19 Aprile 2024
Movie

Ganz è tornato angelo

Bruno Ganz, nato a Zurigo nel 1941, il più famoso attore svizzero, uno dei più stimati della scena internazionale, insignito di numerosi premi sia in ambito teatrale (di impronta brechtiana) che cinematografico, ci ha lasciato il 15 scorso. Molto è stato detto e continua giustamente a essere detto di lui in questi giorni. Anche il privato di Ganz è stato talvolta richiamato: il dolore per un figlio disabile, la sua protratta dipendenza dall’alcool. L’intensità delle sue interpretazioni, raramente tradìta, è certamente anche stata influenzata dai solchi della sua esistenza personale. Ma Ganz è stato attore eccezionale sul piano tecnico, impeccabile e misurato in rapporto alla diversità dei ruoli, capace di passare dal registro intimista e drammatico a ruoli più divertenti e (auto)ironici.

Ci limiteremo qui a ricordare pochi dati che ci paiono più rilevanti della sua carriera e della sua personalità.

Il rapporto privilegiato con Wenders, avviatosi con L’amico americano (1977) ha toccato il suo zenit senza ombra di dubbio con Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin, 1987) nel quale Ganz svolge la parte di Damiel, un angelo che insieme a un suo compagno osserva la, e riflette sulla, vita dei berlinesi seguendone come un custode alcuni, fino a mettere in atto la sua facoltà di diventare umano, innamoratosi di una trapezista. Fu attore anche con Herzog (Nosferatu, 1979). Fu molto legato al nostro paese, dove ottenne il David di Donatello nel 2000 per Pane e tulipani di Soldini. Celebre, forse quella di maggior successo, è rimasta nel 2004 la parte di Hitler nei suoi ultimi momenti, ne La caduta (Downfall) del 2004, di O. Hirschbiegel. L’ultimo lavoro, recentissimo, è La casa di Jack di L. Von Trier.

Nel riscorrere la sua filmografia segnaliamo al lettore almeno le seguenti pellicole, oltre a quelle già menzionate, che riteniamo di speciale qualità (in sé e per la recitazione di Ganz):

La marchesa von O, di E. Rohmer 1976; Dans la ville blanche, di A. Tanner 1983; Così lontano così vicino, di W. Wenders 1993; L’eternità e un giorno, di T. Angelopoulos 1998.

 

 

 

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.