9 Dicembre 2024
Voice of Jerusalem

Pace e diritti umani

Mentre stiamo aspettando che il nuovo governo d’Israele si formi, molti si domandano quanto questo inciderà sul Processo di Pace.
Processo di Pace? Esiste ancora? Ne sentiamo più parlare? Con tutte le crisi che ci sono – la guerra in Ucraina, il Covid, la guerra in Siria, la pressoché scomparsa dello Stato in Libano, il conflitto tra Armenia e Azerbaigian, e ancora e ancora – avvertiamo ancora l’esigenza di parlare di una cosa che più o meno ha stancato tutti? Eppure il Processo di Pace, come un fiume carsico, ogni volta riemerge.
In questi giorni la Commissione della Nazioni Unite per le politiche e la decolonizzazione ha approvato la richiesta alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) di fornire un parere sullo «status giuridico dell’occupazione [della Cisgiordania e di Gaza]», con 98 voti a favore, 17 contrari e 52 astensioni.

L’ambasciatore israeliano all’ONU Gilad Erdan ha denunciato il voto, invitando le nazioni a chiedersi se appoggiano o meno i negoziati e la riconciliazione. Anche il rappresentante degli Stati Uniti ha votato contro la proposta, affermando che l’amministrazione Biden si oppone a decisioni unilaterali.
Il presidente palestinese Abbas ha avvertito per anni Israele che se lo Stato palestinese non fosse all’orizzonte, avrebbe sporto denuncia all’Aia. Abbas lo ha ricordato anche quest’anno in un discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La minaccia di Abbas fa seguito alla sentenza dello scorso anno della Corte penale internazionale (ICC) secondo la quale ha giurisdizione per perseguire i crimini di guerra in Cisgiordania e Gerusalemme est. La ICC comunque persegue i singoli e non gli stati.

Nonostante molti sostengano il contrario, il Processo di Pace è questione controversa e le posizioni si dividono come il Mar Rosso al passaggio di Mosè, metà mare di qua, l’altra metà di là. La Cisgiordania e Gaza sono occupate dal 1967, e dopo 55 anni sono ancora in quella condizione. E contro gli accordi di Oslo di metà anni ’90, addirittura un Primo ministro israeliano, Rabin, è stato ucciso, proprio da un israeliano. Ma il tema dell’occupazione della Palestina esiste. E, nonostante che ogni crisi internazionale, come un’onda del mare, sommerga quella precedente, ancora oggi è sul tappeto e aspetta una risposta.
Dimenticavo. L’Italia ha abbandonato la storica linea dell’astensione e ha votato contro.