6 Dicembre 2024
Italic

La fragile bellezza

Le case che si sono accartocciate, nei giorni scorsi, nelle Marche e nel Lazio,  sotto la devastante forza del terremoto, straziando vite e storie, cancellando il passato ed amputando il futuro di quelle terre, mi hanno fatto tornare in mente una vicenda che ho letto poco tempo fa.

Scavando fra le rovine dell’antica città irakena di Ur, l’archeologo britannico  Leonard Woolley scoprì un pannello di legno di straordinaria bellezza . Mentre l’appassionato studioso osservava estasiato quell’oggetto unico (e carico di un lontano passato da decifrare), che si era conservato per circa cinquemila anni, una pioggia imprevista lo cancellò, lo sciolse come neve al sole; per la precisione Wolley scrisse “…era fragile come le piume sulle ali di una farfalla…”.

I borghi ricchi di storia spappolati dalla furia del sisma mi ricordano proprio quella pioggia implacabile sulla preziosa e volatile tavola di Ur. Non sono un tecnico, ma francamente trovo piuttosto illusorie (e in alcuni casi strumentali alla sola e “solita” polemica politica) le argomentazioni  di chi sostiene che quei luoghi avrebbero potuto essere salvati. Più precisamente penso che  avremmo potuto e potremo –dovremo!-  cercare di ridurre i danni, ma senza immaginare che riusciremo a salvare quei luoghi unici, se e quando la natura mai deciderà  di far sentire di nuovo  la sua cruda potenza. La qualità dei nostri paesaggi è fatta soprattutto di agglomerati urbani e luoghi che hanno una lunga storia, sono lo stratificarsi di vittorie e sconfitte  e certo non possiamo ragionevolmente raccontare che quella storia potremo salvarla, sventrando, ricostruendo palazzi e mura con tecniche antisismiche. Non è solo un problema di risorse economiche, ma di “autenticità”. Milioni di donne ed uomini vengono ogni anno a visitare le nostre bellissime città, i nostri monumenti, gli antichi resti,  perché provano la impareggiabile ebbrezza di trovarsi di fronte a luoghi autentici. Non credo –mi sbaglio?- che la gente scambierebbe quell’autenticità con città finte e ri-costruite in una sorta di Las Vegas degli effetti speciali e delle finzioni.

Va da sè, ovviamente, che quei luoghi sono fatti anche di un materiale che non si trova in commercio e neppure nei libri di ingegneria; cioè sono fatti di ricordi e vicende che, però, sono nate dentro luoghi materiali che hanno un preciso odore, hanno quello spessore e quella peculiare collocazione; tutte caratteristiche che non puoi trovare in un mondo posticcio e finto.

Abbiamo il privilegio della bellezza, ma –come tutte le bellezze- è sottoposto ad una grande fragilità, che si chiama anche vulnerabilità sismica. La Storia ci ha regalato luoghi irripetibili, la Natura li sottopone a prove drammatiche. Ciò non significa che dobbiamo rassegnarci alla tragedia. Tuttavia, dobbiamo avere la piena consapevolezza che avremo margini d intervento limitati proprio dalla qualità di quei luoghi che vorremmo (e dovremmo cercare di) preservare.

Noi siamo il paese della bellezza, ma di una bellezza sotto scacco. La fragile bellezza.