25 Aprile 2024
Culture Club

La leggenda del calcio

Uno dei massimi giornalisti italiani del secondo dopoguerra, il coltissimo Sandro Ciotti, gli dedicò un film intitolato “Il profeta del gol”. Non so cosa Ciotti intendesse con quel termine “profeta”. Profeta, dal greco, significa “colui che dice prima, che prevede, che annuncia”. Johann Crujff fu talento purissimo, che nel calcio ha anticipato tanto, ma Ciotti, a sua volta profeta in questo, non poteva saperlo quando girò quella pellicola. Crujff ha preannunciato in una maniera unica il calcio del futuro, quello che abbina tecnica e velocità, classe e fisicità, nonostante il suo fisico non troppo muscolarizzato. E, come osservano i commentatori, come allenatore del Barcellona rinnovò la concezione di quella società, dando al Barcellona il profilo vincente che il club catalano ha avuto dopo di lui, sino ad oggi.
Quando ero ragazzo, rimasi come tutti colpito da diversi aspetti del calcio di Crujff: giocava in tutti i ruoli dell’attacco, saltava l’uomo con veroniche e slalom con i quali dimostrava di avere un senso del tempo specialissimo, era capace di accelerazioni fulminanti sulla fascia a cui seguivano assist perfetti  (con uso frequente dell’esterno destro), aveva un tiro in porta secco, “fiondato”, era allo stesso tempo un trascinatore al servizio della squadra e un realizzatore. Non indulgeva a finezze per puro gusto del piacere alla platea. Difficilissimo trovare degli eredi o dei giocatori che gli assomiglino.

Leader dell’Ajax di Amsterdam dei tempi gloriosi di fine anni Sessanta e primi Settanta (quando vinse  tre Coppe Campioni), fu parte della straordinaria Olanda dei tulipani dal “gioco totale” (largamente costruita sull’Ajax di Rinus Michels, allenatore che Crujff avrà anche dopo il 1973 nel Barça), quella che inventò la marcatura a zona, il superamento dei ruoli statici (con numeri corrispondenti: che nostalgia, però, di questo!); quel nuovo metodo portava avanti azioni asfissianti con una straordinaria circolazione della palla. Crujff si accompagnava ad altri grandi giocatori, dall’ala Johnny Rep, al libero Krol, a un centrocampista che univa classe, geometrie e fisicità, Neeskens. Questa squadra arrivò seconda ai mondiali del 1974 in Germania, dopo una finale indimenticabile e, sulla scia del modello trasformatosi in in scuola, seconda in Argentina nel 1978. Ma in quella occasione Crujff non giocò, e l’Argentina che certamente era  una dittatura non rubò nulla: era una formidabile compagine, a mio parere superiore all’Olanda. Grandi successi mieté Crujff anche nel Barcellona, da giocatore.

Non ebbe carattere facile, e fu anche tormentato da guai di salute piuttosto seri, subito dopo la fine dell’attività agonistica. Era nato ad Amsterdam nel 1947, ed è morto a Barcellona pochi giorni fa. E’ stato certamente, anche da un punto di vista simbolico, uno dei massimi calciatori di ogni tempo. E, in questi casi, la retorica che sembra correre a fiumi nei ricordi non è tale.

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.