prossima immagine statistica del Paese, ed è già guerra campale su
Read More Le crisi americane del momento sono più politiche e “Trumpiane” che economiche, dove l’ansia crescente è invece legata principalmente al timore che possa finire un lungo periodo di marcati rialzi in borsa. Però, anche se i soldi ci sono, qualcosa di importante e non facilmente spiegabile sta succedendo negli Stati Uniti. Senza una causa precisa, è in corso un’improvvisa moria di icone. Prodotti, marchi e usanze che hanno segnato e rappresentato oltre mezzo secolo di vita americana stanno entrando in agonia tutti insieme. La “morte” del rock’n’roll è stata troppe
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