27 Luglio 2024
Words

Il grande sogno, o sonno?

Le elezioni politiche si stanno avvicinando. Chi vincerà? Chi perderà? Da una parte Renzi ha in mente un prolungamento del governo Gentiloni (che, pure, del bene ne ha fatto). Dall’altra Salvini proclama che risolverà il problema dell’immigrazione. Dall’altra ancora: Di Maio (con o senza, sembra più senza, Grillo) prevede un’Italia ecologista ed equanime. D’Alema e soci parlano ancora di giustizia sociale. Le carte (del mazzo) sono state servite. Sta adesso all’elettore. Non importa come si voterà: importa, stavolta, andare a votare. Non astenersi. E importa votare con coscienza e importa che i partiti siano conseguenti al proprio proclama. Cioè che facciano davvero le cose che hanno promesso. Insomma più che guardare all’elettore bisogna guardare ai partiti. E i partiti cosa hanno da dire? Hanno da dire che vogliono un’Italia diversa. Che vogliono un Paese finalmente pacificato. Che vogliono capire se davvero ci sono le condizioni per un cambiamento radicale e immediato. Ma di quale cambiamento stiamo parlando? Un cambiamento di centro-destra, di centro-sinistra o «alla» Cinquestelle?

Un cambiamento di centro-destra vuol dire liberismo e misure di sicurezza più rigide. Un cambiamento di centro-sinistra vuole dire giustizia sociale ed equità. Un cambiamento «alla» Cinquestelle vuol dire misure più restrittive sui cambiamenti di capitali. Io credo che le coalizioni si siano espresse bene. Hanno dimostrato bene i loro intenti. Si sono sapute giocare bene le proprie carte. È un Italia «tripolare»: equità sicurezza e controllo, cioè PD, FI e M5S.

Che Italia è questa? È un Italia che si interroga su malaffare, cattiva politica e interessi vari di vari competitor. Banche, immigrati, poteri forti: tutto l’armamentario del populismo (di destra e di sinistra) è stato tirato fuori in questi mesi. Ma il populismo vuol dire demagogia. E la demagogia vuole dire investire sui sentimenti della gente. E investire sui sentimenti della gente vuole dire fomentare paura e desiderio. I partiti (col loro populismo) hanno fomentato in questi mesi paura e desiderio negli italiani. Ma paura e desiderio sono due mezzi micidiali quando si va a votare. Quando si deve andare a votare. Bisogna sempre ricordare che i partiti sono fatti di uomini. E gli uomini, come tali, possono sbagliare. Cioè possono dire il giusto ma possono anche mentire. Possono fare cose belle ma anche attentati. Possono fare buone leggi ma anche disastri.

Dunque col loro populismo le coalizioni hanno stabilito qualcosa di sbagliato. Si può intraprendere una deriva demagogica dell’Italia se si osservano le direttrici di una politica troppo china sull’effettuale. Maurizio Ferraris ha creato il movimento filosofico chiamato «Nuovo Realismo» che dice: la realtà è inemendabile; non la puoi cancellare. Il fatto che ci sia il problema degli immigrati è un fatto effettuale e inemendabile. La politica degli anni 2.0 troppo china sull’inemendabile si è dimenticata che la realtà è racconto, narrazione, letteratura. Racconto politico di avvenimenti reali. I partiti – in maniera populista – non hanno raccontato la realtà: si sono limitati a fotografarla. Quello che i partiti hanno dimenticato è che per risolvere un problema devi pur esprimerlo in qualche linguaggio. E questo linguaggio è quello della politica. Una politica che finalmente si rende conto dei problemi perché li ha davanti. Troppa realtà e troppo poco racconto. Troppo effettuale e troppo poca immaginazione. Bisogna sognare ancora, saperlo fare, aiutare gli altri a farlo. Vincerà queste elezioni chi, come afferma Roberto Vecchioni in una sua vecchia canzone, possiederà il «grande sogno» e saprà indicarcelo.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.