2 Maggio 2024
Sun

Maurizio Ferraris, Intorno agli unicorni, Il Mulino, Milano 2018, 12 euro

  1. Supercazzole.

Bisogna «Gettar luce su enti meno rilevanti ma ubiqui nello spazio e nel tempo». La supercazzola, gli ircocervi, gli unicorni, gli ornitorinchi «rimettendo ad altra occasione l’indagine sulle lunghissime unghie di Gilles Deleuze o sull’età del cucco, o sulle squame dei pesci, che i Sofisti portavano ad esempio per confutare Platone (ci saranno idee anche di quelle?)». Con questo intento Maurizio Ferraris scrive Intorno agli unicorni. Supercazzole, ornitorinchi e icrocervi (Il Mulino, 2018). In fondo «Di ciò di cui non si può parlare con totale certezza filosofica è lecito cazzeggiare o supercazzolare». «Intorno agli unicorni» suggerisce «un nuovo senso al sintagma» che si riferisce a «quello delle varie entità più o meno bizzarre che ci circondano, così come della loro matrice essenziale, del pleroma che le avvolge. La supercazzola». Per far ciò Ferraris «valorizza» la sfera della «tecnologia». La supercazzola è una tecnologia. «All’origine di tutto, dell’arte come della scienza»: troviamo questi «oggetti strani». Il conte Mascetti (Ugo Tognazzi) ci insegna, insomma: «che si può interagire nel mondo senza disporre di concetti». Si tratta di un «caso di schematizzazione senza concetti». Gli schemi sono la tecnologia. Ci sono pensieri (epistemologia), oggetti concreti (ontologia) e schemi (tecnologia). Dall’ontologia «emerge» l’epistemologia. «Quali sono le procedure attraverso cui si può produrre una supercazzola?». Il libro di Ferraris, a questo punto, diventa un’indagine sulla tecnologia. Lo schema (tecnologia) procede dai concetti per raggiungere gli individui.

  1. La différance.

Ferraris distingue «tre parti della filosofia: l’ontologia, quello che c’è, con o senza sapere; l’epistemologia, quello che sappiamo o crediamo di sapere, e la tecnologia, quello che facciamo, con o senza sapere». Il primo livello, quello dell’ontologia, individua gli «individui» (cioè «particolari concreti»). A questo livello la supercazzola «sono parole in libertà». Questo scatena il gioco delle interpretazioni (ermeneutica); al terzo livello (tecnologia) la supercazzola è la différance. Poco a poco (nell’epistemologia) la supercazzola «acquista un senso» ovvero «si definisce come un concetto». E con essa: gli unicorni, gli orinitorinchi e gli ircocervi. C’è una triplice implicazione: ontologia-tencologia-epistemologia. L’epistemologia emerge dall’ontologia attraverso la tecnologia. Cioè l’emergenza è un fatto tencologico: la tencologia è la copertura dell’emergenza: ciò che l’emergenza produce prima di produrre la tencologia. L’emergenza fa emergere l’epistemologia ma si «produce», essa stessa, in tencologia! Ma Ferraris dice: «Anche se non sempre il trapasso dall’essere al sapere ha luogo, e magari non è neanche una rovina, giacchè il mondo può funzionare, nella maggior parte dei casi, in assenza di pensiero e i balia di supercazzole». In assenza di schemi concettuali, di pensiero, di concetto c’è uno «schema» che fa si che vengano congiunte ontologia ed epistemologia. C’è quello che io faccio. E questa, naturalmente, è la realtà!

  1. Emergenza.

La «différance» «non è né un essere né un sapere, bensì un fare». Essa è tencologia. «Lo stesso vale per la supercazzola,qualcosa che si fa, senza che corrisponda né a un essere né a un sapere, trattandosi di un flatus vocis». Ma questo «fare» genera una prima «differenza»: questo «fare» ha prodotto una «differenza» tra un «fare» e un «non fare». Poi c’è una seconda «differenza» che è un rinvio temporale. A poco a poco la «supercazzola» acqusita un significato! Qualcuno «concettualizza» quel primo «fare». C’è un «significato». Kant afferma che i giudizi sintetici a priori si trovano negli schemi: metodi di costruzione che mediano tra i concetti e gli oggetti- e che «producono i concetti costruendo degli oggetti». Tale «costruzione» è il «fare» della tencologia. Allora abbiamo: ontologia-emergenza-schema-ed epistemologia. Come emerge uno schema? A questo punto lo schema, dice Ferraris: «E’ un operatore tecnico la cui azione si articola in quattro momenti. Per cui qualcosa si fissa, in noi o fuori di noi; l’iterazione, grazie alla quale ciò che è fissato viene iterato, una o n volte; l’alterazione che introduce una modifica, intenzionale o meno; e l’etsternalizzazione, il processo per cui iscrizioni, iterazioni e alterazioni passano su un supporto tencico esterno». L’epistemologia «emerge» dall’ontologia attraverso la tecnologia che costituisce il punto massimo di estensione dell’emergenzala quale si configura come, operativamente, un «fare». Si emerge sempre attraverso un’azione – che è uno schema; che è una tecnologia.

  1. Oggetti strani.

Che senso ha, dunque, questo libro di Ferraris? Annunciarci che gli «oggetti strani» esistono? Fornire la loro caratterizzazione metafisica? Investirli di un valore utile a tutti gli uomini? No. Questi «oggetti strani» (sarchiaponi, unicorni, supercazzole, ircocervi, ornitorinchi ecc.) sono dei «punti di passaggio» tra il Nuovo Realismo e la sua connotazione «politica». Parole senza senso… Che pure hanno una valore … Parole senza senso dentro il mondo del Web… Tutto è sociale (anche se questi «oggetti strani» non sono oggetti sociali) e tutto è politico. Tutto è politico perché esiste anche un unicorno come manufatto tencologico: qualcuno lo fa. Ma che cosa fa l’uomo? Fa politica perché si trova costretto a vivere in una società.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.