27 Luglio 2024
Culture Club

Salviamo le foreste

Il clima e la salute del pianeta stanno tornando vivacemente alla ribalta per merito delle giovanissime generazioni. Lo sciopero mondiale per il clima ha avuto un grande successo, anche in Italia, soprattutto a Milano. Ma anche varie organizzazioni e associazioni si danno da fare per ragionare, anche con apporti scientifici di rilievo, intorno al tema ambientale. Proprio qualche giorno fa, tra le mura medievali di San Miniato (Pisa) e le colline toscane, si è discusso di foreste e sfide globali: l’associazione Greenaccord Onlus ha infatti dedicato il XV Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura a questo importante ecosistema troppo spesso sottovalutato e maltrattato.

Le foreste sono sotto attacco, dall’Amazzonia al Borneo, passando per Il Congo fino all’Europa dell’Est. Ecosistemi complessi e fragili, subiscono le incursioni di un estrattivismo insaziabile, ma anche gli effetti di un cambiamento climatico di giorno in giorno più reale che le flagella con incendi, epidemie, tempeste eccezionali e periodi di siccità sempre più frequenti e prolungati.

Quello che però sembra sfuggire all’attenzione di un pubblico un po’ distratto è che tutto ciò riguarda anche noi esseri umani. In che modo? Esperti, ricercatori e professionisti dell’informazione sono stati invitati da Greenaccord al forum toscano per discuterne, fornire apporti scientifici e tecnici, nonché testimonianze di realtà lontane. Formazione e sensibilizzazione dunque, rivolte in particolare a giornalisti e comunicatori, portatori di una importante responsabilità, quella di rendere accessibile l’informazione mantenendo la correttezza dei contenuti.

Un accento particolare è stato messo sull’Amazzonia e sui suoi abitanti su cui anche papa Francesco ha recentemente attirato l’attenzione: “il grido della natura è anche grido dei poveri” ha detto, annunciando la decisione di convocare il prossimo Sinodo dei vescovi per la Regione Panamazzonica in ottobre.

Il primo giorno di lavori a San Miniato è stato dedicato al valore ecologico ed economico delle foreste, con riflessioni generali e approfondimenti sulle risorse forestali italiane. Il secondo ha portato l’attenzione sui popoli delle foreste e sulle modalità di comunicazione delle problematiche ambientali, per concludersi infine con un focus sul bacino amazzonico e le testimonianze di giornalisti e aziende facenti parte della rete Greenaccord. Di seguito riportiamo alcuni degli interventi più significativi.

Il prof. Marchetti, esperto di silvicoltura (Università del Molise) ha sottolineato l’importanza di dare maggior spazio al valore d’uso piuttosto che valore di scambio delle foreste, valorizzando i servizi ecosistemici che queste forniscono. Inoltre, considerando il nostro territorio, ha aggiunto: “l’Italia è un paese forestale senza sapere di esserlo”. Le superfici boscose sono infatti aumentate negli ultimi decenni, un dato positivo questo, che cela tuttavia delle criticità: terreni agricoli abbandonati perché non abbastanza remunerativi e superfici boscose non correttamente gestite soggette a incendi e attacchi biologici, nonché il paradosso dell’80% di legno importato per la produzione di mobili di alta qualità sono segno di un’anomalia di fondo nel sistema di gestione del suolo, forestale e agricolo.

Andrea Masullo di Greenaccord, ha richiamato l’attenzione sull’uso di un corretto vocabolario: utilizzo delle risorse versus consumo delle risorse, rimboschimento e piantumazione, analisi quantitativa e qualitativa delle risorse forestali. Buona comunicazione, ampliamento delle conoscenze e sviluppo della capacità critica si rilevano dunque elementi fondamentali per la protezione del territorio.

Necessaria per Federforesta la valorizzazione di chi tutela i beni comuni: donne e uomini impegnati in prima linea nella gestione di foreste, zone rurali e comunità montane. Produttori locali e guardiani di antiche tradizioni, troppo spesso abbandonati dalle autorità pubbliche, che offrono servizi indispensabili a tutti gli abitanti del territorio nazionale.

Un contributo di respiro internazionale è stato poi fornito dal prof. Zhou, Segretario generale China Biodiversity Conservation and Green Development, nonché membro del Club di Roma, che ha presentato gli sforzi di restauro degli ecosistemi in Cina, sottolineando tuttavia il bisogno di una maggiore cooperazione con altri paesi. Il suo Paese potrebbe diventare leader mondiale negli sforzi contro il cambiamento climatico anche se numerose sono ancora le contraddizioni nelle sue politiche di sviluppo.

Assente purtroppo Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che avrebbe potuto illustrare ai presenti, venuti dai quattro angoli della Terra, in che modo lo stato italiano si impegna o progetta di proteggere e valorizzare le foreste nazionali.

Voce è stata data anche ai giovani, con l’intervento appassionato di Salina Abraham, Youth Coordinator del Global Landscapes Forum, che ha sottolineato come il contributo delle nuove generazioni sia fondamentale nella presa di coscienza a livello mondiale delle sfide a cui gli esseri umani vanno incontro. Il suo è stato un appello a un restauro delle foreste, così come della società. Un segno di speranza per il futuro.

Il prof. Pettenella del Dip. Territorio e Sistemi Agro-Forestali (Università di Padova) ha sottolineato la difficoltà del monitoraggio della degradazione delle foreste, dovuta principalmente al cambio dell’uso del suolo, un problema forse più grave della deforestazione. Il professore ha illustrato quindi la risposta che a livello internazionale e nazionale è stata data, grazie all’elaborazione dei meccanismi di certificazione di sostenibilità. Un concetto senza dubbio interessante, non privo tuttavia di limiti e criticità che spesso mettono in dubbio la sua credibilità e su cui forse la riflessione avrebbe dovuto soffermarsi maggiormente.

Presente anche la FAO (Food and Agriculture Organization), che nel suo ultimo rapporto State of the world’s forest 2018, ricorda l’esistenza di un profondo legame tra foreste e molti  altri obiettivi dell’Agenda 2030: una maggiore attenzione alle foreste e ai suoi abitanti da parte della classe politica renderebbe possibile realizzare azioni, investimenti e cooperazione orientati alla sicurezza alimentare, alla riduzione della povertà e alla conservazione della natura, senza rinunciare a trovare nuovi percorsi di sviluppo sostenibile.

Superare i punti soglia critici nella deregolazione climatica significa andare incontro a uno sconvolgimento degli ecosistemi: gli effetti saranno di crisi idrologica, alimentare, sanitaria e migratoria. L’informazione è fondamentale per rendere consapevoli i popoli e motivarli a chiedere un cambiamento di paradigma ai propri governi.

Raccontare storie di persone reali per affrontare tematiche più complesse è il suggerimento che arriva da più voci nel corso di questo forum internazionale.

Il prof. Mugnozza dell’Università della Tuscia ha apportato il suo contribuito indagando sfide e opportunità delle foreste mediterranee. Queste rappresentano solo il 2% delle foreste mondiali, ma rivestono un ruolo di fondamentale importanza per un ecosistema delicato, estremamente ricco in biodiversità, ma sottomesso a svariate pressioni antropiche, quali turismo di massa, urbanizzazione, cambio di destinazione d’uso del suolo, agricoltura intensiva, con problemi di gestione variabili tra la sponda nord (degradazione, rischio incendi) e quella sud (sfruttamento eccessivo delle risorse, desertificazione). Per prevenire i numerosi rischi che questa area corre, ha sottolineato Mugnozza, sarebbe importante avere un approccio multidisciplinare per la gestione delle foreste includendo la dimensione biologica e quella sociale del paesaggio nelle politiche di gestione.

E la dimensione sociale è stata anche al centro di due interventi sulle foreste indonesiane e keniote: con contributi di eccezionale interesse sono state presentate due aree del mondo dove le foreste primarie sono da anni ridotte e frammentate per lasciare spazio all’agricoltura e alle piantagioni di palme da olio, eucalipti e altre specie di cui si alimenta il mercato globale, con effetti devastanti per l’ambiente e le popolazioni locali.

Le riflessioni circa le multiple relazioni tra conflitti sociali, impatto ambientale, rischi sanitari, conflitti armati e sicurezza globale hanno rappresentato un punto interessante di questa sessione del Forum.

Trasmesso anche un messaggio video di Mauricio López (Segretario Esecutivo Red Eclesial por l’Amazonía), una testimonianza ricca di emozioni dal cuore dell’Amazonia la sua, a farsi portavoce di quelle comunità a rischio di una selvaggia modernità che non le rispetta.

Parlare di alberi significa parlare di vita e di morte, di qualità di vita e di diritti umani…

Tali sfide sono state affrontate da un punto di vista teorico nella ricerca del Sustainable Europe Research Institute (SERI). Il prof. Hinterberger ha presentato infatti gli studi del centro che ha realizzato degli interessanti modelli matematici capaci di integrare moltissimi indicatori biologici e sociali per realizzare dei possibili scenari futuri laddove si intervenisse sui diversi aspetti considerati, dalla riforestazione, alle scelte alimentari e produttive, dall’isolamento degli immobili alla sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili.

Anche la tecnologia è stata chiamata in causa come possibile supporto agli sforzi di miglior gestione degli spazi naturali. Ne ha parlato il professor Antonio Ratti, presidente della Fondazione Geoknowledge, che ha spiegato tutti i vantaggi dell’utilizzo dei Sistemi di Informazione Geografica (GIS) nell’analisi dei fenomeni di deforestazione cosi come nella pianificazione del territorio.

Due enti privati hanno preso parte ai lavori, esempi dell’importanza che potrebbe rivestire un nuovo modello di economia circolare diffuso (Cormatex) e il loro possibile contributo in Ricerca e Sviluppo (ENEL). Apparentemente un po’ fuori luogo, la loro presenza è stata in realtà utile alla riflessione sul ruolo dei privati nella gestione della crisi climatica e nella salvaguardia degli ecosistemi. Senza una collaborazione tra pubblico e privato, gli sforzi non saranno mai sufficienti a ridurre le emissioni e preservare le risorse per proteggere il nostro fragile pianeta.

A concludere il Forum una serie di brevi interventi ricchi di spunti che probabilmente avrebbero meritato uno spazio più ampio:

  • – il progetto LatinClima per i giornalisti del Sud America che ha l’obiettivo di formare i giornalisti costaricani, migliorando le loro competenze scientifiche e comunicative
  • – la situazione ambientale in India tra sviluppo sfrenato, aumento demografico, mancanza di sensibilità sui temi della conservazione. Nonché il difficile ruolo dei giornalisti, costretti a ricorrere a stratagemmi per inserire informazioni di tipo ambientale tra le righe di notiziari generici.
  • – il Rapporto Eco-Media 2018 dell’associazione Pentapolis Onlus che denuncia la scarsa attenzione dei media nazionali per la salute del territorio: “solo il 9% dei tg italiani parla di ambiente”.
  • – la vicenda della foresta di Hambach in Germania, minacciata di essere rasa al suolo per far spazio a una miniera di carbone della compagnia energetica RWE, e occupata da sei anni da attivisti ambientalisti che la proteggono arroccati tra i suoi rami in piccole casette di legno.
  • – la programmazione “green” della TVC News (Nigeria), primo telegiornale nel paese a presentare le molteplici criticità vissute dal territorio e dai suoi abitanti, con l’obiettivo di informare e sensibilizzare.
  • – la situazione dei popoli autoctoni in Colombia e in Canada, isolati e minacciati dai molteplici interessi economici riguardanti i loro territori. Nel mirino leader indigeni e attivisti sociali su cui i media europei dovrebbero portare una maggiore attenzione.

Alla conclusione dei lavori è stato poi consegnato l’International Greenaccord Media Award 2018 alla TVC News (Nigeria), scelto quest’anno tra varie testate del continente africano. Il premio viene consegnato ogni anno in segno di apprezzamento e di supporto a giornalisti di Paesi in via di sviluppo, dove fare informazione e giornalismo di denuncia può essere molto rischioso (nel 2018 secondo i dati di Reporters sans frontières, i giornalisti uccisi nel mondo sono stati 80, una cifra in aumento rispetto agli anni precedenti).

Il Forum 2018 si è infine concluso con la lettura dell’Appello di Greenaccord per le Foreste del Pianeta, un documento di impegno e denuncia sottoscritto dai membri dell’associazione.

Tre giorni intensi dunque e ricchi di riflessioni in un quadro al contempo professionale e amicale, internazionale e molto italiano, dove tutti i partecipanti hanno avuto modo di esprimersi e informarsi, conoscere nuove realtà e soprattutto prendere maggior coscienza dell’urgenza del loro lavoro riguardo alla denuncia dei problemi ambientali che il mondo deve affrontare. Un’occasione forse unica per i giornalisti italiani presenti, di alto spessore per alcuni aspetti, ma che presenta anche larghi margini di miglioramento soprattutto nella scelta dei relatori italiani invitati in tema di comunicazione.