25 Aprile 2024
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Lunga vita a Emma Bonino

La soglia del 3% è un problema, un pericolo ma anche una risorsa. Con la nuova legge elettorale («Rosatellum bis») si può essere rappresentati in Parlamento solo se si supera quella soglia: Emma Bonino, con «+Europa», non solo rischia di superare quella soglia (gli ultimi sondaggi la danno infatti al 3,1%) ma, nello stesso tempo, rischia di rappresentare un problema per Renzi – il quale non ama personalità forti che rischiano di fargli ombra. Stando agli ultimi sondaggi la Bonino porterebbe a casa 18 o 19 deputati (oltre a quelli concordati col PD). Renzi, da parte sua, accetta il liberismo della Bonino all’interno di una coalizione che ancora, a stento, parla di problemi sociali. E quando la coalizione che fa capo al PD parla di problemi sociali qualcuno si ricorda ancora che il PD dovrebbe essere un partito di centro-sinistra e non solamente di centro.

Insomma «Liberi e Uguali» sono la sinistra e dovrebbero, naturalmente, parlare di problemi sociali – o di quello che a Sanremo è stato il gruppo secondo classificato, Lo Stato Sociale. Ma la Bonino non era a suo tempo alleata di Berlusconi? Certo c’è il concetto di Europa. Il povero Altiero Spinelli (con Colorni e altri) aveva detto che occorreva una federazione di stati europei – e lo aveva detto a Ventotene. C’è quindi il concetto di Europa a fare da collante tra problemi sociali, culto della personalità e liberismo. E allora da una parte ci sarebbe il centro: cioè il PD, dall’altra la sinistra («Liberi e Uguali») e dall’altra ancora il centro-sinistra (la Bonino). Che gran confusione? E Alfano? E la Lorenzin? Insomma il Pd dovrebbe ricordarsi che oltre alla parola «centro» nella sua denominazione c’è ancora (per poco?) la parola «sinistra». E la Bonino? La Bonino parla da una vita di Europa, problemi degli immigrati, ius soli… Insomma è la leader giusta per aggregare un nutrito gruppo di intellettuali che vanno da Renzo Arbore a Oliviero Toscani e tanti insoddisfatti del centro e della sinistra e pure del PD.

Ci tocca capire qualcosa: questa coalizione di centro sinistra (quindi senza «Liberi e uguali») è una coalizione un po’ strampalata. Problemi sociali, liberismo, Europa, immigrazione, diritti della cittadinanza, rapporto sicurezza-legalità e altro. Molte anime che poi, alla fine, sono molti temi. L’accordo elettorale fra le liste che compongono questi vari centro-sinistra (PD, Insieme, Civica Popolare e +Europa) è basato sui temi e non sulle ideologie. È basato più che altro su larghe «narrazioni» dei problemi politici. Ci si è messi d’accordo su un “racconto” dell’Italia. Per cui, alla fine, la Bonino si è potuta trovare all’interno di una coalizione di centro-sinistra nella quale è stata, all’inizio amata e nella quale, adesso viene temuta. I temi dell’Europa sono centrali nel dibattito italiano. Anzi dire che questo, in fondo, è il tema – il solo è unico tema – che non solo può accomunare tutte le anime del centro-sinistra ma che può anche essere valido e spendibile a livello di governabilità. Sull’Europa e solo sull’Europa si può costruire un solido governo di centro-sinistra. Dunque Viva Emma Bonino che ci ha pensato per prima. E lunga vita (elettorale) ad Emma Bonino. La sua idea di lista è stata vincente.

 

Nelle intenzioni del Nazareno doveva essere l’alleata più attrattiva, il nome più spendibile verso un elettorato di opinione che a votare il Pd di Renzi proprio non ce la fa, ma che vede nel cartello elettorale di Liberi e Uguali un ritorno al passato dal sapore novecentesco. E allora, vai avanti Emma. Adelante, sì, ma con juicio, perché basta un 0,2 in più, per trasformare un investimento in una perdita. Di seggi.

Così da “angelo”, Emma Bonino diventa, per l’entourage di Matteo Renzi, se non un “demone”, senz’altro un problema. Anzi 18/19 problemi. Tanti, infatti, sarebbero i parlamentari che la lista “+Europa” porterebbe a casa, oltre quelli concordati con il Pd, se dovesse superare la fatidica soglia del 3%. E questo obiettivo sembra essere a portata di scheda (elettorale). Non è solo questione dei sondaggi ufficiali che danno in continua ascesa la lista Bonino, collocandola attorno al 3,1%, e quelli in mano ai partiti che confermano questo dato, ma è il vento che soffia nella direzione di Emma, soprattutto da quando, anche a causa di eventi drammatici (Macerata), al centro del dibattito sono tornati temi quali l’immigrazione, il rapporto tra sicurezza e legalità, i diritti di cittadinanza da difendere e non coartare, che sono temi che l’ex ministra degli Esteri e Commissaria Ue incarna più di qualsiasi altro leader di centrosinistra e sinistra-sinistra.

Che Renzi non ami personalità forti, tali da potergli fare ombra è cosa risaputa. Come è cronaca politica (e non vacuo retroscenismo) che di fronte all’insistenza dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano affinché Emma Bonino fosse riconfermata alla Farnesina, Renzi oppose un “no” innegoziabile, in nome del largo ai giovani, facce nuove e rottamazione. Ma nella sua lunga vita politica, di colpi bassi la leader storica radicale ne ha ricevuti tanti, e ha sempre saputo riprendersi, guardando avanti. All’Europa. E questo è l’altro grande “marchio di fabbrica” di una lista che ha l’Europa nel cuore e nella testa, non solo nel simbolo. Una Europa inclusiva, senza però chiudere gli occhi al problema, vero, della sicurezza (che è altra cosa da una inesistente “invasione”); una Europa “patria nostra”, con al centro l’ideale “spinelliano”: il federalismo, passaggio cruciale per realizzare il sogno degli Stati Uniti d’Europa. Un riconoscimento che varca i confini nazionali: “Se l’Europa fosse una persona, si chiamerebbe Emma Bonino”, scrive nell’incipit dell’articolo su Le Monde di alcuni giorni fa di Sylvie Kauffmann, aggiungendo che la “sessantanovenne italiana appassionata di libertà, di democrazia e di giustizia, ha condotto ogni tipo di battaglia da oltre quarant’anni (…) In termini di battibecchi elettorali ha visto più o meno tutto. Ma quello a cui assiste oggi, questa sconclusionata campagna per le legislative del 4 marzo, dove sostiene i colori del suo nuovo movimento +Europa, non poteva certo immaginarlo”.

In campagna elettorale, Emma comincia a far paura, per le adesioni, per i dibattiti molto affollati che registra un po’ in tutta Italia. A Confcommercio è stata molto apprezzata, sul Corriere della Sera si è rivolta direttamente agli imprenditori, riuniti nelle Assisi generali della Confindustria a Verona. Lei ripete che “Renzi non sarà mai un avversario, ma essere alleati non significa rinunciare alle nostre battaglie radicali, come sui migranti o lo jus soli”. E se poi insisti nel raccontare di un Renzi inquieto per lo sfondamento di “+Europa”, Emma taglia corto: “Francamente, quel che pensa Renzi non è la priorità delle mie preoccupazioni”. Insomma, Emma preoccupa, quanto più aumentano i consensi. E potrebbero crescere se si rafforzerà la convinzione che quel 3% è un obiettivo raggiungibile. Su questo l’ultima settimana di campagna elettorale potrebbe risultare decisiva.

Soprattutto tra quanti fanno il ragionamento che una personalità di primissimo piano del mondo della cultura fa ad HuffPost. L’anonimato non è dettato dal volersi nascondere, la personalità in questione non ha questo difetto, ma segno di una incertezza vera: “Il mio terrore è che l’Italia possa essere governata da un Salvini o da un Di Maio. Esiste una emergenza democratica e sinceramente non capisco come coloro che hanno dato vita a Liberi e Uguali non si rendano conto della necessità di far prevalere le ragioni dell’unità sulle pur motivate differenziazioni. D’altro canto, il modo in cui Renzi ha formato le liste, l’aver assolutizzato la fedeltà a dispetto della competenza mi crea grossi dubbi. E sì, la Bonino potrebbe essere un’ancora di salvataggio, almeno della mia coscienza”.

Nel mondo della cultura sono in molti ad aver fatto questo ragionamento arrivando alla conclusione di sostenere pubblicamente – l’annuncio arriverà nei prossimi giorni – Emma l’europeista, liberale e liberista, quella dei tavolini referendari, di leggi d’iniziativa popolare, come quella a sostegno della campagna “Ero straniero” e dello jus soli: Oliviero Toscani, Lella Costa, Anna Fendi, Franca Valeri, Raffaele La Capria, Sergio Staino, Remo Girone, Victoria Zinny, Irene Bignardi, Angela Missoni, Paolo Veronesi, Renzo Arbore, Dacia Maraini, Erminia Manfredi, Ferzan Ozpetek, Ornella Vanoni (con l’endorsement sanremese), Bruno Manfellotto, Vittorio Roidi, Cinzia Mascoli, Giuliana del Bufalo, Andrea Porcheddu, e molti docenti universitari, tra i quali Alberto Abruzzesse, Chiara Saraceno, Guido Carandini, Giulio Cossu, Alberto Zuliani…. E altri importanti influencer, specie per un pubblico giovanile, magari per la prima volta al voto, che dovrebbero aggiungersi a brevissimo, fanno sapere dalla cabina di regia di “+Europa”.

Gianfranco Cordì

Gianfranco Cordì (Locri, 1970), ha scritto dodici libri. E' dottore di ricerca in filosofia politica e giornalista pubblicista. Dirige la collana di testi filosofici "Erremme" per la casa Editrice Disoblio Edizioni. Dirige le tavole rotonde di filosofia del Centro Internazionale Scrittori della Calabria.