7 Dicembre 2024
Words

Fare la festa alle donne…

Chi è una zitella? A un bambino delle scuole primarie serve sapere chi è una zitella? E soprattutto: essere brutti è un valore morale?

È chiaro che un bambino delle primarie non sappia chi sia una zitella. Allora ci pensa un libro a risolvere il problema e suggerire la risposta “adatta”. In questo libro c’è un questionario a crocette (il cosiddetto metodo “a risposta multipla”), dove si chiede ai bambini di dare la definizione di “zitella”. Le tre opzioni tra cui gli alunni possono scegliere sono: 1) una ragazza bella ma monella; 2) una donna brutta che nessuno vuole sposare; 3) una frittella.

Non starò qui a fare la lezioncina su chi sia davvero una “zitella” – andate a leggerlo da soli: http://www.treccani.it/vocabolario/zitella/

Voglio però dire agli autori di quella cosa chiamata erroneamente libro di scuola, che nel mio modello di società loro sarebbero a svolgere il nobile e utilissimo mestiere del contadino, cioè colui o colei che armati di vanga e zappa si sudano la pagnotta lavorando la terra.

 

Purtroppo non è finita qui. Il libro di seconda elementare, intitolato “Nuvola” degli autori Costa, Doniselli, Taino (La Spiga edizioni) racconta una storiella di tre astronauti e, a un certo punto, scrive: “A un tratto incontrarono un marziano. Era tutto verde, con due proboscidi al posto delle orecchie e una sottile antenna. Davvero brutto!”.

E fin qui nulla da eccepire. È chiaro che se si incontra The Elephant Man (film di David Lynch che consiglio a tutti di vedere) la prima impressione che se ne ha, non conoscendolo, è di fastidio. Ma i tre autori non vogliono tirarsi indietro di fronte al dovere morale di fare pedagogia, pur spicciola. Senonché il loro non è proprio un afflato pedagogico, piuttosto una sorta di inconsapevolezza incancrenita (se fosse volontario sarebbe grave) che li porta a proseguire il racconto in questo modo: “Gli astronauti pensarono subito che fosse cattivo perché, per i terrestri, chi è brutto è anche cattivo. Per questo decisero di ucciderlo con i disintegratori atomici”.

Ora, passi che alla fine del racconto i tre astronauti salvano il marziano e non lo disintegrano, ma soltanto suggerire, quando non inculcare (perché gli esempi di idiozie del genere sono tanti) nella testa di bambini di seconda elementare che “chi è brutto è anche cattivo” (di questo si tratta) è un’aberrazione.

 

Ma non è ancora finita. Sempre nello stesso libro c’è un esercizio sui verbi dove le tre possibilità per descrivere le azioni che può svolgere la mamma sono esclusivamente: cucina, stira, tramonta. Chiaramente il bambino deve cancellare il verbo “non adatto” (così scrivono sul libro). E indovinate quindi che cosa fa una mamma…

E il babbo cosa potrà mai fare? Il babbo o lavora, o legge, o gracida. E siccome i papà non gracidano, a differenza delle mamme che sono segregate alla conca, come si diceva una volta da queste parti, per fortuna possono portare il pane a casa e mantenere la famiglia con le loro conoscenze e competenze.

Non è il fatto che una mamma non possa o non debba anche cucinare o stirare, è che si ritiene possa fare soltanto quello. E mentre scrivo questa ultima frase mi sento un deficiente che sta spiegando una cosa talmente evidente da far rabbrividire.

 

Questi libri di testo sono adottati in moltissime scuole primarie italiane. C’è una sola parola: vergogna! La vergogna che dovrebbero provare le dirigenti scolastiche, maestri e maestre e i genitori di quei ragazzi che saranno gli italiani di domani. In una parola tutti noi, vale a dire la società italiana, anche quella che presume di sé di appartenere alla parte non retrograda della comunità. Se la democrazia è intesa come la libertà di esprimere idee stupide, di dire bugie, di manifestare solidarietà verso azioni malvagie, e anche di scrivere concetti profondamente sbagliati nei libri delle scuole primarie, allora significa che essa ha subìto una degenerazione tale che siamo ormai prossimi alla catapulta del sistema democratico.

La stessa degenerazione che fa diventare la festa della donna, piuttosto un modo per fare la festa alle donne.