27 Luglio 2024
Words

Quando Renzi diventa Trump

A dicembre del 2016 Matteo Renzi picchiò la testa nel muro. Oggi, come allora, sta rischiando grosso.
Quattro anni fa esagerò nelle sue dichiarazioni pubbliche, tanto da rimetterci il posto a Palazzo Chigi (che dovette abbandonare, solo per colpa propria, in favore di Paolo Gentiloni). In ballo c’era la riforma costituzionale sull’abolizione del Senato, un tema molto importante e delicato su cui ogni essere umano dotato di un minimo di intelligenza e realismo non avrebbe mai – dico MAI – condotto una campagna personalistica e agguerrita come fece invece Renzi.
Qualche anno dopo ammise pure di aver sbagliato in quella circostanza.

Nei giorni scorsi Renzi ha posto una questione seria: i 209 miliardi affidati all’Italia dall’UE non possono essere decisi soltanto da Palazzo Chigi, due ministri e sei manager esterni alla politica, coadiuvati da 300 esperti, tecnici, professionisti esterni alla politica. Questa sembra una critica di buon senso fatta al premier Giuseppe Conte. Tanto che su questa posizione si sono trovati anche gli altri partidi della maggioranza: Pd, Leu e parte dei 5S.
Inoltre Renzi ha posto anche il tema di una maggiore collegialità di proposta e di azioni da parte della Presidenza del Consiglio, con l’invito a informare in tempi ragionevoli (e non all’ultimo tuffo) e meglio (tenendo conto anche del Parlamento) Consiglio dei Ministri, maggioranza e Camere.
Tutto ciò è sacrosanto.

Ma oggi, come quattro anni fa, siamo davanti a un tema molto importante e delicato, e non si può far diventare guerra una giusta intuizione. Renzi deve essere consigliato meglio. Oppure, nel caso probabile che dia ascolto solo a se stesso, deve far lavorare meglio la propria coscienza. E se non basta neanche quella, far lavorare meglio la propria memoria.
Sì perché la capocciata nel muro, come quel dicembre 2016, è dietro l’angolo. Una cosa è fare polemica dentro la maggioranza, dare una strigliata al premier e insistere per ricondurre la progettazione del Recovery Plan italiano sui giusti binari. Altra cosa è fare la scheggia impazzita e bizzosa che non si ferma più, attaccando il suo stesso governo, quello che Italia Viva sta sostenendo, in un momento così complicato e tremendo per il Paese e per gli italiani.

Rilasciare un’intervista a El Pais, uno dei maggiori quotidiani europei, per attaccare il proprio governo, mentre il presidente del Consiglio si trova a discutere del Recovery Fund presso la UE, è una scelta sconsiderata, che rappresenta più la bizza di un bambino che le peculiarità di uno statista.
Non credo, per dirne una, che i dem americani e Joe Biden stesso apprezzino atteggiamenti di questo tipo.
Renzi sta esagerando, si sta dimenando come un Trump qualsiasi, invece di tenere la barra dritta del tenace e serio riformista.