27 Luglio 2024
Words

Attentato in Giordania

Non sono ancora chiare le motivazioni dell’attacco a Karak, un centro turistico a 120 km a sud di Amman. Non si può dire con certezza se l’accaduto sia un atto terroristico oppure un’azione di bande di trafficanti o altro perché il primo scontro è stato nella città di Qatraneh, dove alcuni cittadini hanno denunciato di aver sentito esplodere qualcosa con forte odore di polvere da sparo.
All’arrivo della polizia è iniziato il conflitto a fuoco con la banda che poi è scappata verso Karak, salendo direttamente al castello. I criminali sono stati dentro per alcune ore, prendendo in ostaggio civili locali e stranieri.
Le forze dell’ordine hanno accerchiato il castello e tentato di far uscire più persone possibili. Poi sono arrivati i reparti speciali guidati dal principe Rashid bin Hassan e sono stati impiegati dei blindati nel tentativo di contenere gli assalitori. A metà pomeriggio è iniziato l’assalto al castello da parte delle forze speciali dell’esercito giordano e alcuni malviventi si sono arresi.
Alle 6 del pomeriggio circa non c’erano più ostaggi e il numero dei morti si contava in 5 poliziotti, 3 civili e una turista canadese.
Attentati di questa tipologia, in centri abitati, erano molti anni che non accadevano in Giordania, invece c’erano stati, circa sei mesi, degli attacchi contro obiettivi militari o di pubblica sicurezza.

La Giordania è in allarme da tempo a causa della crisi in Siria. Deve fronteggiare la presenza di cellule islamiste e la minaccia di quelle che arrivano dall’esterno. Un doppio pericolo sottolineato da numerosi episodi di violenza. Situazioni nuove che si sono saldate con una vecchia “tradizione” estremista. Il primo leader della Al Qaeda irachena era il giordano Al Zarkawi, capo che ha continuato a ispirare, anche da morto, molte componenti jihadiste. Inoltre la Giordania è da sempre uno dei migliori alleati degli USA nella lotta al radicalismo, prima quello qaedista, successivamente i seguaci del Califfo. I suoi servizi sono ritenuti tra i più abili e con ottima conoscenza del quadro regionale attraverso una rete di agenti presenti dalla Siria all’Iraq. L’attentato di Kerak, colpendo i turisti, potrebbe essere un tentativo di alzare la sfida, attirare maggiore attenzione internazionale e incidere sulla precaria economia del Paese.