27 Luglio 2024
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Elena Torre, Il mistero delle antiche rotte, Cairo Editore 2017, pag. 336, € 16,00

L’ultimo romanzo di Elena Torre, Il mistero delle antiche rotte, dopo Il segreto dei custodi della fede, dello stesso Editore (2015), conferma ancora una volta la capacità creativa della sua autrice ed allo stesso tempo la ricerca accurata relativa alle tematiche da lei affrontate, quale, in questo caso, l’archeologia.

Ritroviamo i luoghi a lei cari, Viareggio, Pisa, ma l’orizzonte si amplia fino a Roma, a Ginevra, al Cairo, a Città del Capo. Gli affezionati ai suoi personaggi ne ritrovano alcuni, insieme all’ingresso di volti nuovi, alle prese con enigmi e problemi da risolvere.

Archeologia, antropologia, giurisprudenza, arte nautica, medicina, malaffare ma soprattutto magia, creano un intreccio labirintico in cui l’autrice guida il lettore con abilità, con un fraseggio rapido, un dialogo essenziale., spostando a velocità inverosimile i suoi attori da un luogo all’altro della storia, come pedine mosse abilmente sulla scacchiera.

Al di là di una sinossi rivelatrice, che diminuirebbe la curiosità, si possono individuare vari blocchi intorno a cui si costruisce la vicenda: una nave romana di età imperiale contenente nella stiva una nave d’oro dedicata a Iside è ritrovata nella zona archeologica pisana e fa arrovellare gli esperti; una mostra di reperti archeologici -anche provenienti da Pisa- è in allestimento al Cairo; in una clinica svizzera piena di misteri, una giovane donna fa un terribile sogno premonitore sulla sorte del fratello.

Come siano legati i reperti archeologici, la mostra, i pazienti ed i medici della clinica svizzera, una giovane avvocatessa viareggina, una famosa antropologa, due archeologi di varia fama, tutti i responsabili degli scavi e della mostra egizia, come sia legato tutto questo alla vita di Derek, fratello di chi ha fatto il terribile sogno e gemello di una dottoressa della clinica suddetta, lo svela la fantasia senza confini della Torre, che crea una mente diabolica, un pazzo che si atteggia a Dio, che tutto vede, prevede, manovra, indirizza ai propri fini, strumentalizzando gli altri senza che se ne accorgano. Come nelle favole anche nella magia tutto diventa possibile, anche l’inverosimile.

Si tratta comunque di una setta segreta, razionalmente ed emotivamente inconcepibile, tuttavia espressione di fenomeni ancora presenti nella nostra società, che possono creare condizioni di pericoloso fanatismo nelle menti più deboli.

Come in un rito sacrificale- perché questo è l’obiettivo della mente folle e criminale- servono un altare, gli oggetti sacri del sacrificio, ma soprattutto la vittima. Tutti gli attori di questa storia, compreso il commissario Biagini -personaggio fisso dei romanzi della Torre- dopo aver scoperto, seppur tardi, l’inganno e la strumentalizzazione, cercano di evitare che la vittima raggiunga l’altare. Rimaniamo a chiederci se il potere del male e la follia avranno il sopravvento, se arriveranno davvero ad azzerare anche i più grandi legami di sangue.

 

 

 

 

Marisa Cecchetti

Marisa Cecchetti vive a Lucca. Insegnante di Lettere, ha collaborato a varie riviste e testate culturali. Tra le sue ultime pubblicazioni i racconti Maschile femminile plurale (Giovane Holden 2012), il romanzo Il fossato (Giovane Holden 2014), la silloge Come di solo andata (Il Foglio 2013). Ha tradotto poesie di Barolong Seboni pubblicate da LietoColle (2010): Nell’aria inquieta del Kalahari.