9 Dicembre 2024
Voice of Jerusalem

Bibbia e coronavirus

Poteva mancare, in questo periodo nel quale Israele viene attraversata dalla paura per la diffusione del coronavirus, un richiamo ai testi biblici? Il giornalista Aviel Schneider pubblica un articolo il 20 marzo su Israel Today («God is my Antidote») sul rapport fra ebraismo ortodosso e coronavirus.

La Terrasanta dove ora si stende Israele non è estranea a epidemie e pestilenze, e le Scritture hanno molto da dire. Vi presento qui una raccolta sparsa di versetti, individuati in Israele su siti web, su piattaforme di social media o ascoltati in conversazioni informali.

Perché questa volta io mando tutti i miei flagelli contro di te, contro i tuoi ministri e contro il tuo popolo, perché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra (Esodo 9:14).

Và, popolo mio, entra nelle tue stanze / e chiudi la porta dietro di te. / Nasconditi per un momento / finchè non sia passato lo sdegno (Isaia 26:20).

Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo … (Levitico 13:46).

Se chiuderò il cielo e non ci sarà più pioggia, se comanderò alle cavallette di divorare la campagna e se invierò la peste in mezzo al mio popolo, se il mio popolo, sul quale è stato invocato il mio nome, si umilierà, pregherà e ricercherà il mio volto, perdonerò il suo peccato e risanerò il suo paese. (2 Cronache 7: 13-14).

Purificate le vostre mani, o peccatori … (Giacomo 4: 8)

 

Con le crescenti restrizioni alle riunioni pubbliche, i rabbini si sono rivolti allo streaming come mezzo di preghiera. All’inizio di marzo i migliori rabbini nella città settentrionale di Tsfat (Safed) hanno organizzato una preghiera di massa in streaming dal vivo. Mercoledì il messaggio messianico è aumentato; l’ex rabbino capo Yisrael Meir Lau ha ospitato un servizio di preghiera onlinedi massa, e lo stesso ha fatto Shai Abramson, il cantore dell’esercito (Israel Defence Force, IDF). Lo stesso giorno un messaggio diffuso in vario modo (via radio, per strada) invitava i credenti a partecipare, dalle 7 alle 8 di sera, ad una preghiera contro il diffondersi delcoronavirus: «Durante questo periodo pregheremo come un solo cuore e alzeremo la voce al Signore affinché possa tendere la mano per guarire, rilasciare segni e prodigi – nel nome di Yeshua il Messia».

Gli ebrei ortodossi, uno dopo l’altro, dicono che «Dio è il mio antidoto al coronavirus», «L’Onnipotente ha il controllo e mi tiene». Quindi i regolamenti umani, le misure precauzionali del Ministero della Salute, non hanno senso. È la stessa mentalità che costringe gli ebrei ortodossi a rifiutare il servizio militare: si considerano un esercito di Dio e vedono la preghiera e la Torà come il loro servizio nazionale.

Ma ora il governo israeliano sta cercando di convincere le comunità ebraiche ultraortodosse che il coronavirus non solo ha rubato il nome di una birra messicana, ma è molto più pericoloso di quanto pensino. Viene chiesto d’interrompere tutti i servizi e le riunioni al Muro occidentale. È sceso in campo anche il rabbino capo del paese, David Lau: «finché il virus si libra su di noi, dobbiamo stare attenti e abbandonare le solite tradizioni. Riguarda le nostre vite, le vite del popolo ebraico».

Yitzchak Yehuda Yaroslavsky, rabbino Chabad anziano d’Israele, ha insistito che è dovere di tutti, anche degli ultraortodossi, rispettare i regolamenti del governo: «Gli ebrei che non rimangono in isolamento devono essere immediatamente denunciati alle autorità».

Inoltre, i manifesti sui muri delle aree residenziali ortodosse come Mea Shearim a Gerusalemme avvertono ora della terribile magefah, ‘epidemia’ in ebraico.

C’è voluto del tempo e alcune insistenze, ma alla fine sempre più rabbini stanno spingendo i loro seguaci a obbedire ai comandamenti dell’uomo (il governo) per vivere e poter seguire di nuovo i comandamenti divini in futuro.