3 Maggio 2024
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Vladimir stai sereno…

Il presidente russo Vladimir Putin, nel corso di una recente intervista televisiva, si è dilungato in una eccentrica e dettagliatissima giustificazione storica per l’invasione in Ucraina. Nella sostanza, questa si ridurrebbe alla convinzione che gli ucraini di fatto siano già dei russi perché la Russia glielo ha chiaramente fatto capire tutte le altre volte che ha invaso e occupato il loro paese in passato.
La prima “calata” della Russia in Ucraina fu storicamente tardiva, compiuta da Caterina la Grande nel 1768. In precedenza, il territorio era stato per secoli un dominio della dinastia lituana/polacca degli Jagelloni—che, tra l’altro, controllarono a lungo anche buona parte della Russia Occidentale, fino quasi alle porte di Mosca.

Ad ogni modo, a seguito delle Spartizioni della Polonia (1772–1795), la Russia imperiale e l’Austria asburgica entrarono in controllo dei territori che costituiscono l’odierna Ucraina e li mantennero per oltre un secolo: una disagevole convivenza che terminò, da una parte, come risultato della Rivoluzione russa del 1917 e, dall’altra, per il quasi contemporaneo collasso della monarchia asburgica.
Seguì la Guerra sovietico-ucraina (1918–1921). Con la vittoria dei Bolscevichi, all’inizio la politica sovietica fu quella di mantenere la lingua e la cultura ucraine come quelle ufficiali per l’amministrazione pubblica e per le scuole. Negli anni Trenta, invece, i russi decisero di imporre la “russificazione forzata” del Paese. L’Ucraina tornò a essere indipendente con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.

Dunque, in pratica la giustificazione di Vladimir Putin per l’attuale invasione dell’Ucraina è che, avendo fatto altre invasioni in passato, la Russia avrebbe in qualche modo acquisito il “diritto” di riprovarci ancora. È una tesi pericolosa—e forse è la dimostrazione del fatto che Putin sia un russo europeo e che non pensi al passato asiatico del suo paese, invaso e poi governato dai Mongoli per circa 250 anni, un episodio che i russi moderni non amano ricordare.
Infatti, poco dopo l’intervista di Putin, Cahiagijn Ėlbėgdorž—già Presidente della Mongolia—ha pensato bene di pungolare il leader russo con un ‘Tweet’ delle mappe storiche dell’Impero mongolo, ricordando che i mongoli occuparono a lungo la Russia e pure Mosca, e invitando poi i russi a non preoccuparsene: “Don’t worry, we are a peaceful and free nation”.

Potenzialmente sarebbero un po’ meno divertenti le eventuali rivalse da parte della Cina riguardo ai vasti territori cinesi della Siberia orientale occupati militarmente dai russi attorno all’inizio del secolo scorso e mai restituiti. Il confine tra la Cina e la Russia è lungo più di 4.200 km e, nei fatti, indifendibile. D’altro canto, Xi Jinping, il Presidente della Repubblica Popolare dal 2013, non sembra attratto da luminosi sogni di gloria imperiale e la Cina oggi accede liberamente alle risorse siberiane di cui ha bisogno senza doversi dare la pena di amministrare quelle terre desolate.