27 Luglio 2024
Movie

“Il cinema è una invenzione senza futuro”: J.-L. Godard

Finalmente Godard [cfr. in generale l’articolo di Sergio Arecco nel Dizionario dei registi del cinema mondiale, vol.2, Einaudi, Torino 2005; A. Scandola, L’immagine e il nulla: l’ultimo Godard, Kaplan, Torino 2014; S. Alovisio (a cura di), Jean-Luc Godard, Venezia 2018], a alcune settimane dalla morte, avvenuta col ricorso al suicidio assistito.

Nasce a Parigi nel 1930 da famiglia alto-borghese di origine svizzera, fa studi etnologici giovanissimo e entra in contatto col padre fondatore dei Cahiers du cinéma, André Bazin (cfr. <https://www.treccani.it/enciclopedia/andre-bazin_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/>), una dozzina di anni di lui più anziano, autore di un libro essenziale come Cosa è il cinema, ripubblicato da Garzanti nel 1999 e grande animatore delle ricerche saggistiche sulla settima arte. Godard appena ventenne inizia a scrivere articoli con lo pseudonimo di Hans Lucas su varie riviste (specialmente i Cahiers) e da presto denota anche nella scrittura quella certa sua astrusità nelle concettualizzazioni che lo renderà anche alla prova dei fatti con la mdp uno degli autori più ostici, eppure più acuti e affascinanti del cinema europeo. Viaggia lontano tra il 1953 e il 1955. La sua successiva adesione agli stilemi e alle teorizzazione della Nouvelle Vague è convinta. Il soggetto del suo primo celeberrimo lungometraggio – Fino all’ultimo respiro – è decisamente truffautiano: ed è infatti Truffaut a fornire a Godard il soggetto. Freneticamente attivo negli anni Sessanta, partecipa al Sessantotto con posizioni eterodosse, aderisce al maoismo, fonda il gruppo collettivaro “Dziga Vertov”, omaggio al primo grande autore del cinema bolscevico, teorico del “cine-occhio” (<https://www.youtube.com/watch?v=qM5A23WxPBE>), e nel 1929 de L’uomo con la macchina da presa (<https://www.youtube.com/watch?v=c705TvsVkdc>). Andrebbero forse riviste le sue posizioni successive. Il comunismo godardiano avrà pure fatto i conti con il fallimento storico di quel modello, ovunque fallito e con grandi sofferenze per la gente comune. Non è chiaro. Godard è nato col cinema americano, che ha forse amato (Nicholas Ray, banalmente), ma non mancherà di tentare di distruggerlo, allontanandosi da esso e attaccandone le strutture produttive e artistiche di base (America come ubiquo imperialismo). Parlando di Made in USA-Una storia americana del 1966 aveva modo di dire a chi gli diceva che le scene non corrispondevano alla realtà dei paesaggi, dei consumi e degli spazi interni americani rispose: “Tu lo sai perché ci sei stato ma io faccio un film per la gente che non è mai andata negli Stati Uniti, è un film sull’idea che anche a Puteaux si vive secondo ciò che ci impone l’America” (per Godard su Godard: <https://duels.it/persone/jlg-par-jlg-il-pensiero-di-godard-nel-corso-del-tempo/>). Non una grande idea, e soprattutto non colpa degli americani. Di solito si parla di un terzo periodo dell’opera godardiana, dal 1975 in poi, con la “riscoperta del privato e da una sperimentazione nuova e ancora più profonda” legata alle tecnologie elettroniche (Arecco). Riscoperta del privato e anche maggiore indulgenza verso il capitalismo, sia pure osservato nella sua profonda crisi (Film Socialisme, 2010). Gli aspetti tecnici del linguaggio godardiano visto con distacco ormai, finita la sua carriera sembrano rimanere volutamente eversivi e anticommerciali: non è difficile cogliere nei dialoghi estenuanti, nell’uso strambato del montaggio, dei piani sequenza e dei primi piani alla Dreyer, delle sinossi inesistenti (almeno per una buona parte dei suoi lavori), dal ricorso a scene che sono ‘non-sense’ di tipo non surrealista (Godard lontano da Buñuel, anche se talvolta lo cita), nelle citazioni letterarie e cinefile e pittoriche, una ricerca evidente di costruire la personalizzazione della sua autorialità e il mito di se stesso. Elementi di romanticismo e di erotismo ovviamente sono presenti nei primi film, non solo nel film d’esordio ma anche in Le petit soldat e Une femme est une femme. Molto nel cinema di Godard, come noto, è saggio, critica, visione del mondo attuata secondo modalità spesso troppo cerebrali. “Il cinema è un’invenzione senza futuro”, così i fratelli Lumière, e così Godard, nel 1963. Verrebbe da dire: ‘forse Godard, ci avessi aiutato a capirti meglio!’, noi e le più giovani generazioni.

FILMOGRAFIA (PREVALENTEMENTE) DEI LUNGOMETRAGGI (ripresa da <https://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Luc_Godard>)

OSCAR ALLA CARRIERA NEL 2011

 

Giovanni A. Cecconi

Professore di storia romana e di altri insegnamenti di antichistica all'università di Firenze. Da sempre appassionato di cinema, è da molti anni attivo come blogger su alleo.it per recensioni, riflessioni, schede informative, e ricordi di attori e registi. È stato collaboratore di Agenzia Radicale online e di Blog Taormina. Ama il calcio, si occupa di politica e gioca a scacchi, praticati (un tempo lontano) a livello agonistico, col titolo di Maestro FIDE.