27 Luglio 2024
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La presa di Messina Denaro

La mafia rappresentata da Matteo Messina Denaro non era più quella di Totò Riina e di Bernardo Provenzano. Gli arresti di numerosi capi storici e la confisca di cospicui patrimoni avevano nel tempo provocato il mutamento di alcuni caratteri fondamentali di Cosa nostra. Lo segnalano le relazioni della Commissione antimafia nel 2018 e c della Dia nel 2021. L’indebolimento di Cosa nostra è un dato consolidato ma è anche vero che, come avvertiva l’Antimafia, è riuscita a mantenere un’intatta “capacità di rigenerazione”, un “ampio consenso sociale” e una capacità di intimidazione “alla quale ancora corrisponde, di converso, il silenzio delle vittime”.

Il mutamento più rilevante è quello che ha intaccato l’organizzazione unitaria e verticistica descritta da Tommaso
Buscetta. Ora, secondo la Dia, “la direzione e l’elaborazione delle linee d’azione operative risultano esercitate perlopiù da anziani uomini d’onore detenuti o da poco tornati in libertà”. Quindi non è più operativa la famosa “commissione” che deliberava stragi, delitti e gli assetti della struttura militare.
In questi anni Cosa nostra ha continuato a perseguire la “strategia della sommersione”, sostenuta soprattutto da Bernardo Provenzano, con azioni sotto traccia non solo per non suscitare allarme sociale ma anche per sfuggire alle inchieste della magistratura e degli apparati investigativi. E per questo, sostiene ancora l’Antimafia, si è cercato di ricomporre la “tradizionale convivenza con lo Stato”. Si è venuta così configurando un’associazione diversa da quella del periodo stragista. Ha cambiato pelle, è vero, ma ha mantenuto il suo radicamento territoriale, assicurato dalle singole “famiglie”, e la sua pericolosità.

In questo quadro la figura di Messina Denaro avrebbe mantenuto un ruolo di riferimento per i gruppi collaterali di
interesse, come hanno rivelato le indagini sulla rete di fiancheggiatori dell’ultimo grande boss latitante. Messina
Denaro aveva la sua forza concentrata nella provincia di Trapani ma continuava, secondo la Dia, ad avere voce in capitolo per la risoluzione di ogni controversia e per la nomina dei vertici delle articolazioni mafiose in tutta la Sicilia occidentale.

[tratto da ANSA]