15 Ottobre 2024
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Rossano Vittori, Il segreto degli invisibili, Lepisma Edizioni, Roma 2018, pagg. 74, 12 euro

Anche il prefatore, Luciano Luisi, non può fare a meno di notarlo: il libro di Vittori ha un precedente illustre, cioè “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters. È presto detto, il suo libro poetico consta di quarantanove componimenti che tentano di descrivere ciascuno un morto, ma il fatto originale è che il morto o la morta in questione è ignoto, cioè nessuno ha reclamato la sua scomparsa, il suo corpo; nessuno si è fatto avanti per decretarne un legame familiare o amicale e restituirgli il suo nome.

Infatti, in fondo a ogni componimento ci sono le parole, sintetiche e accurate della scheda del morto/ignoto, depositata ognuna presso il “registro generale dei cadaveri non identificati” del sito del Ministero dell’Interno. Già queste schede per loro stesse sono uno spunto meraviglioso per entrare in un mondo di storie da inventare; il fatto che poi questi indizi si facciano narrazione nei testi di Vittori raddoppia l’enfasi di un segreto dichiarato e svelato, ma solo in parte. C’è insomma in questo libro un’atmosfera di sospensione, quella che fa dire: qui comincia l’avventura…

Il libro del regista livornese si nutre di questa singolarità, appunto. Dalla scheda che descrive lo stato di conservazione del cadavere, il luogo del decesso, i segni sul corpo e le fattezze, l’autore si immagina di ridare una dignità, una vita, una storia e quindi di far rientrare l’esistenza in quei corpi spesso martoriati da cadute, tagli, ferite, e altro. Si ridona un’anima a un corpo, come in un giudizio non universale, ma almeno poetico che ricongiunge un’entità a se stessa, pur inventata di sana pianta.

Il fatto che i testi di Vittori siano in forma poetica non ci dice molto di più. Si tratta nella loro totalità di mini-racconti per cui è irrilevante il fatto che si vada a capo come nella forma canonica della poesia. L’originalità sta tutta nell’accostarsi con atteggiamento misericordioso e narrativo a questi ignoti e dare loro un’altra possibilità, di risorgere nella scrittura, nelle storie cucite loro addosso dall’autore.