6 Dicembre 2024
Culture Club

Sirenette russe? Niente mostra

Alexandr Ozerski è un pittore e un insegnante di prestigio. È nato nel 1982 a Ekaterinburg (ex-URSS) e vive in Italia dal 1991. Di origini russe è arrivato in Emilia-Romagna a nove anni. Ha studiato e lavora in Italia da tantissimi anni e non poteva immaginare che l’ombra dell’attuale e orribile guerra potesse “bruciare” anche la sua mostra pittorica, ispirata a un’innocua mitologia slava. È accaduto a Parma qualche giorno fa. La mostra era ormai pronta per l’inaugurazione, ma è stata bloccata dalla cooperativa che doveva ospitarla nel suo spazio espositivo. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Mi piacerebbe fare una visita immaginaria alla sua mostra. Può farci una breve descrizione dell’idea principale dei suoi quadri?
La mostra era incentrata sui miei ricordi da bambino ed è stata pensata e prodotta su una mitologia slava sconosciuta in Italia. Si parla di Baba-Jaga (Befana russa), Leshy (spirito di bosco), Rusalki (Sirenette), per arrivare fino alle tradizioni folkloristiche popolari, come Maslenitza, il Carnevale russo. E da qui si passa ai ricordi più recenti come il quadro che rappresenta alcune famose ginnaste, con i ritratti di mia nonna e mia figlia. Mia nonna era una ginnasta famosa dell’Unione Sovietica. Quindi la mostra faceva questo percorso, dalla mitologia d’infanzia comune a tutti i russi, fino ai miei ricordi personali.

Cosa ha provato quando gli hanno comunicato che “la mostra non s’ha da fare”?
Diciamo che non mi aspettavo il blocco della mostra, perché pensavo che quanto era successo su Dosotevskij la settimana prima, con la figuraccia dell’università milanese della Bicocca, avesse messo un freno a questi comportamenti. E invece…
Secondo qualcuno, nei miei quadri, per esempio quello famoso della ginnasta, ci sono dei riferimenti politici anche se lontani nel tempo. Mi hanno detto che a causa della “situazione geopolitica attuale” non posso esporre i miei quadri. Ma io credo che ormai ci sia ben poco di politico in una scritta come CCCP.

Secondo lei dove porta questa strada di sanzioni, censura e discriminazioni culturali?
Spero sia soltanto una tendenza momentanea. Ma mi pare esprima soltanto del finto buonismo, come di coloro che hanno bisogno di dividere nettamente tra buoni e cattivi. A volte può servire all’informazione distinguere tra bianco e nero, ma man mano che si va avanti escono sempre fuori molte sfumature, lo vediamo meglio sul piano artistico e culturale. Eppure oggi siamo al bianco e nero. Hanno cominciato a non far più suonare anche Caijkovskij a Londra, poi hanno coperto una scultura di Gagarin. Ma bene o male il mondo artistico sta reagendo. Fare così non è certo un buon esempio democratico che noi vorremmo l’Occidente esportasse nei Paesi non democratici.

E la sua mostra adesso?
Ho avuto varie offerte per esporre la mia mostra presso alcuni enti, studi professionali e studi legali, e si sono fatte avanti anche due sedi di partiti politici.
Al momento la mostra è diventata un’asta di beneficenza curata da uno studio professionale. Quindi i sei quadri della mostra che non facevano parte di collezioni private andranno a far parte di un’asta benefica in favore di un’associazione per aiutare i bambini senza genitori.