27 Luglio 2024
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Un vertice transatlantico

Si è tenuto ieri ad Hannover il vertice tra Usa, Germania, Gran Bretagna, Italia e Francia. Per Danilo Taino, che ne scrive sul Corriere della Sera, la chiave del summit è il rilancio della collaborazione e della solidarietà transatlantica: di fronte alla crisi libica, a quella siriana, alla sfida terroristica, all’emergenza rifugiati e all’aggressività russa, “si è come materializzata l’esigenza di un rilancio della solidarietà transatlantica” scrive Taino. Obama si è reso conto di avere trascurato l’Europa nei suoi sette anni di presidenza: e ora, davanti alla Ue che vacilla, si preoccupa molto. Non sono state prese decisioni formali, ma ci sono state dichiarazioni importanti e alcune tendenze sono emerse. Innanzitutto sulla Libia: Merkel ha detto che i Cinque “vogliono portare avanti la stabilizzazione della Libia”, quindi americani ed europei insieme. Renzi ha spiegato che dalla riunione è uscito il “pieno sostegno” al governo di unità nazionale libico guidato da Al Serraj. Quest’ultimo proprio ieri mattina aveva chiesto all’Occidente aiuto per difendere i pozzi di petrolio minacciati dall’Isis. Renzi ha precisato che non si tratta di quelli dell’Eni: comunque i Cinque attendono richieste precise dal governo libico per decidere come aiutarlo. E ancora Renzi ha aggiunto che Obama sostiene l’idea che la Nato pattugli anche le coste libiche, e non solo quelle turche, per fermare gli scafisti che portano profughi verso la Sicilia: via libera che l’Alleanza atlantica ha già dato. Washington ha poi deciso di mandare 250 militari in più in Siria, per fornire assistenza alla resistenza non terrorista che si oppone ad Assad. Per quel che riguarda la Russia, si è ribadito che le sanzioni vanno mantenute fino a che gli accordi di Minsk sul processo di pacificazione non saranno mantenuti. Obama ha invitato poi la Ue ad integrarsi sempre di più e ad essere certa che l’America non la abbandona. Ha quindi sottolineato che è essenziale che non fallisca la trattativa sula partnership commerciale transatlantica in discussione (Ttip).
A pagina 3 uno “scenario ” tracciato da Marco Galluzzo descrive “il piano studiato da Roma” per la Libia: “Pronti a mettere sul tavolo fino a novecento soldati”. Va detto che tanto la Difesa che fonti del governo hanno smentito questa notizia.

Su Il Sole 24 Ore: “Pozzi, la Libia chiede aiuto al mondo”, “Sarraj: ‘Giacimenti e terminali petroliferi non devono cadere in mano all’Isis'”. Ne scrive Roberto Bongiorni: per quel che riguarda i pozzi della Cirenaica, nel mirino ci sono importanti terminal, ma non quelli controllati dall’Eni in Tripolitania. E intanto prosegue l’avanzata di Khalifa Haftar, il generale libico sostenuto dall’Egitto che prepara l’offensiva contro Sirte. E dal vertice di Hannover è arrivato il sostegno al governo libico di Serraj.

Su Il Messaggero un “retroscena” di Cristiano Tinazzi: “Gli utili del greggio e il generale Haftar, ecco cosa c’è dietro la frenata di Tobruk” (dove l’uomo forte è Haftar). Si dà conto dell’ennesima minaccia dell’inviato speciale Onu in Libia, Martin Kobler, nei confronti del riottoso Parlamento di Tobruk che ancora non ha fissato una data per votare l’appoggio al governo di Al Serraj. Finché questo non accadrà, il potere di Al Serraj non potrà affermarsi sulla Cirenaica.

Su La Stampa: “L’appello di Obama all’Europa: ‘Basta muri, dovete restare uniti'”, “Il presidente americano prima del G5 ad Hannover: ‘Stop all’intolleranza’. E sprona i leader Ue: ‘Ciò che accade qui avrà conseguenze in tutto il mondo'”. Ne scrive Paolo Mastrolilli dando conto del discorso tenuto ieri dal presidente Usa ad Hannover dal titolo: “Address to the People of Europa”, prima di incontrare i leader Ue: “Gli Stati Uniti e il mondo intero -ha detto- hanno bisogno di un’Europa forte, prospera, democratica e unita”. Obama ha parlato del “sinistro emergere delle politiche che il progetto europeo era stato fondato per rigettare, quella mentalità del noi contro gli altri che fa scaricare i problemi su chiunque sia diverso. Cresce l’intolleranza nelle nostre politiche, le voci più chiassose ottengono più attenzione”; perciò “questo è un momento decisivo. Ciò che accade qui avrà conseguenze in tutto il globo. Se l’Europa comincia a dubitare di se stessa, non potremo aspettarci che i suoi progressi vengano raggiunti nel resto del mondo”.
Sulla stessa pagina: “Washington accoglie la richiesta di Roma: ‘Rafforzeremo il fronte Sud della Nato'”. E si citano le parole di Ben Rhodes, viceconsigliere per la sicurezza nazionale: la Casa Bianca è d’accordo, nel Mediterraneo serve più impegno.
Di fianco il “retroscena” di Francesco Grignetti e Francesca Schianchi: “Renzi: a Tripoli per proteggere le strutture delle Nazioni Unite”, “Sarraj: ‘Aiutateci a difendere i pozzi. Il premier: serve una richiesta formale”. Il governo Serrraj dovrebbe infatti inviare una richiesta al Consiglio di Sicurezza Onu, poi dovrebbe esserci una risoluzione del Palazzo di vetro dell’Onu e infine una decisione europea. Al Palazzo di vetro sono convinti che si possa guidare il processo politico libico restando fuori dalla Libia, ma è necessario che i diplomatici delle Nazioni Unite rimettano piede nella capitale e riprendano pieno possesso degli edifici dove ha sede la sede Unsmil, United Nations Support Mission in Libia.
E in basso un’intervista di Francesco Semprini a Mustapha Taghdi, del partito Giustizia e Ricostruzione. Scrive Semprini che questa formazione incarna anche posizioni vicine a quelle islamiste, ma Taghdi non accetta etichette. Il titolo dell’intervista: “Gli islamisti appoggiano Sarraj. ‘Il generale Haftar è un criminale'”, “Basta guerra”.
Ancora sul vertice di Hannover un’intera pagina sui dossier affrontati: “I 5 Grandi divisi su commercio e Russia”. Stati Uniti: “Obama, ultima stretta prime che scada il suo mandato”; sull’ l’Italia: “Per Renzi i migranti sono in cima all’agenda. Apertura sulla Russia”; per la Germania: “La Merkel si gioca il futuro sui rifugiati e non chiude con Putin”; Francia, “Hollande pianta paletti sul ibero commercio e va da solo sulla Libia”; per la Gran Bretagna “Cameron pronto a usare i commandos contro l’Isis a Sirte”.

Su La Repubblica, pagina 2: “Serraj: ‘Aiutateci a difendere i pozzi’. Sostegno del G5: ‘Pronti ad agire'”, “Hannover, vertice su migranti e terrore. Obama: ‘I muri non servono a nulla’”. Ne scrive Tonia Mastrobuoni. E l’analisi di Federico Rampini: “Più uomini in Siria e cyberguerra, ecco il piano Usa per sconfiggere l’Is”.