Anche in campo culturale c’è un Italia periferica, un Paese delle regioni che, come per il vino, il cibo, l’arte, i mestieri e le attitudini, brulica di passioni, di competenze, di qualità.
Tutto ciò non si vede nuotando nella corrente principale, nel quotidiano tran-tran della tv, della radio e della carta stampata di grido, dove si parla soltanto romanesco e dove ci si incanta sempre di fronte ai soliti noti.
Per fortuna abbiamo avuto modo di incrociare un libretto agile e interessantissimo che mette in fila, senza pretese egocentriche, ma solo col gusto della catalogazione enciclopedizzante di illuministica memoria, i resoconti odeporici dei filosofi più importanti che hanno attraversato la nostra penisola.
Questa “Guida filosofica dell’Italia” di Giuseppe Pulina è come acqua fresca, è un esercizio riuscito di come sia possibile guardare all’universalità del Grand Tour, del turismo storico e delle conoscenze che potrebbero aprire strade mai battute.
Così, se sappiamo spesso tutto degli scrittori che hanno parlato del Colosseo, del Duomo di Milano o della Torre di Pisa, è facile che nessuno conosca i ragionamenti di Simone Weil o di Georg Simmel riguardo ad alcune località che sono nella nostra vita e nell’immaginario collettivo mondiale. E pochi sanno che la Mole Antonelliana a Torino impressionò a tala punto Friedrich Nietzsche tanto che la definì: “Ecce homo”.
O quanta affinità, al nostro modo attuale di organizzare piccoli viaggi del fine settimana in molte città europee (dove vogliamo incastrare tutto in due/tre giorni) c’è nella domanda che si pone Walter Benjamin sulla visita al Cenacolo di Leonardo a Santa Maria delle Grazie a Milano, quando tenta in tutte le maniere, dopo aver perduto tempo per aver dimenticato un bastone in albergo, di passare anche solo per una fugace visione, a vedere il Cenacolo.
Un bel libro. Sarebbe da adottare nelle scuole per far capire ai ragazzi quanto la geografia culturale sia importante per la nostra memoria e la nostra cultura collettiva, e quanto i filosofi possano aprirci la mente anche in relazione alle nostre abitudini e al nostro suolo patrio che pensiamo di conoscere molto bene soltanto perché ci mettiamo i piedi sopra…