2 Maggio 2024
Words

Decrescita demografica infelice

Non basterà la tecnologia a salvare l’Europa. Non sono sufficienti le tiepide democrazie occidentali, contaminate da sempre maggiori concrete versioni autoritarie. Non sarà il capitalismo a metterci in salvo dalla regressione quantitativa. Anzi, il globalismo del mercato non fa che stimolare le migrazioni su tutto il pianeta.
Al netto di tutte le politiche europee sui diritti civili, sui vincoli migliorativi per l’ambiente, sulle procedure di infrazione e sulle riduzione di risorse UE per le nazioni inadempienti, sul sostegno alla sussidiarietà. Insomma, al netto del “buon governo” europeo, noi siamo comunque destinati all’esiguità e all’inconsistenza, non solo politica. Più andremo avanti nel tempo, maggiore sarà la nostra irrilevanza.
Il motivo è semplice: non facciamo figli. La sinistra può anche girarci intorno, dicendo che sono fanfaluche di destra, ma la questione è seria. E siccome c’è una sola cosa che conta nella storia, ed è il numero, noi a numeri siamo messi male. L’Italia è tra le nazioni meno fertili al mondo, con un tasso di 1,2 nascituri. Il tasso per mantenere la popolazione allo stesso livello attuale è di 2,1 nascituri. Nel 2023 le nascite italiane sono state 392.598, mentre le morti sono state 713.499. I conti sono evidenti e impietosi. Checché ne dicano i sarcastici promotori dell’estinzionismo (mai a scapito loro).

Abbiamo ormai un pensiero corrente e un sistema culturale che riflettono scelte (o non scelte) politiche, industriali, pubblicitarie costituite da crescenti sovrastrutture. L’individuo e la propria felicità personale a tutti i costi (questo ossessivo mantra occidentale) ha minato la consapevolezza umana fondamentale: vivere collettivamente. Infatti, alla fine di tutti i discorsi è il motore che manda avanti la macchina, non gli optional. E il motore sono in massima parte le questioni demografiche.

L’età media nei Paesi africani è 19 anni. L’età media nei Paesi europei è 46 anni.
Tra i venti Paesi emergenti a livello economico al Mondo dodici sono africani. Davvero pensiamo di essere ancora migliori?
Queste nazioni africane si stanno sviluppando, e danno occasioni di formazione e miglioramento della condizione di vita a tanti giovani, attraverso tecnologie applicative degli smartphone e per mezzo di tante imprese di start-up (come per esempio in Kenya) che stanno dando un’impronta futura di sviluppo e occupazione.
Detto questo i Paesi europei potranno anche continuare, senza dubbio per i prossimi cento anni, a trattenere un potere economico interno e anche, insieme alla Cina, nel mercato africano. Tuttavia emergeranno sempre più le nazioni che hanno una media di 19 anni d’età, e quindi sono in crescita e hanno un futuro lungo davanti, rispetto a nazioni che hanno un futuro corto di fronte, come la nostra. In questo solco, anche da un punto di vista culturale, il futuro prossimo sarà in mano ai Paesi africani e alle contaminazioni tra culture europee ed africane. Questo futuro (che probabilmente noi non vedremo) sarà – per chi ama le simbologie – anche una forma di riscatto anticoloniale? Perché no. Non sarà quindi soltanto una questione biologica (più una comunità etnica fa figli, più vanno avanti i suoi tratti genetici), ma anche socioculturale.
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Altri stimoli su questi temi si possono trovare nell’articolo di Allister Heath su The Telegraph:
https://www.telegraph.co.uk/news/2023/08/23/eco-cultists-hatred-people-propelling-humanity-extinction/