13 Ottobre 2024
Words

Senato: la madre di tutte le battaglie

Sul Corriere della Sera, a pagina 2, si dà conto delle parole di Renzi che ieri, da Firenze, ha lanciato la campagna per il “sì” al referendum costituzionale di ottobre: “Ho bisogno di voi, 10 mila comitati in tutta Italia, composti da un minimo di 10 a un massimo di 50 persone”, “sono certo che vinceremo”, occorrerà “coinvolgere la popolazione” perché la sfida non appartiene “solo ai dotti professori”. Bisognerà finanziare la campagna “dal basso”, “se non riesco vado a casa”. Massimo Franco, che ne scrive nella sua “Nota” sottolinea che l’appello alla mobilitazione sembra una prova generale per le Politiche: il presidente del Consiglio con le sue parole ha confermato che si tratterà, di fatto, di un voto sulla sua persona. Prevale la parola d’ordine dell’Italia del “sì” opposta all’Italia del “no”: slogan efficace, nel quale il Senato è solo una delle poste in gioco. Quella vera sono le elezioni politiche, che si dovrebbero tenere nel 2018, ma potrebbero precipitare nel 2017. I 10mila comitati per il “sì” e la mobilitazione per portare la gente alle urne sembrano tappe di una prova generale: “se l’operazione riesce, vorrà dire che l’Italia si riconosce nel premier”. Il fronte degli oppositori “è eterogeneo, per non dire contraddittorio” ma la politicizzazione del referendum potrebbe provocare una mobilitazione del no insidiosa: accomuna FI, Lega, M5S, frammenti del Pd e sinistra radicale: li accomuna “l’ostilità contro il premier”.

A pagina 5, intervista all’ex presidente Napolitano di Aldo Cazzullo: “‘Se a ottobre vince il no per le riforme è finita. Sbagliato personalizzare ma è in gioco il governo'”. Ma Renzi non ha sbagliato a legare le sorti del governo alla vittoria del sì? “Renzi non avrebbe dovuto dare questa accentuazione politica personale, ma solo un’ipocrita può dire che, se ci fosse un rigetto su una questione così importante, su cui il governo si è tanto impegnato in Parlamento, non si porrebbe una problema per le sue sorti. Renzi ha sbagliato a metterci una tale carico politico: se vince il sì vince la riforma, vince l’interesse del Paese; non è un trofeo che Renzi possa impugnare, non è un’incoronazione personale”. L’intervista tocca molti altri temi, dalla Libia a Obama, dall’Ue alla questione migranti. Definisce “storico” l’ultimo intervento di Obama: “si è rivolto ai popoli europei e alle leadership. Ha fatto capire che gli Usa non vogliono più trattare con i singoli Stati europei, ma con l’Europa nel suo insieme” e ha messo “gli impulsi neonazionalistici sullo stesso piano degli istinti tribali”. Sui Paesi dell’Est europeo: “Il problema è come i Paesi dell’Europa centro-orientale sono entrati nell’Unione. Quando si decise l’allargamento non si ebbe un chiarimento pieno sui principi e valori fondamentali dell’integrazione: la cessione di sovranità, l’esercizio di una sovranità condivisa, l’interesse comune europeo”.

 

Su La Stampa: “Renzi: via alla campagna per il sì. Boschi testimonial, 10 mila comitati”, “Referendum costituzionale, volontari ‘modello testimoni di Geova’. Per il ministero dello Sviluppo economico ha scelto Chicco Testa”.

In basso un’analisi di Fabio Martini: “I sondaggi danno i contrari in testa. Al premier servono 20 milioni di voti”, “Il tema della ‘mobilitazione’ al centro del primo comizio”. E il commento di Marcello Sorgi nella rubrica “Il taccuino”: “La strategia ora è evitare il plebiscito personale”. Poi un articolo di Francesco Maesano si occupa degli oppositori: “Una Babele di voci nel fronte del ‘no’. La sinistra dem indecisa”, “Gotor: libertà di coscienza. Bersani: voto sì”.

 

Su La Repubblica: “Renzi lancia la sfida del referendum: ‘L’Italia può uscire dall’incantesimo’”, “La campagna porta a porta del premier: ‘Dopo 63 governi, adesso si cambia’”. A pagina 3 il “retroscena” di Carmelo Lopapa sul fronte del no: “Mossa per spacchettare i quesiti: ‘Pronti a ricorrere alla Consulta’”, “nel fronte del No crescono i favorevoli a votare per parti separate. Dai costituzionalisti ai parlamentari d’opposizione. M5S: ‘Presentiamo un referendum per ogni capitolo’. La minoranza Pd: ‘Sì a comitati anti-riforma’”. E in basso un intervento di Salvatore Settis: “La Costituzione non si cambia con un plebiscito”, “E’ stato uno svarione istituzionale cucinare in un unico testo una riforma tanto estensiva”, “E’ ancora possibile rimediare in parte segmentando i quesiti: così c’è più rispetto per elettori e democrazia”.

Ne scrive anche Stefano Folli nella sua rubrica “Il punto”: “La scommessa del premier”. “Il premier si sta giocando una partita politica che è molto nelle sue corde e , a quanto pare, le sfumature lo infastidiscono. Come non lo preoccupa affatto la divisione degli italiani. Anzi, egli stesso scava un solco profondo tra il ‘sì’ e il ‘no’. Un solco che solo in apparenza riguarda le misure costituzionali -dove c’è altro oltre la riforma del Senato- ma in realtà mira a generare una maggioranza di veri riformatori, protesi verso il futuro, soldati del premier (l’esercito del ‘sì’) e una minoranza di conservatori, ‘gufi’, amici dei sindacati e nemici del progresso (la forza oscura del ‘no’)”; ed è ovvio che “questa logica plebiscitaria alimenti già da settimane contrasti”, ma “Renzi adora il conflitto e lo ritiene -non del tutto a torto- essenziale alla lotta politica”.

 

“Non cadiamo nella trappola del referendum”, scrive il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti: “non è infatti vero che si andrà ad abolire il Senato o i suoi costi astronomici, semplicemente i senatori saranno un po’ meno e diversamente eletti con meccanismi regionali che a tutt’oggi restano un mistero”; “il governo Renzi non darà alcun colpo mortale alla casta della politica” e “un centinaio di illustri costituzionalisti di ogni colore e appartenenza politica ha di recente sottoscritto un appello per invitare gli italiani a votare no e bloccare il pasticcio”. Quella di Renzi è una tattica collaudata: ogni volta che si profila un problema bisogna parlare d’altro, scrive Sallusti. “le previsioni sul risultato delle amministrative alle porte si mettono al brutto per Pd e governo? E lui parla di referendum, con una spruzzatina di unioni civili (‘le approveremo entro il 12 maggio’) e di volontariato (‘presto la nuova legge’)”.