10 Novembre 2024
Sun

Lucianna Argentino, La parola in ascolto, Manni Editore 2021, €12,00

“Il silenzio è ascolto”, scrive Lucianna Argentino. Infatti nel silenzio possiamo ascoltare soprattutto le voci ed i moti che ci abitano, oltre a porgere l’orecchio alle sue vibrazioni.
Ma il silenzio di cui parla l’Argentino è quello della poesia, “è il grembo in cui sta in gestazione la parola poetica”, perché è solo astraendosi dalle voci del fuori che il poeta può essere tale: “il silenzio che una volta accolto viene trasformato in qualcos’altro”. La parola scritta sul foglio bianco -“il bianco della pagina[…]è il dicibile del silenzio”- riassume e sintetizza il manifestarsi di questo silenzio, che è uno “stato ineluttabile”, e induce alla riflessione ed all’attesa.

Scrive la Argentino: “Da tempo sentivo il desiderio di esprimere i miei pensieri sul silenzio come atto creativo che precede, accompagna e segue la poesia, ossia il silenzio che assieme alla parola poetica continua a vibrare e creare nell’animo del lettore. Il silenzio, infatti, è parte della poesia”.
Ne emerge un amore indiscusso, una passione profonda per la poesia, infatti la Argentino riesce ad attribuire alla parola “silenzio” ben quarantasei definizioni esaurendo ogni possibile abbinamento di aggettivi e sostantivi: stanziale, soglia, abbraccio, speranza, avvento, relazione, domanda e risposta, epifania, attenzione e libertà, scintillatore, nodo del seno, digiuno, memoria, pronuncia, dialogo, preghiera, tempo del viaggio, maternità, ombra, voce e due punti, bianco della pagina, esilio, fare, simmetria, numero puro, intimità, radice, voce, chiarità, suono…e ancora, fino ad arrivare a Il silenzio è una cattedrale.

Non poteva essere indagata più a fondo la poesia e lo può fare solo chi la ama, la conosce e la frequenta.
“La poesia, infatti, più che disciplina della parola è disciplina del silenzio, del non detto che la sostiene. Il non detto che spetta all’interlocutore. La parola poetica creando silenzio ci induce al silenzio e quindi all’ascolto. Ascolto che chiede collaborazione, partecipazione perché ci sia lavoro interiore, cammino – moto di rotazione intorno all’asse del cuore”.
Un coraggioso tentativo di far innamorare della poesia, quello della Argentino, che ricorda le potenzialità della parola poetica che accoglie, con la sua capacità modellatrice dell’animo umano: “la poesia è […] invito a sintonizzarci con la nostra unica e personale frequenza d’onda. Come equalizzatore migliora la qualità e il suono del mondo”.

Non è un sottrarsi al mondo, quello del poeta che sceglie il silenzio, perché “attraversando il silenzio i poeti – carichi del respiro del mondo – ne assorbono l’energia e la riemettono sotto forma di parola poetica”. Allo stesso tempo il silenzio è memoria perché i poeti danno “voce alla memoria e memoria alla voce”, facendo “in modo che non ci dis-perdiamo nel vociare indistinto del mondo”.

La Argentino riconosce un valore sacrale alla parola poetica, che è “accoglienza di sé in sé e di sé nell’Altro che ci accoglie”; è la voce della  “sana inquietudine che conduce davanti al foglio  bianco”.
Una visione della poesia come salvifica è dovunque leggibile in queste pagine in cui si sceglie un registro linguistico alto, con una ricerca etimologica accurata, un pensiero filosofico ampio, una grande ricchezza di figure retoriche, tutti elementi che rendono il lavoro della Argentino una prosa poetica leggera come l’aria, che può rafforzare l’amore in chi già ama magari con ardore lieve, tuttavia fatica a raggiungere i non iniziati.
Induce comunque ad un diverso e maggiore ascolto del nostro silenzio personale – anche se non si è poeti – ad una maggiore valorizzazione del silenzio, ché non faccia più paura, ché si consideri amico e compagno e creatore.

Se si fa pace col nostro silenzio si accoglie anche la poesia: “La parola solcata dal silenzio canta con voce alta, carica di senso e di significato, le molteplici immagini del nostro passaggio terreno”. Solo in questo modo, “nel e col silenzio”, possiamo “custodire quanto abbiamo coltivato perché cresca e dia frutti buoni”. Perché il silenzio “opera la fotosintesi clorofilliana del linguaggio – cattura la luce e le ombre del mondo e le trasforma in energia di cui si nutre la parola poetica”.

Marisa Cecchetti

Marisa Cecchetti vive a Lucca. Insegnante di Lettere, ha collaborato a varie riviste e testate culturali. Tra le sue ultime pubblicazioni i racconti Maschile femminile plurale (Giovane Holden 2012), il romanzo Il fossato (Giovane Holden 2014), la silloge Come di solo andata (Il Foglio 2013). Ha tradotto poesie di Barolong Seboni pubblicate da LietoColle (2010): Nell’aria inquieta del Kalahari.