26 Aprile 2024
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Rainer Matthias Holm-Hadulla, Psicoterapia Integrativa. Un modello interdisciplinare attraverso tredici racconti di pratica psicoterapeutica. Prefazione di Cristina Riva Crugnola, traduzione e cura editoriale di Marta Bottini e Antonio Staude, Mimesis 2022

“La psicoterapia offre un valido aiuto nelle crisi esistenziali e nei disturbi psicosociali. Essa non è soltanto capace di eliminare problemi psichici, ma anche di sostenere in modo creativo lo sviluppo personale e sociale”, questo l’incipit dell’autore, Rainer Matthias Holm-Hadulla,  un professore tedesco di psichiatria, medicina psicosomatica, psicoterapia e psicoanalisi.

Hanno nomi fittizi, Saskia, Klara, Joachin, Maria, Marika, Hilde e altri, questi giovani che lui ha seguito per anni negli incontri di psicoterapia, con i quali ha avuto di nuovo contatti nel tempo, a cui ha chiesto il permesso di pubblicare il resoconto del loro percorso terapeutico.

Nei confronti dei problemi psicologici che  danneggiano la qualità della vita, “fin dall’antica Grecia si agiva secondo principi psicoterapeutici che ci appaiono sorprendentemente moderni. Essi raccomandano (A) una consulenza personale affidata ad esperti, (B) un comportamento propizio alla salute e al benessere, (C) una spinta verso la chiarezza mentale e (D) l’equilibrio emotivo, nonché (E) l’accettazione del fatto che la vita è una sfida creativa”.

Questi principi terapeutici culturalmente sono assai radicati a tutt’oggi infatti, “a differenza degli sciamani, gli psicoterapeuti tradizionali e moderni non recitano incantesimi, ma il loro approccio è razionale e risoluto”.  Del resto ancheBuddha, Confucio, Laozi, Socrate e Platone hanno dimostrato che in tutte le culture elevate gli individui saggi hanno accompagnato le persone disorientate o alla ricerca di qualcosa nel cammino verso la comprensione dei propri sentimenti, ordinandone i pensieri e dando un senso alle loro vite”.

Rainer Matthias Holm-Hadulla sintetizza in cinque punti il percorso psicoterapeutico, in quanto il modello integrato tenta di riunire “diverse tecniche che sono state artificialmente separate”, cercando di far “partorire dai pazienti le potenzialità insite in loro”, come nell’arte maieutica: “A: creare una relazione terapeutica produttiva (alleanza); B: modificare il comportamento disfunzionale (comportamento); C: cambiare atteggiamenti e credenze disfunzionali (cognizioni); D: risolvere i conflitti inconsci (dinamica); E: consentire la comprensione e la comunicazione (esistenziali)”.

Ovviamente tutto dipende dal rapporto che si crea tra il paziente e il terapeuta, dalla “alleanza terapeutica” basata sulla fiducia, e di fondamentale importanza è l’esperienza di vita del terapeuta stesso: “Negli incontri psicoterapeutici – scrive Holm-Hadulla – le idee creative si materializzano per lo più spontaneamente quando clinico e paziente sono disposti e capaci di dar sfogo alle proprie fantasie”.

“Come esseri umani, abbiamo bisogno di essere visti e di ricevere una risposta” e ancor di più questo è vitale per i pazienti dello psicoterapeuta, che hanno bisogno di essere subito riconosciuti “dallo sguardo del terapeuta” che apre nuove prospettive. Per questo si interviene piano piano per modificare il comportamento, indirizzando a nuove scelte.

Fondamentale è il progressivo ritorno alla percezione di sé, del proprio corpo, nella ricerca di comportamenti alternativi: camminare, correre, fare sport, riscoprire la musica sono di aiuto e costituiscono la base per ricostruire un ordine nel quotidiano, i  riti: “In un secondo momento, discutiamo se andare a correre una volta al giorno potrebbe aiutarlo a rilassarsi. Pensa che studiare in biblioteca in orari prestabiliti potrebbe essere una buona idea. Terzo, gli suggerisco che la sera sarebbe meglio per lui fare una passeggiata, ascoltare musica o leggere un libro piuttosto che passare parte della notte a navigare su Internet”.

Lo psicoterapeuta deve far emergere le problematiche più profonde e inconsce della sofferenza: si può trattare di gelosia, di narcisismo, di incapacità di accettare il proprio corpo, di uso di droghe e alcool, di istinti suicidi, di repressione dei propri sentimenti e desideri: “L’altra faccia della medaglia è che vive nella latente e costante  paura che se seguisse i suoi desideri cessando di essere una donna di successo, gli altri non la amerebbero più e la abbandonerebbero immediatamente”.

Una paziente “dice di conoscersi solo come una bambina di nove anni e forse è così che vuole restare: “Innocente, inodore, protetta”. Qualcuno afferma che “non ha vera paura di volare; ha paura della perdita, che probabilmente l’ha perseguitata per tutta la vita”. C’è chi lotta ancora con il passato nazista del padre; c’è chi dice che si sente molto vicino alla madre e che anche oggi, come durante l’infanzia, l’idea predominante nella sua mente è che se lei dovesse morire, dovrebbe per forza togliersi la vita. Chi sente pericolose le donne e pensa che il sesso sia l’unico modo per “tenerle sotto scacco”. Alla fine tutti hanno bisogno “semplicemente di parlare”, di essere ascoltati, accolti, guidati.

E’ necessario guidare a “accettare problemi, escogitare rituali, individuare tecniche di lavoro, evitare disturbi, creare spazi liberi”, ed allo stesso tempo è necessaria la “comprensione delle situazioni della vita personale sullo sfondo della biografia e del mondo sociale”.

Queste le parole di un giovane paziente allo psicoterapeuta: “La sua presenza mi ha dato sicurezza. Lei era sempre disponibile. I consigli su come avere maggiore disciplina durante la giornata lavorativa e nel tempo libero non erano sempre facili da mettere in pratica ma sono stati utilissimi. La cosa più importante era che potessi parlare e tracciare un quadro della mia vita”.

Se la psicoterapia raggiunge dei buoni risultati questo dipende da chi la sa gestire secondo la propria formazione professionale, sì, ma anche con la propria sensibilità e la capacità di trovare le strade giuste per arrivare al centro del problema, con pazienza, umiltà, costanza e la giusta autorevolezza: “Si dice che i terapeuti non dovrebbero esprimere i propri pareri. Lei ha detto abbastanza chiaramente cos’è che non va bene, e questo finora non me lo aveva detto nessuno. Non ero abituata al fatto che qualcuno mi ponesse dei limiti”.

Sui conflitti relazionali inconsci alla base del disturbo, Secondo Rainer Matthias Holm-Hadullà“possiamo tranquillamente presumere che la maggior parte del comportamento umano sia determinato da emozioni inconsce”, quindi “comprensione e comunicazione non sono soltanto risorse tecniche; rappresentano le fondamenta dell’esistenza umana”. L’aspetto creativo subentra a trasformare poi gli impulsi distruttivi in “attività psichiche e sociali costruttive”.

La creatività, che è propria dell’essere umano fin dai primi giorni di vita, – in quanto capacità di costruire il mondo percepito intorno –  deve  essere coltivata sempre, sia in età giovanile che adulta, ed è di fondamentale importanza nella psicoterapia: “Il cervello è piuttosto un sistema vivente, in grado di funzionare solo qualora sia parte integrante di un corpo vivo”.

Ma sulla creatività così determinante nel percorso psicoterapeutico, se “Freud sintetizza che solo attraverso una continua attività culturale siamo in grado di superare il potenziale distruttivo intrinseco all’uomo (v. Holm-Hadulla 2019)” l’autore non trascura tuttavia una riflessione sulla nostra società: “Negli sviluppi scientifici del ventesimo secolo si può ravvisare il pericolo di una creatività sfrenata”.

Marisa Cecchetti

Marisa Cecchetti vive a Lucca. Insegnante di Lettere, ha collaborato a varie riviste e testate culturali. Tra le sue ultime pubblicazioni i racconti Maschile femminile plurale (Giovane Holden 2012), il romanzo Il fossato (Giovane Holden 2014), la silloge Come di solo andata (Il Foglio 2013). Ha tradotto poesie di Barolong Seboni pubblicate da LietoColle (2010): Nell’aria inquieta del Kalahari.