3 Maggio 2024
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Filosofia del manganello

A Pisa, da piazza Dante a Piazza dei Cavalieri sono due minuti a piedi, passando per via San Frediano. Se invece si passa da via Pasquale Paoli e via Corsica i minuti sono tre. Un tempo brevissimo, dunque, ma tanto è bastato alla polizia in assetto antisommossa per scatenare una “carica di alleggerimento” su poco più di 50 ragazzi. Il corteo era stato organizzato dal Collettivo Universitario Autonomo Pisa e dalla formazione politica giovanile comunista Cambiare Rotta. I ragazzi avevano intenzione di “posizionarsi” proprio davanti alla Normale, eletta a simulacro (come avrebbe detto Baudrillard) di una narrazione (avrebbe detto l’altro postmodernista Lyotard) “errata e manovrata” che «giustifica un genocidio che conta decine di migliaia di morti». Il riferimento chiaro è al popolo palestinese. I poliziotti si sono serviti di manganelli; lo squadrismo fascista del 1922 si serviva del manganello. Con questo non si vuol dire che i globalizzati poliziotti italiani del 2024 siano dei fascisti e neppure, meno che mai, che gli squadristi del Ventennio usassero metodi venuti poi in auge con la globalizzazione. Si vuole – sempre tenendo fermo l’insegnamento di Baudrillard – mettere in evidenza che le simulazioni si accompagnano ai simulacri e che se oggi si parla di intelligenza artificiale anche un corteo (sia pure non autorizzato) può simulare la marca di una specie di sfida al sionismo, agli Stati Uniti – sotto il simulacro, magari, di Melania Klein e del suo No Logo.

Insomma questo è un discorso sui segni, sui segnali, o come avrebbe detto Heidegger, sui “segnavia”. E questo manganello che ritorna è dunque un simulacro, cui va attribuita una determinata realtà, al di la di ogni simulazione. Simulazione poi di cosa? Niccolò Machiavelli raccomandava al Principe di saper simulare e dissimulare. Dissimulare cosa? I ragazzi pisani hanno simulato un dissenso. Mentre i poliziotti hanno dissimulato, dietro una “cortina di ferro” fatta di ordini ricevuti, informative, addirittura leggi, la tutela dell’ordine costituito barattandola con un “colpo in testa ben assestato”.

Ma il discorso sui simulacri, a questo punto, ha a che fare con le istituzioni, che a fronte di una modernità liquida alla Baumann, rappresentano invece qualcosa di molto solido.
Il Viminale ha precisato: «Se errori ci sono stati, si è trattato di casi isolati». Dunque? Non c’era una vera e propria direttiva del Ministero dell’Interno.
Sergio Mattarella ha dichiarato: «I manganelli sui ragazzi sono un fallimento». Dunque? Quei “casi isolati” sono dei falliti!
Giorgia Meloni ha detto: «Il governo mai ha vietato che si svolessero libere manifestazioni». Dunque? Il corteo esplicitamente non era stato vietato. Non era autorizzato ma era stato permesso.

Mettendo assieme queste tre dichiarazioni abbiamo questo risultato: il simulacro del manganello è intervenuto rispetto a dei singoli casi isolati, all’interno di un corteo permesso dallo Stato, e ha fatto registrare un fallimento di chi l’ha usato.
Insomma lo Stato ha parlato chiaro: chi ha usato il manganello per colpire ragazzini e ragazzine è un povero fallito che non ha dignità e non serve né a se stesso ne agli altri. A livello di simulacro dunque il manganello rappresenta una determinata realtà: quella che il cantante Paolo Vallesi aveva esemplificato nella dizione le Persone inutili. Le stesse che il manganello degli squadristi fascisti colpiva a fondo e sulla testa.

La morale di tutta questa storia qual è? La violenza non può essere affrontata con ragionamenti; non serve parlare di James Joyce a chi ci tira una manganellata in testa.
Del resto l’Italia ripudia la guerra, ripudia la violenza, ripudia la forza bruta. Per cui ci troviamo in un inghippo: qualcuno ha usato la forza bruta in Italia e non ha ragionato sulla “quadruplice radice del principio di ragion sufficiente” e nello stesso tempo, per contrastare questi “falliti” si deve usare Sorvegliare e punire di Foucault.

Il simulacro del manganello ci ha portato, dunque, a renderci conto di tutta una serie di realtà.
1) In Italia si può manifestare liberamente; 2) Quello che ci raccontano a scuola o alla televisione non per forza deve essere creduto; 3) A qualcuno non piace che quello che ci raccontano non sia creduto.

Spinoza, una volta, venne pugnalato davanti alla Cattedrale di Amsterdam. Il filosofo, da quel giorno in poi, conservò sempre il mantello squarciato che aveva in quell’occasione. Per ricordare a sé stesso e agli altri che la filosofia non a tutti piace …

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.