15 Ottobre 2024
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Elezioni: la scelta e l’informazione

Fascismo, post-fascismo, neo-fascismo: i quotidiani italiani – e le varie televisioni: sembrano – in questa precisa fase della campagna elettorale –  voler   tornare   indietro nel tempo per quanto riguarda il dibattito pubblico intorno ai temi della scelta elettorale. Sovranismo, identitarismo, populismo, nazionalismo costituiscono un “mare montante” in Europa, mentre quella seppur tenue parvenza di stato sociale che ancora resta delle storiche socialdemocrazie pare essersi estinta quasi del tutto, In un quadro del genere la domanda (radicale) di Giorgio Gaber acquista oggi un senso del tutto inedito: «Che cos’è la destra? Cos’è la sinistra?».

Intanto sappiamo che il cosiddetto centro-destra, nella persona di Giorgia Meloni, ci propone una ricetta che al primo punto pone il valore della Patria. Del resto, Enrico Letta  – rispetto al rosario degli argomenti urgenti (ambiente, diritti civili, lavoro) – recita la parte di quella che dovrebbe essere una visione aperta al futuro (“Italia democratica e progressista” è la scritta che campeggia nel logo della principale lista della coalizione di centro-sinistra).

Insomma, un po’ poco, da ambo le parti. Certo, ci si può chiedere: che idea di Europa ha in testa Giorgia Meloni? E, anche: il Pd concretamente cosa si propone di fare rispetto ai temi della protezione dei ceti più deboli? Rispetto ai temi della protezione del lavoro? Della protezione dei servizi pubblici essenziali?

Ma non occorre essere disfattisti: una volta appreso “Che cos’è la destra? Cos’è la sinistra?”, oggi: occorre andare a votare. Sulla base di quale gradiente (o standard) si orienterà l’elettore rispetto alla scelta tra questi quattro poli: Berlusconi-Salvini-Meloni; Renzi-Calenda; Letta-Fratoianni-Bonino; Giuseppe Conte.

La congiuntura nella quale si inserisce questo voto del 25 settembre è presto detta. Italia governata dalla destra? In questo caso: quali saranno i rapporti con l’Europa? Flat tax? 1 milione di alberi in più? Blocco navale? Come ben comprovato dal caldo massiccio di questa estate: quale politica è da attuare rispetto al cambiamento climatico? Autonomia Regionale Differenziata? Se sì aumenterà il divario tra il Nord e il Sud del Paese.

A settembre vedremo gli effetti dell’aumento dell’inflazione in termini di mancato potere d’acquisto. Che ne sarà dei più fragili (chi ha la pelle scura, le donne, i disabili)? Globalizzazione o nuovo regionalismo (balcanizzazione)? Prestare attenzione al potere e alle mire espansionistiche delle Multinazionali o difesa del territorio e delle sue particolarità?

Problemi veri della gente: casa, lavoro, stipendi bassi. Crisi ambientale (di cui si diceva): l’Artico si sta riscaldando quattro volte in più del resto del mondo; occorrono strategie di lungo termine; il problema dell’inquinamento, sommato a un emergenza sanitaria non ancora rientrata, la guerra in Ucraina…

I «quattro» contendenti – ma si ha l’impressione che l’intero sistema non sia affatto quadripolare  e che quindi non possa portare alla nascita di una Quarta Repubblica – si devono cimentare, insomma, in una delucidazione (e proposta) intorno a temi vecchi e nuovi. Il fascismo da una parte, dall’altra il fatto che l’Italia (uno dei paesi più esposti al cambiamento climatico) diventerà come il Sahara; ma ancora: una Costituzione antifascista che può essere fatta mutare in senso presidenziale (avendo una maggioranza dei due terzi nella Camera e nel Senato, come si prevede andrà a finire rispetto alla coalizione guidata da Giorgia Meloni) e quindi stavolta “Dio, patria, famiglia”, la difesa dei manifesti pro vita…

Una Giorgia Meloni scopertasi europeista, atlantista, liberale e, naturalmente: conservatrice. Una Giorgia Meloni che condanna leggi razziali e soppressione della democrazia ma che non inizia (come, in effetti, si è realizzato nel 1989 al momento della caduta del Muro di Berlino da parte dei comunisti italiani) una seria riflessione e una presa di coscienza (che dovrebbe riguardare tutto il suo “mondo”, la sua area di riferimento o, come amerebbe dire il cantante Gigi D’Alessio, la sua “gente”) rispetto a cosa è stato il Ventennio, ha cosa ha rappresentato l’alleanza Benito Mussolini- Adolf Hitler e a cosa ha significato veramente la perdita della democrazia e l’instaurazione della dittatura in questo Paese).

Dal punto di vista economico il mondo – non l’Italia – si trova sull’orlo della recessione. Certo, per amore di completezza, occorre dire che non sono solo spine, qualche rosa c’è: nel secondo trimestre del 2022 il PIL italiano è cresciuto più di quanto ci si aspettasse; a Maggio del 2022, il tasso di disoccupazione è sceso all’8,1% nel complesso (-0,1 punti) e al 20,5% tra i giovani (-2,1 punti). Il governo di Mario Draghi, come si sa, si è costituito il 13 febbraio del 2021. E Draghi non era, certamente: l’ultimo dei fessi. Salario minimo, Lotta alla precarietà, giustizia sociale: questi i contenuti che dovrebbero vedersela contro lotta all’immigrazione, Ponte sullo Stretto di Messina, pace fiscale. E come voteranno quei tre milioni di giovani che non avevano ancora l’età per farlo nel 2018 uniti ai diciottenni che si affacciano al voto, oggi, per la prima volta?

Insomma, forse non sapremo mai “Che cos’è la destra?” e “Cos’è la sinistra”, ma sappiamo perfettamente che su temi e contenuti e problemi, le ricette di Giorgia Meloni ed Enrico Letta si differenziano in qualcosa.

Sarà più forte la paura? Vincerà il desiderio di cambiare? Di giungere a qualcosa di nuovo? È stato detto che ormai le ideologie sono morte e sepolte. Bene! Ma il fatto che siano “finite” le ideologie non ha fatto finire affatto i problemi. È su temi, problemi e contenuti che si gioca la partita adesso.

Un approccio differente su questi argomenti è quello che sarà decisivo per la vittoria elettorale. Questo dunque resta della politica (che il filosofo Micheal Foucault pensava addirittura essere diventata “biopolitica”): un approccio, un punto di vista, un modo per risolvere le cose.

Si è passati dal perché (la politica dello “Stato assoluto” di Thomas Hobbes) al come. Ma dire un modo (per risolvere i problemi) vuol dire: differenziarsi sul terreno delle scelte.

Il 25 settembre non si voteranno delle coalizioni e dei partiti: si voteranno delle scelte precise in ambito economico, politico, culturale, ecc.

Io metto questa pedina qui: e questa è una scelta. Tu come giudichi la mia scelta? Bisogna vedere tutte le parti dalle quali è composto il nostro gioco in questo momento. L’elettore dovrà insomma possedere una conoscenza (che, forse, è parola troppo grossa – diciamo: un’informazione) di quali sono i giocatori, di che cosa è il gioco, di quali sono le mosse del gioco e di quale è la posta del gioco. Cruciale sarà, evidentemente, la propria capacità di informarsi.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.