16 Ottobre 2024
Words

Scienziati, manifesto, Falcone e presidenti

Leggo sul Manifesto che “400 scienziati scrivono a Conte e Mattarella per un paese sostenibile dopo Covid-19”.

Quale Presidente?
L’articolo è in verità una lettera che comincia così: “Egregio Presidente, Voglio innanzitutto ringraziarLa per il lavoro che sta facendo e per il coraggio che ha mostrato in una situazione emergenziale”. E prosegue con una serie di ipotesi e raccomandazioni condivisibili, fino all’elenco finale della proposta in 10 punti che prevede “città verdi, energie rinnovabili, turismo sostenibile, biodiversità e restauro ambientale”, ecc.
Sono argomenti importanti che pongono questioni concrete al prossimo futuro del nostro Paese e dei nostri figli. Sono temi che condivido dal primo all’ultimo, su cui sono d’accordo e che sottoscriverei anch’io.
Però, [imprecazione a scelta], chiedo: l’italiano è diventata una lingua sconosciuta?
Non so se sia una distrazione di Roberto Danovaro (presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn), estensore e primo firmatario della lettera, o soltanto dei redattori del Manifesto. Tuttavia, come si fa a scrivere in prima persona una lettera firmata da 400 scienziati? E soprattutto, come si fa a spedire una lettera pubblica al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei Ministri, mettendo in apertura genericamente “Egregio Presidente”? A chi si parla? A quale dei due? Mattarella o Conte? E le due figure e i due ruoli sono equiparabili?
La lettera, nella sua forma, è offensiva nei confronti almeno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perché non può il ruolo essere equiparato a quello del coordinatore dell’Esecutivo.
Analizzando meglio la lettera potremmo sostenere che forse l’errore di aggiungere Mattarella è stato del titolista del giornale, perché la lettera si capisce essere scritta al Presidente del Consiglio. Tuttavia l’errore di scrivere in prima persona è certamente di Danovaro.

Giovanni Falcone: la forma e la sostanza
Qualcuno che è arrivato a leggere fin qui dirà: ma chi se ne frega della forma; importante è la sostanza.
Rispondo con una frase di Giovanni Falcone, che disse: “Se poni una questione di sostanza, senza dare troppa importanza alla forma, ti fottono nella sostanza e nella forma”.
Ecco, segnalo che la forma è sostanza. E che il tanto richiesto ripristino delle ore di educazione civica nelle scuole potrebbe cominciare da qui. È facile scagliarsi contro le fake news, l’odio veicolato dai social media, la degenerazione dei rapporti sociali… Tutte queste cose attengono alla forma.

Barthes e la scienza
Mi tocca tornare al 7 gennaio 1977. Eravamo al Collège de France. Tutti eravamo lì o tutti dovremmo esserci stati. Perché tutti dovrebbero conoscere cosa disse Roland Barthes nella sua Lezione. Disse (è scritto in un libro pubblicato molti anni fa da Einaudi): “La scienza è grossolana, mentre la vita è sottile. Ed è per correggere questo divario che la letteratura ci sta a cuore”.
Ecco, la prossima volta il testo fatelo scrivere a uno studente di Lettere e il titolo fatelo fare a un funzionario del Comune. Forse, accanto a 400 scienziati, potrebbero dare il loro positivo contributo.
Almeno spero.