Aa. Vv., Maurizio Bossi – Curiosità, conoscenza, impegno civile, Leo S. Olschki, Firenze 2017, pagg. 296
Un libro in memoria. Una raccolta di saggi, testimonianze, ricordi di uno dei motori intellettuali e culturali di Firenze: Maurizio Bossi. Sì, perché in ogni città ci sono dei motori nascosti che le fanno girare bene e Maurizio Bossi era uno dei motori culturali di Firenze. Si distingueva per poca apparenza e molta sostanza. Lui è stato per oltre 30 anni al Gabinetto Vieusseux, dove ha creato il “Centro Romantico”, uno dei gabinetti di studio su Ottocento e Novecento europeo – come voleva la tradizione del Gabinetto letterario, dove sono stati direttori Montale e Siciliano, tra gli altri – che teneva insieme memoriali diaristici a mappe letterarie di viaggi, fino al Vieusseux/Asia, un fondo che Bossi riuscì a far arrivare per mezzo dell’ottimo rapporto che aveva instaurato con Fosco Maraini, che donò circa 9000 volumi della sua libreria asiatico-giapponese.
In questo libro si racconta la smisurata passione letteraria, gli occhi sgranati di gioia o di sorpresa dietro gli occhiali rotondi, e i pochi fronzoli di Maurizio Bossi. Per chi come me ha avuto l’immenso piacere di averlo conosciuto (per le comuni passioni che giravano intorno alla narrativa e ai viaggi) a Palazzo Strozzi manca molto la sua figura di timido maestro, di appassionato compagno di passeggiate letterarie, di sensibilissimo motivatore di giovani. Credo che nessuno abbia mai sentito uscire dalla sua bocca quella parola definitiva che è il NO. Lui era un uomo del “si può fare”, anche se fosse stato difficile, anche se si conosceva soltanto la partenza e arrivare in fondo sembrava come districarsi in una selva aspra e forte.
Al termine della sua esistenza è stato all’Accademia delle Arti del Disegno, dove era diventato presidente della Classe di Discipline Umanistiche e Scienze. Ma in passato si era distinto per la famosa mostra (forse la prima che riportava alla gente, al pubblico reale) “Leopardi, Vieusseux e Firenze”, che curò, per conto della Biblioteca Medicea Laurenziana, nel 1988.
Questo omaggio librario è importante, perché oltre a testimoniare l’attività di Maurizio Bossi a Firenze, racconta uno spaccato di trent’anni cittadini, attraverso questa figura di intellettuale atipico che aveva grandi capacità di analisi interpretativa dei testi.