23 Aprile 2024
Words

Ci avete rotto i polmoni

Greta è sulla bocca di tutti. Cuffietta di lana e treccine vichinghe, un musetto tondo con una espressione seria ma non allarmata. Dice quel che sa, crede in quel che dice. Così hanno scioperato. Tutti, tanti. È questa la manifestazione mondiale contro il cambiamento climatico.

Sofy chiama Tani. Vuoi fare un tiro? No, non mi va. Togliamo la terra dall’effetto serra. Sciopero oggi, sciopero domani. Se non cambierà lotta dura sarà.
Un treenne vede a terra una briciola di schiacciata, si piega per raccoglierla, la madre lo ferma. Insieme riprendono la marcia. Sono anch’io del branco. Global strike for future: lotta dura per la verdura.

La lezione della stagione più bella di ogni lotta è questa: quando una bimba dice quel che andava detto, quel che avremmo dovuto dire, quel che non abbiamo mai ritenuto di dover dire. Anche perché si fa presto a dire difendiamo il pianeta, non ci siamo mica abituati. Siamo cresciuti alle spalle di quella quantità apparentemente sterminata di risorse, di possibilità. Corsi d’acqua, boschi, giacimenti di ogni ben di Dio: petrolio, rame, carciofi, foraggi e superficie. Tanta superficie. Da abitare, illuminare, attrezzare di tutto punto, devastare sparandoci addosso, ricostruire una, due, cento volte.
Ognuno, in epoche diverse, anfratti sparpagliati della storia dell’umanità, ha usato il Pianeta come non fosse il suo, come fosse soltanto un armadio sotto cui gettare polvere e detriti, macerie e schifezze.

Più giù, più in là, in Cina, 1milione e 400mila persone sono state spostate di peso per far posto alla diga delle tre gole, l’impianto energetico più potente del mondo. La vidi anni fa.
Chongqing le vive accanto, si fa vanto e si fa bella. La Terra non fu interrogata allora e non da risposte oggi. Ammicca.

C’è chi dice che noi siamo i primi a sapere che l’umano potrebbe non andare lontano, a meno che questo fremito divertito, incosciente, per certi versi ridicolo e affettuoso si trasformi in una scommessa senza steccati, in un investimento intestato a chi verrà quando verrà, certamente dopo di noi.

Per oggi, ancora sentivo nei miei passi: godi fanciullo mio stato soave, stagion lieta è codesta. Naturalmente non è mancato il pensiero risoluto di chi non ce la fa a non prendersela con il vicino. Ma forse questo Greta non lo sa.