2 Maggio 2024
Movie

La (in)felicità di Hirayama: “Perfect Days” (W. Wenders, JPN- GER 2023)

VOTO: 7.5
L’ultimo film di Wim Wenders è probabilmente il migliore da molti anni in qua, anche se va letto diversamente da come si fa di solito: come in ogni opera d’arte l’autore (al di là delle sue intenzioni) deve lasciarne la decifrazione a chi ne fruisce e la guarda dalla propria prospettiva. Il lavoro ha avuto origine da una serie di documentari finalizzati a riqualificare architettonicamente (in senso funzionale e di design) il sistema dei bagni pubblici di Tokyo: Tokyo Toilet Project. Diventa una fiction nel momento in cui immagina e racconta la vicenda di Hirayama (Kōji Yakusho, premio come migliore interpretazione maschile a Cannes 2023), un uomo apparentemente tranquillo e appagato –  nonché caratterizzato secondo quasi tutti, critici e spettatori, da mindfulness, dato che con felice meticolosa dedizione trascorre le giornate, sempre uguali a se stesse, come addetto alla pulizia dei bagni pubblici. Si alza, si lava i denti, scende le scale buie del suo monolocale di periferia, agguanta le chiavi della macchina, esce di casa, prende una lattina di caffé (sic) da un distributore di bevande piazzato nel cortile, e si avvia in auto verso il centro della città, mettendo musicassette con rock americano degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Musiche e testi sempre belli da riascoltare (da The House of the Rising Sun degli Animals a Perfect day di Lou Reed a brani di Otis Redding e Van Morrison) e che forse vorrebbero riflettere lo stato d’animo del protagonista, se non è quest’ultimo a mettersi al servizio della musica, se non è la storia ad attaccarsi alla musica. Poi fa il giro dei bagni da pulire (cessi pubblici peraltro inverosimilmente lindi, senza che la mdp mai affondi l’obiettivo nei wc) incontra i colleghi e li sprona a fare il proprio dovere, osserva la varia umanità del circostante, lui essendo sempre apparentemente soddisfatto di tutto. La sera torna a casa, cura le sue piantine, frugalmente cena, e lo vediamo infine a letto, a leggere Faulkner, col quale cede al sonno. I sogni, suggestivamente rappresentati da Wenders a partire da scariche elettriche simili a quando la televisione in bianco e nero non funzionava, non sono però rielaborazioni del subcosciente più o meno lontano, ma richiami a ciò che Hirayama ha vissuto e visto lo stesso giorno, durante il lavoro. Scopriremo nel corso del film che Hirayama proviene da una famiglia abbiente, ricca e importante. È dunque una scelta di vita la sua. Ma è vera felicità? O è forse una forma di misteriosa espiazione, per qualcosa che non conosciamo, dato che è difficile credere che possa godere di queste sue un po’ mediocri se non squallide pratiche quotidiane, o della sua solitudine? Il film di Wenders è stimolante proprio perché suscita dubbi e interrogativi sul suo stesso senso. La nostra interpretazione è che Hirayama non sia felice, viva male, che il suo sorriso sia un sorriso forzato cosí come autoimposta la sua routine priva di ricerca di appagare desideri o priva di desideri; per certi versi sia disperato. E che casomai sia profondo e sincero quello (il sorriso) del primo piano finale, frammischiato a lacrime che potrebbero esprimere anche speranza in un futuro nuovo e diverso, per esempio in compagnia di una donna che gli piace e al quale lui piace. Wenders conosce e ama Tokyo e gira le scene di interni con una tecnica che vuole essere un omaggio a Ozu, cosí come a Ozu egli dedicò interamente Tokyo-Ga, il documentario uscito nel 1985. Anche il confronto con un altro film ‘minimalista’, Paterson di Jim Jarmush (con Adam Driver nelle vesti di un autista di bus, 2016) è stato fatto ed è quasi inevitabile. Ma l’opera dell’allievo – Paterson del resto è un film davvero notevole – è decisamente superiore a quella della sua fonte di ispirazione, almeno in questo caso.

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.