10 Ottobre 2024
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Accesso all’acqua – Transizione verde

Allungata come una fusoliera nel bacino del Mediterraneo, caratterizzata da un’eterogeneità territoriale, climatica e micro-climatica che sostiene riserve di biodiversità vegetale e animale tra le più importanti del continente europeo e genera paesaggi straordinariamente ricchi di storia e cultura, l’Italia rappresenta un vero e proprio laboratorio a cielo aperto sui cambiamenti climatici: a partire dallo studio dei molteplici effetti associati ai diversi scenari di rischio sito-specifici, fino alla definizione urgente di misure di adattamento e resilienza, dagli ambiti più distali fino alla governance centrale.
Attraverso il progetto “Effetti sulla salute dei Cambiamenti Climatici nella Vision Planetary Health” le tematiche salute-ambiente e clima hanno costituito, sulla base di evidenze oggettive, un tema centrale del G7-Salute a Presidenza Italiana del 2017 e rappresentano un’azione fondamentale del PNRR e del Piano complementare – Missione Salute che in questi giorni prende l’avvio.  L’expertise e la visione interdisciplinare italiana hanno posto il nostro Paese alla guida della task force “Resilienza dei sistemi idrici al cambiamento climatico” del protocollo internazionale “WHO-UN Acqua e Salute” della vasta regione Paneuropea.

L’impatto del clima e dei suoi cambiamenti sulle risorse idriche e sul ciclo idrico integrato si riflette in molteplici rischi sanitari direttamente e indirettamente correlati all’accesso e l’esposizione all’acqua. Lo scenario attuale conferma le proiezioni attese, con l’evidenza a più riprese di eventi alluvionali di eccezionale portata associati a siccità e crisi idriche gravi e diffuse, unite ad aumenti di temperature medie e di picco e conseguenti incrementi di richieste idriche. Crisi idro-potabili hanno così colpito realtà mai interessate nella loro storia da problemi di approvvigionamento, come nel caso di Roma (Regina aquarium), mettendo così in pericolo l’accesso all’acqua, uno dei fondamenti della prevenzione sanitaria collettiva.

A fronte di uno scenario notevolmente complesso e di particolare criticità in molte circostanze territoriali, L’Italia deve rafforzare la sua visione strategica per il settore idrico, con una politica nazionale multisettoriale a forte advocacy sanitaria, a sostegno delle autorità regionali e locali per la gestione delle risorse idriche e per la promozione della qualità dell’acqua.  Tuttavia, ogni sviluppo nel settore dell’approvvigionamento idrico e dei servizi igienico-sanitari deve far fronte ai gravi problemi dell’inadeguatezza e invecchiamento delle infrastrutture in dotazione per le acque potabili e per le acque reflue. Tra le indifferibili azioni da intraprendere c’è il rafforzamento della conservazione delle risorse idriche, il riutilizzo sicuro delle acque, gli investimenti nella ristrutturazione delle reti e delle infrastrutture idriche tramite lo sviluppo di politiche olistiche, e una strategia per aggregare le autorità di sorveglianza e le società di gestione delle acque per favorire azioni scientificamente solide e di visione estesa alle nuove generazioni.  L’esigenza di far fronte alla carenza idrica nel medio e lungo termine, deve anche portare allo sviluppo e alla promozione di tecnologie avanzate come la desalinizzazione, in una visione di sostenibilità.
Strategia trasversale, in ogni contesto, è l’adozione di un approccio sito-specifico basato sul rischio (piani di sicurezza dell’acqua, piani di sicurezza igienico-sanitari), per la prevenzione di malattie veicolate dall’acqua, basato su sistemi di allerta precoce e sul controllo di contaminanti noti e di quelli emergenti.

L’acqua rappresenta uno dei mezzi più potenti con cui il cambiamento climatico si manifesta e di questo è, nel contempo, l’elemento più vulnerabile.  La disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti presiede al raggiungimento di molti altri obiettivi di sviluppo sostenibile per la nostra e le future generazioni, ed è legata alla nostra capacità di affrontare le sfide che hanno compromesso equilibri fondamentali clima-ambiente e acqua-salute.
“Cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo” è il cuore del piano d’azione dell’economia circolare e della “transizione verde” della Commissione Europea: partire e imparare dall’acqua – risorsa circolare per sua natura – sarebbe comunque un’ottima idea.

[Luca Lucentini è direttore “Acqua e Salute” – Istituto Superiore di Sanità]