23 Aprile 2024
Money

La “bad bank” non c’è

L’accordo appena intervenuto tra il ministro Padoan e la Commissione UE per la concorrenza è molto utile ma non ha niente a che fare con il progetto iniziale della bad bank. L’idea del Governo Renzi era quella di creare una banca “cattiva” dove dirigere i crediti delle banche che sono ormai inesigibili o “incagliati”. La bad bank avrebbe ripulito i bilanci degli instituti di credito e quindi avrebbe permesso a tutte le nostre banche un apprezzamento ottimale sul mercato azionario, permettendo inoltre quell’indebitamento nuovo che le banche, oggi, richiedono per poter continuare il loro lavoro di prestatori.
Ma  perchè le  banche italiane oggi sono in piena crisi? Ovvio, ma non si dice spesso:  perchè sono stati falcidiati  i loro depositanti,  mentre i loro creditori sono disastrati e non possono ritornare i prestiti.
Forse non si ha ancora idea di quello che è successo all’economia italiana negli ultimi anni.
Il PIL reale si è ridotto del 10% tra il 2008 e oggi, ritornando ai livelli del 1995, la capacità produttiva è calata del 30%, sono fallite 120.000 imprese, piccole medie e grandi, il tasso di disoccupazione è oltre l’11%, mentre quello dei giovani arriva al 42%.
Una guerra mondiale persa non avrebbe potuto fare di meglio. I crediti deteriorati, incagliati o inesigibili sono passaiti da 85 miliardi nel 2008 a ben 352 miliardi di euro nell’anno in corso.
Sui 352 miliardi di crediti deteriorati le sofferenze bancarie sono 200 mld., con 1.250.000 debitori ormai insolventi.
Il resto del 352 ml.   riguarda i debiti “incagliati”, dove la banca vuole recuperare l’interesse, pur avendo dato il capitale per perso.
Se le banche italiane scrivono a bilancio questi dati, escono fuori da tutti i criteri di Basilea I e II, con graci rischi per la loro operatività giornaliera.
Se invece una bad bank fa da bidone aspiratutto dei debiti inesigibili, allora i bilanci rimangono in ordine e si può continuare a lavorare as usual.
  Le attuali rettifiche  dei bilanci bancari sugli inesigibili o i deteriorati sono ancora oggi meno del 50% del totale degli insegibili, che possono però essere ceduti agli operatori specializzati nel gestire i crediti marci.
Siccome non contiamo nulla in UE e le grandi società di riciclaggio dei debiti sono potentissime, la bad bank non ce la fanno fare.
Non quindi una “banca cattiva”che vende i bad loans i sul mercato, tagliandoli magari dell’80%, ma una procedura di cartolarizzazione garantita dallo Stato Italiano con un impegno decrescente in funzione della qualità dei prestiti incagliati. Tutte le sofferenze bancarie verranno raggruppate in tranche e, su ognuna, la Banca d’Italia gestirà la sua garanzia, con il pagamento di una commissione.
Ogni cessione di pacchetti di sofferenze sarà al livello di ogni singola banca e il prezzo dei crediti marciti verrà stabilito da una agenzia di rating riconosciuta dalla BCE.
Non sappiamo quindi se  questa procedura garantirà la svalutazione dei debiti, e se il Tesoro, alla fine, non dovrà accollarsi il costo di parte delle sofferenze bancarie.
Nessuno può prevederlo, ora.