20 Aprile 2024
Culture Club

Credibilità dei virologi alla prova dei numeri

Troppe informazioni e spesso in contrasto l’una con l’altra, pur se provenienti da fonti autorevoli ed accreditate. La percezione generale che sulla pandemia e sul coronavirus si sia assistito a un corto circuito nell’informazione è adesso confermata da un’indagine svolta da Reputation Science, società italiana che analizza dati usando modelli matematici per fornire e implementare strategie di comunicazione. Il gruppo di 80 esperti di Reputation Science ha passato al setaccio le dichiarazioni di virologi, medici ed esperti degli ultimi dieci mesi e concluso che solo sul web gli utenti sono entrati ogni giorno in contatto con oltre 230 contenuti generati dagli esperti di virologia, per un totale di oltre 70.000 contenuti.  Ma questo non ha diminuito il senso di incertezza, anzi.
Il ruolo degli esperti dovrebbe essere di orientare cittadini e politici nelle decisioni necessarie ad arginare la pandemia e invece, sottolinea Auro Palomba, presidente di Reputation Science, “Questo eccesso di voci continue, sovrapposte e contrapposte ha sortito l’effetto di disorientare ulteiormente. È chiaro che si tratta di una situazione inedita – osserva Palomba – però chiunque parli deve tenere conto degli effetti che le sue parole potranno sortire”. “Come cittadini – dice ancora il fondatore di Reputation Science – abbiamo sentito che era nostro dovere analizzare quanto stava accadendo”.

Lo studio, come detto, ha fatto emergere non solo un volume di contenuti generati dagli esperti estremamente rilevante, ma anche un doppio livello di incoerenza nelle dichiarazioni rilasciate. Non solo infatti molti esperti hanno cambiato approccio nei vari mesi, ma in generale si è assistito a una forte divergenza tra le opinioni riguardo alla gravità della pandemia e alla severità delle misure di contenimento; questo potrebbe aver reso gli alti volumi di contenuti registrati ancora più impegnativi da gestire dal punto di vista informativo per i cittadini. Tali conclusioni sono state tratte analizzando centinaia di dichiarazioni pubbliche degli esperti sulla pandemia, individuandone oltre 120 che hanno avuto impatto mediatico significativo, generando oltre 70mila contenuti online tra web e social network. L’analisi ha inoltre considerato solo i contenuti totalmente dedicati alle singole dichiarazioni, mentre sono stati esclusi i contenuti in cui le opinioni degli esperti hanno occupato spazio marginale.
Impressionante la valanga di commenti generati da alcune dichiarazioni: “Durante i dieci mesi presi in esame – si dice nel report di Reputation Science – , ogni giorno, le esternazioni degli esperti hanno generato circa 234 contenuti sul web; allo stesso tempo ogni dichiarazione ha generato in media 586 contenuti online in totale”. Infine, l’analisi ha evidenziato anche un andamento dinamico nello share dei singoli esperti nei vari periodi, con professionisti che hanno dominato la scena mediatica nei primi mesi e hanno molto ridimensionato le proprie presenze in seguito.

 

I criteri per la valutazione

Reputation Science spiega che “le oltre 120 dichiarazioni rilasciate ai media e analizzate dallo studio sono state analizzate attraverso due indici numerici: l’indice di allerta, cioè l’orientamento prevalente di ciascun esperto rispetto al grado di rigidità delle misure di contenimento da adottare, e il grado di coerenza tra le varie opinioni espresse nel tempo da ciascuno”. Quanto all’indice di allerta, l’analisi evidenzia che le tesi proposte dai virologi sono state spesso antitetiche: gli esperti hanno infatti assunto posizioni molto contrastanti in merito alle caratteristiche della pandemia e alle soluzioni da adottare per il contenimento della pandemia. L’indice di coerenza misura invece la coerenza delle dichiarazioni pubbliche di ciascun esperto nel corso del periodo preso in analisi, che sono state in grado di generare picchi di visibilità.

 

Le classifiche

Tenendo conto di questi due parametri sono state poi elaborate delle classifiche. L’indice di allerta ha indicato l’opinione media dell’esperto in merito alle soluzioni per contenere la pandemia secondo una scala che va da -5 (misure di contenimento minime) a +5 (misure di contenimento massime). Le posizioni degli esperti occupano la quasi totalità del range: si va da quelle più prudenti di Pregliasco, Ricciardi, Galli, Locatelli e Burioni (+4,5/+3,5) a quelle totalmente opposte di Zangrillo (-2) e Bassetti (-3). Nel dettaglio, per 6 virologi su 12 il virus SARS-CoV-2 è molto pericoloso, gli altri 6 hanno affermato almeno una volta che non ha un’elevata mortalità ; il lockdown trova il favore di tre quarti del campione, mentre un quarto è contrario; favorevoli al coprifuoco solo 6 esperti; più di un virologo su due non ritiene affidabili i dati diffusi dal Governo sull’andamento della pandemia; persino sull’App Immuni, strumento pubblicamente sostenuto dal Governo per monitorare il contagio, non vi è unanimità: lo ritengono utile solo 8 virologi su 12.
L’indice di coerenza ha premiato il virologo Fabrizio Pregliasco, che con 9,67 presenta l’indice di coerenza più alto, seguito con poco distacco da Franco Locatelli (9,11);  a seguire: Matteo Bassetti (8,02); Massimo Galli (7,57); Antonella Viola (7,49); Walter Ricciardi (6,41); Roberto Burioni (4,21); Alberto Zangrillo (4,13); Ilaria Capua (3,95); l’indice di coerenza più basso è dei tre esperti le cui dichiarazioni sono state più incoerenti nel periodo di riferimento preso in esame: al decimo posto Giorgio Palù con un indice di coerenza di 3,09, all’undicesimo Andrea Crisanti (3,05), al dodicesimo Maria Rita Gismondo (0,75).

 

Il commento sui dati

“Dalle analisi emerge in modo molto chiaro come il flusso di comunicazione innescato dagli esperti sia stato eccessivo e incoerente – afferma ancora Auro Palomba – è ora più che mai necessario comprendere in modo chiaro i meccanismi della comunicazione, il peso che singole parole e messaggi più articolati possono avere sulla percezione e sui livelli di ansia delle persone, già sottoposte a forti pressioni dal contesto attuale. Purtroppo, stiamo assistendo a molti singoli professionisti che stanno utilizzato la ribalta mediatica per promozione personale e ad un gruppo di esperti che sta progressivamente perdendo la propria capacità di svolgere un ruolo di guida. Una deriva acuita dai casi di reciproche accuse a cui abbiamo assistito. Purtroppo, un effetto negativo di questo trend riguarda il fatto che rischia di ledere l’importanza delle misure e dei comportamenti fondamentali per limitare la pandemia”.

“I dati riportati in questa analisi non sono solo statistiche sulla comunicazione dei soggetti analizzati – spiega Andrea Barchiesi, CEO di Reputation Science – sono numeri in grado di cambiare lo scenario percettivo. Non si tratta infatti di un sondaggio sul loro gradimento, ma di una misurazione analitica dei contenuti che riprendono le loro dichiarazioni pubbliche. Se ogni opinione espressa dall’esperto sul Covid19 è stata ripresa in media più di 200 volte al giorno su quotidiani, siti di informazione, social, significa che il lettore è stato sottoposto a una grande pressione mediatica, ogni giorno, ricevendo messaggi spesso contrastanti, ad elevata frequenza e intensità. Questo ha contribuito ad aumentare il livello di infodemia perché i cittadini si trovano di fronte sempre nuove voci, con posizioni diverse, sugli stessi argomenti”.

 

Promossi e bocciati

Fabrizio Pregliasco. Secondo Reputation Science è l’esperto che negli ultimi nove mesi, più di tutti, ha messo in guardia sulla pericolosità del virus e sulle necessità di imporre delle restrizioni: il suo indice di allerta, su una scala da -5 a +5, è infatti +4,45. Preso di mira con insulti e minacce social per aver invitato alla cautela, Pregliasco ha mantenuto nei mesi un orientamento coerente (9,67/10): favorevole a lockdown mirati, esclude l’obbligatorietà per il vaccino antinfluenzale ma la suggerisce per quanto riguarda il vaccino per il coronavirus. Le sue ultime parole analizzate sono del 17 novembre, quando stima che entro una settimana avremmo raggiunto il picco di contagi della seconda ondata. I numeri gli stanno dando ragione.

Walter Ricciardi. Walter Ricciardi mantiene un orientamento tra i più prudenti (+4,00), prevede la seconda ondata in autunno e suggerisce misure di contenimento come lockdown mirati per non rischiare i 16 mila contagi giornalieri. Secondo l’esperto, nel 2021 dovrebbero essere pronti almeno due vaccini. Il profilo del consulente del Ministro Roberto Speranza presenta inoltre un indice di coerenza di 6,41/10: dopo l’inciampo di febbraio (“Dobbiamo ridimensionare l’allarme”), ha mantenuto la stessa rotta in particolare per quanto concerne i temi della seconda ondata di Covid-19 e dello sviluppo della diffusione dei contagi, anche se si notano alcune contraddizioni sull’uso di mascherine e tamponi riferite all’inizio dell’epidemia.

Massimo Galli. Tra i primi a mettere subito in guardia sulla pericolosità del virus (16 marzo), Massimo Galli ha ottenuto un indice di allerta di +3,80, consigliando strette misure di contenimento, l’utilizzo delle mascherine in entrata e uscita da scuola e una massiva campagna di tamponi. Protagonista sin da subito (suo l’annuncio dell’isolamento del ceppo italiano di coronavirus), è tornato a farsi sentire anche con la seconda ondata: le sue parole di pochi giorni fa consigliano di evitare anche i cenoni di Natale perché saremo nel pieno della seconda ondata.

Franco Locatelli. Le dichiarazioni del prof. Franco Locatelli presentano un indice di allerta di +3,45. Tra i temi che hanno contraddistinto le due dichiarazioni pubbliche, si rivela un discostamento dalla linea del Governo per quanto riguarda la richiesta delle aperture delle scuole, dei centri estivi e degli oratori, ritenute premature ed un errore che può causare un eventuale rialzo dell’R del contagio. Già ad aprile, infatti, metteva in guardia su una possibile seconda ondata. Locatelli consiglia inoltre di non farsi prendere dal panico (“Non siamo ai numeri di marzo”), ma allerta sui rischi e insiste sulla prudenza. Secondo l’esperto, da metà gennaio potrebbero arrivare le prime dosi di vaccino e il CTS non starebbe lavorando per preparare un lockdown generale. Il suo profilo è coerente nel tempo (9,11/10), in particolare per quanto concerne i temi della prudenza sulle varie terapie contro il Covid-19.

Roberto Burioni. La “web star” dei virologi Roberto Burioni si attesta, come Locatelli, su un indice allerta di +3,45 ed è tra gli esperti che hanno invitato maggiormente alla prudenza e alla responsabilità. La sua presenza sui media che sembra seguire l’andamento dei contagi lo rende uno dei personaggi più attivi sia nella prima che nella seconda ondata. Egli ha spesso chiesto al Governo di applicare maggiori restrizioni e messo in guardia sulla pericolosità del virus e sull’arrivo della seconda ondata. A pesare sul suo indice di coerenza (4,21/10), c’è la famosa affermazione di febbraio in cui ha dichiarato che “il virus in Italia non circolerà”. Parole poi smentite dai fatti e dallo stesso Burioni, che da quel momento ha mantenuto un orientamento volto a mettere in guardia sui rischi dell’epidemia.

Antonella Viola. Ritiene che il lockdown nazionale non sia la strada giusta da percorrere per contenere i contagi e pensa sarebbero più efficaci «chiusure programmate in base ai dati epidemiologici»: Antonella Viola, con un indice di allerta di +2,86, si è fatta notare soprattutto nella seconda ondata per il suo orientamento non sempre concorde alle misure decise dal Governo: in particolare, ha criticato la scelta di istituire il coprifuoco per bar e ristoranti e la chiusura delle palestre, mettendo in guardia su quelli che sono davvero i luoghi di contagio (il contesto familiare). Il vaccino, secondo Viola, “non è la soluzione finale”: servono lockdown mirati nelle aree più a rischio.

Andrea Crisanti. Un profilo spesso polemico, che ha fatto registrare scontri con il governatore del Veneto Luca Zaia e che più volte si è detto contrario all’azione del Governo. Andrea Crisanti ottiene un indice indice di allerta di +2,60, in parte dovuto alle affermazioni discordanti sull’obbligo di mascherina all’aperto: l’esperto, infatti, prima si è scagliato contro le folle nelle città e poi ha criticato aspramente il governo per aver introdotto sanzioni per chi non indossa la mascherina all’aria aperta. Nell’ultimo periodo è arrivato anche a ipotizzare un lockdown a Natale (“è nell’ordine delle cose”) ma è con la frase “Il vaccino? Io senza dati non lo farei” che ha scatenato migliaia di reazioni e le critiche (anche) dei colleghi. Elementi che hanno fatto oscillare il suo indice di allerta e la sua coerenza (3,05/10).

Ilaria Capua. Distanziamento, igiene e mascherina: sono queste le tre regole per resistere al virus per Ilaria Capua. L’esperta, sulla cresta dell’onda dall’inizio dell’epidemia a oggi, ha un indice di allerta di +2,23 dovuto all’uscita di marzo in cui, dopo aver messo in guardia sui rischi dell’epidemia, ha accostato il Covid-19 a “una normale influenza”. Il suo orientamento si è fatto via via più responsabile, tanto da sollecitare a indossare la mascherina sempre (anche in classe e in ufficio), da sposare le restrizioni volute dal Governo sulla movida e dal chiedere a tutti, a novembre, di restare a casa. Una sorta di “lockdown volontario” poiché, secondo l’esperta, non torneremo alla normalità prima della primavera 2022.

Giorgio Palù. Un indice di allerta di +1,86 per Giorgio Palù: l’esperto, sugli scudi sin dalla prima ondata, è in autunno che ha conosciuto maggiore visibilità mediatica. Partito da un orientamento che ha messo subito in guardia verso i rischi del Covid-19, nell’ultimo periodo si è fatto notare per aver affermato che il virus è in fase di discesa (agosto), per aver rilanciato l’idea che sia stato creato in laboratorio (settembre) e per aver minimizzato sulla sua letalità (“Può uccidere, ma non è la peste”). Un cambio di rotta che ha minato anche il suo indice di coerenza (3,09/10).

Maria Rita Gismondo. Indice di allerta negativo (-1,44) per Maria Rita Gismondo, salita agli albori delle cronache per aver definito il coronavirus una “problematica appena superiore all’influenza”. Sul tema della prima e seconda ondata, si discosta dalla linea del Governo soprattutto sulla chiusura degli stadi, dei locali notturni e sull’uso della mascherina all’aperto. Nel tempo ha presentato delle contraddizioni sulla virulenza del Covid-19 e sull’uso della mascherina che le ha causato diverse critiche, tra cui una diffida legale da parte del Pts per aver minimizzato sulla pericolosità del virus.

Alberto Zangrillo. Alberto Zangrillo, oltre a un basso indice di coerenza, presenta un atteggiamento medio mirato a minimizzare il rischio dell’epidemia (-2,29). Spesso criticato dai colleghi per le sue uscite, si è fatto notare da maggio in poi per l’affermazione “Clinicamente il virus non esiste più”. Parole che hanno generato un acceso dibattito e scatenato numerose reazioni. A giugno sostiene che entro fine mese non sarà più necessario indossare le mascherine e che non ci sarà una seconda ondata. Nell’ultimo periodo si segnala un parziale dietrofront sulle parole di maggio (“Ho usato un tono stonato”) ma insiste sul fatto che “ha vinto chi voleva terrorizzare, non dobbiamo avere paura”.

Matteo Bassetti. Il profilo di Matteo Bassetti è coerente nel tempo ma ha un indice di allerta negativo nei mesi della pandemia (-3,42), in particolare per quanto riguarda l’allarmismo procurato dai vari bollettini sui contagi. Bassetti più volte si discosta dalla linea del Governo, considerando le disposizioni anti-movida e l’obbligo della mascherina all’aperto misure di contenimento non necessarie e sbagliate. A febbraio ha dichiarato che il Covid-19 “non è un’infezione devastante” e ad aprile stimava che il virus stesse perdendo forza. Un orientamento che ha mantenuto nel corso dei mesi, minimizzando i rischi e insistendo sulla necessità di interrompere il “terrorismo” psicologico messo in atto dal Governo. A ottobre, ammette un’improvvisa crescita dei contagi e suggerisce lockdown per tutelare gli anziani. Tuttavia, sposa le parole di Cristiano Ronaldo sull’inutilità dei tamponi (“In Italia se ne è fatto un uso improprio”) e continua a sostenere che le misure adottate dal Governo non porteranno ad alcun risultato.

 

[tratto da La Repubblica – di Cristina Nadotti]