27 Luglio 2024
Voice of Jerusalem

Fotografi israeliani. Eli Singalovski

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Eli Singalovski ci regala immagini stupende e stranianti dell’architettura con cui è stata costruita Israele. Le sue fotografie sono riprese nel buio della notte, ma illuminate da una luce raggiante. Questo separa l’edificio dal suo contesto, lo isola e crea un’atmosfera da fotografia da studio.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”8093″ img_size=”medium” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]Il suo lavoro speciale intensifica ancor di più il gap che esiste fra l’ambizione del paese alla sua nascita e un materialismo quasi violento.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”8094″ img_size=”medium” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]Tutto fu già detto sin dall’inizio. «Rimodellare lo spazio e assicurare il benessere fisico e psichico della popolazione tramite una pianificazione centralizzata. [Qui] esiste un’opportunità per una partenza genuina, su una tabula rasa», scrisse nel 1948 Arieh Sharon, che fu il coordinatore del primo piano urbanistico nazionale. Ma anche «…occorre dire la verità», disse pochi anni dopo Eliezer Brutzkus, uno degli urbanisti che lavorarono con Sharon, «abbiamo ottenuto i risultati anche contro il volere degli immigranti, li portavamo diritti dalla nave alle regioni di sviluppo».[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”8095″ img_size=”medium” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]Singaloski mostra edifici residenziali molto semplici, pragmatici ed efficienti, anonimi, uguali per tutto il paese, costruiti nei primi anni dello Stato per dare una casa a tutti gli immigranti il più velocemente possibile, ma che gli abitanti – persone provenienti da paesi con culture molto diverse, spesso in sovrannumero negli appartamenti – li hanno trasformati in organismi quasi viventi, cambiandogli spesso pelle.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”8096″ img_size=”medium” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]E mostra edifici brutalisti – un approccio architettonico che in Israele ha avuto una risonanza enorme – che esprimevano la ‘sensualità’ del materiale e si forzavano per la ‘verità’ strutturale degli edifici, per la loro espressione diretta ed elementare, come la natura stessa.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”8097″ img_size=”medium” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]Eli Singalovski (n. 1984) ha fatto Aliyah da San Pietroburgo a 7 anni. Ha studiato fotografia alla scuola Bezalel a Gerusalemme, e vive e lavora a Tel-Aviv e ad Amburgo.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”8098″ img_size=”medium” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_empty_space height=”20px”][vc_column_text]I suoi lavori si trovano in varie collezioni pubbliche e private, inclusi lo Israel Museum e il Tel-Aviv Museum of Art, che a novembre ospiterà una sua mostra personale.[/vc_column_text][vc_empty_space height=”20px”][vc_single_image image=”8099″ img_size=”medium” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_empty_space height=”20px”][/vc_column][/vc_row]