19 Aprile 2024
Words

Stop a spostamenti, chiusi locali pubblici. Le regole

Una linea immaginaria, a recintare l’intera Lombardia e 14 province di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Marche: dentro quest’area bisognerà fino al 3 aprile “evitare ogni spostamento”, sia all’interno che verso o dall’esterno. Potranno muoversi le merci, ma non le persone. È questo l’effetto della norma che apre il decreto del presidente del Consiglio con cui il governo alza l’asticella nel contrasto alla diffusione del Coronavirus.

Ma le misure restrittive arrivano per tutto il Paese e prevedono, oltre alle scuole, la chiusura di cinema, teatri, pub e discoteche: il governo “raccomanda” agli anziani di restare a casa, ai datori di lavoro di promuovere congedi e ferie, e a tutti i cittadini di limitare gli spostamenti. Chi è in quarantena ha il divieto “assoluto” di uscire: chi lo viola rischia il carcere. C’è poi un’area del nord dove le limitazioni sono rigide e arrivano controlli sugli spostamenti a partire da stazioni, aeroporti, strade: l’intera Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia.

 

“Distanziamento sociale” e limitazioni

Non si blocca tutto, restano aperti gli uffici pubblici e continuano a circolare le merci, ma si crea distanza tra le persone per limitare la diffusione del virus. È questa la logica dietro le norme del nuovo dpcm del governo. I cittadini delle aree “arancioni” possono far rientro nelle loro case, ma per il resto possono muoversi solo per “comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessita’ o spostamenti per motivi di salute”: se sottoposti a controllo, devono autocertificare l’esigenza di uno di questi criteri. Gli abitanti di quelle province che sono in vacanza possono tornare a casa e sono invitati a farlo. Possono continuare a muoversi i lavoratori trasnfrontalieri. Mentre fioccano le ordinanze delle altre regioni per ampliare la stretta, il governo annuncia una ordinanza di protezione civile per uniformare le norme. E per ora non c’è un obbligo di comunicare se si viene dall’area “arancione” ma solo se si viene da un’area di contagio all’estero: in quel caso si può essere posti in quarantena e sorvegliati dall’Asl che è tenuta a verificare se il viaggiatore sviluppa il virus.

– Bar e negozi, sport, svaghi – Nell’area “arancione” sono chiusi gli impianti sciistici e sospesi tutti gli eventi pubblici o privati: chiusi cinema, teatri, pub, scuole da ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche, balere. Bar e ristoranti possono aprire, ma solo dalle 6 alle 18 e in tutto il Paese bar e negozi devono comunque garantire, pena sospensione dell’attivita’, la distanza tra i clienti di almeno un metro. Nelle province del contagio serrande abbassate nel weekend anche per i centri commerciali: uniche eccezioni per farmacie, parafarmacie e alimentari. Chiuse nelle regioni del contagio anche le palestre, i centri sportivi, le piscine, i centri termali, le spa, i centri ricreativi. È permesso lo sport a livello professionistico ma solo a porte chiuse.

– Scuole e cultura – Chiuse fino al 3 aprile tutte le scuole e università, che nel resto d’Italia per ora sono ferme fino al 15 marzo (ma non sono escluse proroghe): stop alle gite di istruzione. In tutto il Paese si fermano, oltre ai cinema, musei e siti archeologici. Nell’area “arancione” sospesi gli esami per la patente e tutti i concorsi, tranne quelli per medici e infermieri, da svolgere preferibilmente a distanza. Per il personale sanitario sono anche sospesi i congedi e i congressi.

– Matrimoni e funerali – Niente cerimonie civili e religiose: stop a matrimoni e funerali, si può andare in chiesa solo se è garantita la distanza di un metro tra le persone.

 

Le sanzioni

– Sono i prefetti a vigilare sull’attuazione del dpcm, avvalendosi anche di forze di polizia ed esercito: chi trasgredisce può essere punito con l’arresto – ma non in fragranza – fino a 3 mesi e fino a 206 euro di ammenda. Chi viola la quarantena rischia il carcere per delitto contro la salute pubblica.

– Auto responsabilità – Ma è sulla “auto responsabilita’” che il governo intende far leva. Perciò in tutta Italia chiunque abbia sintomi da infezione respiratoria e febbre maggiore di 37,5 gradi centigradi, è “fortemente raccomandato” di restare a casa e contattare il proprio medico. Il divieto di muoversi è “assoluto” per chi sia stato messo in quarantena o sia positivo al virus. Limiti vengono confermati per l’accesso di parenti e visitatori alle strutture ospedaliere. Nelle carceri i colloqui vengono limitati i colloqui di persona e viene posto in isolamento chi presenti sintomi di Coronavirus.

[a cura di Serenella Mattera, ANSA]