4 Maggio 2024
Culture Club

Forse un mattino andando. Il 1968

Stamani, appena alzato, niente bella ciao, ma una riflessione che mi è arrivata improvvisa: il Sessantotto, tanto per fare di un Danubio un piccolo ruscello acrobatico che viene giù da una montagna saltellando alla Gavroche di roccia in roccia, ha avuto in sé la capacità di far “guardare” da vicino, almeno per un attimo, una verità assoluta, una parusia, un’idea manifestata di quelle che si possono solo intuire, l’inafferrabile hide-behind.
Calvino, non solo scrittore ma anche critico stupefacente, lega, come dice Carmela Viscardi, una lirica di Montale, atipica rispetto alla raccolta Ossi di seppia a cui appartiene (Forse un mattino andando, in un’aria di vetro), a Borges, che parla di una leggendaria figura fantastica della tradizione argentina, lo hide-behindappunto, che si muove sempre dietro le spalle umane ed è così veloce che nessuno riesce a coglierlo. Se proviamo a voltarci di scatto, lo hide-behind sarà sempre dietro di noi a causa della sua innata velocità. Vien da sé, pertanto, che il protagonista della poesia di Montale è “quell’uomo che, contro ogni aspettativa, riesce a voltarsi e ad afferrare con lo sguardo l’hide-behind. Il timore è pressoché enorme poiché esso coincide nondimeno con quel vuoto, quel nulla di cui è fatto il mondo” o la classe dirigente o la borghesia oscena e priva di senso dello Stato o l’imperialismo o il militarista oscurantista e violento.
Capire è tutta questione d’essere veloci, rivolgersi tutt’a un tratto per sorprendere lo hide-behind, “è una giravolta su sé stessi vertiginosa ed è in quella vertigine la conoscenza e il vedere”.

La mia generazione in quello strano anno, lungo più di 120 mesi, ha colto il vuoto, la beffa, ma poi ha dimenticato come avviene per i sogni. Tutto si è confuso. Altre mani devono tentare di ricostruire il mosaico di quell’attimo, costruire il nuovo il bello l’armonico in luogo dell’orrido vuoto.
Sì, lo so ci sono stati anche altri momenti storici così, ma Suso Cecchi D’Amico, all’ Arsenale di Pisa, una sera di molti anni fa, se la prese con quelli che volevano parlare di Resistenza nei romanzi senza averla vissuta, usando una espressionaccia, linguisticamente, “che si facessero gli affari loro”. Insomma unicuique suum.

Ecco la poesia:

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore da ubriaco.

Poi, come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi, case, colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

E. Montale, Forse un mattino, in Ossi di Seppia (Piero Gobetti Editore, Torino, 1925)